C’è un tema, tra i tanti, che si pone all’attualità ecclesiale, ed è quello dei ‘segni dei tempi’. È il grande orizzonte entro cui la Chiesa ha voluto muoversi, non più in conflitto e rigetto nei confronti del contemporaneo, ma in ascolto della storia quale luogo teologico in cui lo Spirito si manifesta e indica vie possibile di bene evangelico. A partire da Gaudium et Spes, che dichiara «è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo»[4], dunque, vi è un’attenzione rinnovata a ciò che si muove nel presente per cogliere i segni dell’agire e del dire di Dio. A questo nucleo ermeneutico e profetico, così attuale anche per il passaggio epocale ed ecclesiale che stiamo vivendo (si pensi ai recenti sinodi), Assunta Steccanella dedica un agile e utile libretto, Segni dei tempi. Dialogo tra Vangelo e storia (Padova, edizioni Messaggero, 2024, pp. 116, 13€). L’impostazione del volume è didatticamente efficace: a una prima ricostruzione del ritornare e del permanere della riflessione sui ‘segni dei tempi’, segue un prezioso approfondimento di natura argomentativa, volta a cogliere quali caratteristiche devono avere i segni dei tempi affinché un evento possa configurarsi come tale. Così, Steccanella individua alcuni caratteri imprescindibili per evitare di sovrainterpretare i fenomeni attribuendo allo Spirito ciò che, al contrario, non gli apparterrebbe. In primo luogo i segni dei tempi sono «eventi che riguardano l’umano» e non il mondo naturale; in secondo luogo «non si tratta di episodi puntuali, ma di trame intrecciate di fatti che […] prendono il via a partire da uno snodo capace di dischiudere uno spazio, uno iato, un’apertura» che originano nuove direzioni. Il terzo elemento, decisivo, riguarda la lettura che i segni dei tempi deve essere fatta alla luce della Rivelazione, cioè essi vanno «compresi in Cristo e nello Spirito» (il segno per eccellenza è Cristo stesso, non dimentichiamolo), per cui Egli «apre alla possibilità che ogni evento umano brilli di luce messianica».
A questa parte più teoretica, seguono importanti esemplificazioni, in cui le categorie prima esposte sono applicate dall’autrice a vari fatto storici, a partire dagli ultimi decenni: che sia il cammino di emancipazione delle donne; che sia l’atteggiamento donativo dei sanitari in pandemia, a cui sono stati anche demandati compiti di accompagnamento spirituale negli snodi decisivi della malattia e della morte; che sia la nuova sensibilità climatica intesa come cura dell’umano e della creazione, o che sia il movimento migratorio di milioni di persone, ecco che ci troviamo di fronte a segni dei tempi che necessitano di lettura, interpretazione, slancio evangelico, così da provare a comprendere cosa Dio sta dicendo ai cristiani. Rimane, però, la domanda: cosa abbiamo fatto di certe intuizioni feconde, che profeticamente abbiamo colto come chiesa e che, tuttavia, (si pensi all’attivismo spirituale dei laici in pandemia) sono stati troppo in fretta accantonati? Questioni che aprono a riflessioni e chiamano a responsabilità, su cui ci si sofferma troppo poco spesso nel quotidiano ecclesiale.
In questa senso, Steccanella introduce un rilievo essenziale: il discernimento sui segni dei tempi è sempre da compiersi insieme, nell’ascolto reciproco, nella disponibilità, nella parresia, in un cammino comune, poiché «la capacità di cogliere aperture di fede presuppone le relazioni». È il «criterio relazionale», che abbiamo visto anche all’opera nei Sinodi del pontificato di Francesco, criterio che necessita sempre di una pluralità di punti di vista in integrazione, come evidenzia Christoph Theobald, a cui Steccanella attinge nell’approfondire la dimensione comunitaria del discernimento. Lo scopo, ovviamente, è sempre quello di maturare sequele evangeliche per l’oggi, nell’ottica messianica, nel continuo nutrimento della fede — del singolo come della chiesa: «Leggere i segni dei tempi non è mai, quindi, un’azione neutra, ma profondamente trasformativa, perché conduce a una sempre nuova comprensione del Vangelo, da approfondire sia attraverso l’evangelizzazione che per favorirne l’efficacia».
Alla base, come sempre, il mistero del Dio incarnato in Cristo, la cui riscoperta — mi permetto di aggiungere — è la grande sfida del secolo XXI.
Spesso mi chiedo se la storia del popolo ebraico si possa ancora considerare ancora il proseguo della storia del popolo eletto anche considerando la distanza delle attuali correnti dominanti dallo spirito teocratico del passato.
Vista la risonanza dei fatti della storia recente e dello scorso secolo penso che più che segni si possano paragonare a delle belle botte in testa proprio difficili da ignorare.
È una storia veramente violenta ma che ha forti richiami con quella narrata nella bibbia.
Gesù in una sua Parabola manifesta stupore o non rimprovera il non saper interpretare i segni nel tempo da parte dei suoi, lo ritiene importante. Questo vale anche per il nostro oggi nel quale il clima sembra aver perso il suo ciclico variare ordinato, fame e povertà affliggono tanta parte di popolazioni per guerre cruente motivate da cupidigia e odii solo sopiti. Un ripetersi di storia passata, governanti che assumono un impressionante somiglianza con coloro di un passato che sembrava essere stato sepolto. Gesu è venuto proprio a portare l’uomo a salvezza che è in Lui nella Sua Parola via da seguire.Importante dunque saper coglierei segni del tempo per sfuggire ciò che diventa pericolo mortale, l’uomo adulto a comprendere e apprezzare il dono della vita con quanto di grande e vissuta nella Pace diventa capolavoro del Dio Creatore. Questo osiamo sperare possa accadere per grazia Sua anche in questo fosco oggi.
Dio ci parla. Ma noi dobbiamo ascoltarlo. Meditando, ma anche tacendo.
Semplicemente VITALE porre attenzione nel cercare i SEGNI.. quindi BRAVI!!
Ma vorrei aggiungere e un pô contrapporre al finale ‘comunitario’ una cosa che mi ha insegnato l’evoluzione…
Attenzione agli elementi ai margini, isolati e periferici, esclusi dal ns std normale: sono loro quasi sempre i veri agenti delle TRASFORMAZIONI, quelle che cerchiamo di cogliere tramite i SEGNI
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A proposito vi sotto-banco IL segno visto da tutti e da tempo ma capito da ben pochi.. si chiama
I N D I V I D U A L I S M O.
Che comporterebbe il capovolgimento del nostro approccio missionario.
Buon Natale ( interiore..