Gli eredi, il giorno dopo

La storia degli undici cammelli, con un finale diverso
8 Aprile 2017

C’era una mandria di undici cammelli. Il padrone era passato a miglior vita e i tre figli avevano dovuto penare non poco per dare seguito alle sue volontà testamentarie. La storiella è abbastanza nota e su questo blog l’ha ricordata Assunta Steccanella.

Cinque cammelli, tre cammelli, due cammelli. Non era male mandria del babbo, ma la dividi e … non te ne fai niente; su questo i tre fratelli erano d’accordo. “Portiamoli al mercato e monetizziamo” questo suggerì il fratello maggiore.
Ogni cammello valeva 12 monete d’argento, niente male.
72 monete al maggiore, 36 al secondogenito, 24 al minore: a 132 monete d’argento ammontava il valore del patrimonio!
Erano sulla via del ritorno quando il minore, dopo aver rimuginato, esclamò: “Fratelli! cosa abbiamo fatto?!? Nostro padre aveva disposto che il maggiore avesse la metà, 66 monete, il secondogenito un quarto, 33 monete, e, infine, a me un sesto, appena 22”
“Hai ragione!!! – rispose il secondo, e poi soggiunse – Ma così facendo di monete ne avanzano 11: cosa ce ne facciamo?”
“Non sono per noi. – perentorio, il terzo – Se nostro padre ha disposto così, avrà avuto le sue buone ragioni.”
Forse non fu immediata la decisione, fatto sta che le 11 monete avanzanti finirono al nuovo amico, cammelliere povero, con un cammello solo. Non è dato sapere se, nel frattempo, il prezzo dei cammelli fosse calato e quelle 11 monete sufficienti per acquistare un altro cammello.

*****

Nel dibattito di qualche giorno fa ci si è interrogati sul criterio bizzarro per la suddivisione dei beni. Si è enfatizzata la generosità del cammelliere povero, che, pur di mettere pace e facilitare la divisione tra gli eredi, aveva messo a disposizione tutto quello che possedeva. Alle fine, almeno, quel dodicesimo cammello era stato restituito.
Tuttavia la volontà del padre era un’altra, più esigente, una specie di legittima all’incontrario.

Per quella che voleva essere la mia intenzione, poteva bastare osservare che la somma di un mezzo, un quarto e un sesto fa meno di uno. La rimanenza siamo liberi di interpretarla come contributo da pagare alla destinazione universale dei beni.
Per rendere più immediata la lezioncina si poteva riscrivere la storia con dodici cammelli, ci sarebbe stato un cammello avanzante (e avremmo scherzato sulla fine che avrebbe fatto questo povero cammello: arrostito in un pranzo funebre???)

La realtà quotidiana ci racconta un mondo in cui i beni del creato non sono divisi in modo da garantire la sopravvivenza… altro che fraternità.
Iniziare a condividere, magari dopo un ripensamento; almeno qualcosa, ogni giorno qualcosa in più, confidando che il bene sia diffusivo.
E confidando che la giustizia arrivi anche ai momenti e ai luoghi in cui si assumono decisioni per la collettività. Evidentemente questo è lo snodo più problematico, dal quale provengono le maggiori frustrazioni.

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