Ieri mattina passando in bicicletta la principale del passeggio della mia città vedo un mio amico sacerdote intento a spalancare le porte della sua Chiesa.
Il portone enorme centrale così aperto fa vedere in prospettiva tutta la bellezza della chiesa ed è un implicito invito ad entrare. Ci troviamo in uno dei posti più vissuti della città in una delle vie più belle. Il prete è seduto a un tavolino appartato, in una cappelletta a sinistra dell’entrata. Lo saluto e gli faccio i complimenti per quella che mi pare una possibilità di accoglienza: lasciare aperta la Chiesa anche quando non ci sono funzioni da celebrare.
Lui, come per giustificarsi, mi dice: “Oggi veramente sono in ritardo – e poi mi risponde – se non siamo accoglienti cosa ci rimane?”. “Hai proprio ragione!!! – ribatto io”. E, come fa spesso, mi ricorda del viaggio a Parigi che abbiamo fatto, insieme con quelli della comunità di Taizé, in un fine d’anno ormai lontano. Cosa di cui purtroppo ricordo poco o nulla… Per fortuna che ci sono gli amici a rinnovarti la memoria!
Alla fine lui aggiunge: “Chissà per quanto tempo mi faranno stare ancora qui”. Evocando una sua prossima destinazione, probabilmente in un altro luogo della Diocesi… “Eh – dico io – peccato, una volta tanto che una chiesa del centro viene lasciata aperta al pubblico!” Temo, infatti che, ineluttabilmente, sarà l’ennesima chiesa che chiuderà senza sapere se e quando ritornerà ad aprirsi alla città.
Allora mi domando: ma se è vero che non siamo più negli anni ’50 del secolo scorso, quando i preti erano tantissimi e si potevano ‘sistemare’ in ogni angolo della città, perché non possono essere dei laici a tenere aperta e ‘viva’ una chiesa?”.
Magari anche con la presenza del Santissimo? Abbiamo la presenza reale di Cristo risorto tra di noi e lo teniamo inaccessibile a chi voglia pregarlo e avvicinarsi! Le chiese Chiuse e vuote non sono solo il segno dei preti che calano, ma anche della nostra difficoltà di lasciare che le persone incontrino Cristo, ben al di là delle proposte pastorali che possiamo fare.
Una chiesa chiusa è davvero triste. Questa, tra l’altro ha un bellissimo ed enorme l’oratorio, che lui mi fa visitare, nato a suo tempo per una confraternita e poi diventato sacrestia. Ci congediamo e lui mi regala un bellissimo libro storico, di facile lettura, adatto a tutti e non devozionale sulla Beata Vergine delle Grazie, la patrona della mia città. Bravissimo don, continua così ovunque tu andrai!
Bene Chiesa aperta, anche nella mia c’è novità, il venerdì mattina per 2 ore sarà esposto il Santissimo per invito a devozion. Ma c’è anche chiesa aperta quella gremita e il Papa che invita i giovani a farsi sentire anche gridando….c’è quella che è aperta sotto le bombe, a soccorrere le vittime…..quella che a sua volta bussa per parlare a coloro che hanno potere di vita e di morte…in nome di libertà, giustizia e pace, i quali però di sentire proposte che li distraggano dai loro obiettivi…non hanno tempo. Certo è bella una chiesa aperta, un essere disponibile non solo come un museo d’arte, ma accogliente persone in ricerca di qualcosa, aiuto alla speranza perché fuori c’è un ronzio di movimento, la gente va di corsa e manca di un saluto amico, di un Gesù che ti possa riconoscere al quale aprire il cuore e ricevere quell’acqua viva che solleva lo spirito Magari affranto perché esiste un Dio nel quale riporre fiducia e che incoraggia a speranza