Dieci anni di Papa Francesco: e io?

Tento un bilancio personale del pontificato, attorno a sette parole significative per la mia vita: consolazione, accoglienza, fortezza, libertà, simpatia, povertà, delusione.
9 Marzo 2023

Avvicinandosi l’anniversario dei dieci anni di elezione di Papa Francesco si moltiplicano i commenti, gli articoli, gli studi che provano a tracciare un primo bilancio del pontificato. Si tratta, soprattutto, di riflessioni di ampia portata, siano esse condotte sul piano ecclesiale, storico, teologico- spirituale, politico, sociologico. Sono prospettive interessanti, utili, anche necessarie, per quel desiderio di tracciare resoconti e valutazioni, pure al fine di capire per rilanciare.

Tuttavia, mi pare che un atteggiamento cristiano non possa tralasciare anche una dimensione più personale, più intima, capace di guardare alle singole esistenze. Così, quello che vorrei proporre, è una prima, parziale, provvisoria risposta a una domanda che, credo, sia essenziale: quali cambiamenti, quali effetti, quali movimenti hanno prodotto in me l’elezione e poi l’azione e le parole di Papa Francesco? Ritengo sia un esercizio salutare, per non risolvere e quindi perdere la dimensione personale nella dimensione globale. Così mi piace riassumere sette parole che indicano alcune maturazioni che Papa Bergoglio ha prodotto nella mia vita personale.

Preliminarmente, però, è d’obbligo una premessa: in un tempo schiacciato sul presente, tendiamo troppo spesso a dimenticare il passato; ma non è da dimenticare il momento (il kairos?) in cui avvenne, da parte di un conclave coraggioso, la scelta di Jorge Mario Bergoglio come papa. Vi erano state le ‘traumatiche’ dimissioni di Benedetto XVI; la Chiesa, soprattutto (ma non solo) romana era percorsa da scandali gravi e ruberie non piccole, con il montare della marea nera soprattutto relativa ai casi di abusi sessuali. Una Chiesa che faticava a entrare nel XXI secolo, dopo il trentennio wojtyliano-ratzingeriano, che aveva prodotto epigoni locali piuttosto sterili, non certo all’altezza dei due pontefici. Alcune parole d’ordine ripetute ossessivamente avevano prosciugato il discorso cristiano, inchiodandolo e riducendolo a pochi concetti e valori, togliendo molto respiro e molto slancio, che l’abbraccio (strumentale e quindi fatale in diversi casi) con la politica aveva perfino reso ancora più pesante, senza prendere seriamente coscienza dell’età secolare, ormai nei fatti quotidiani, almeno in occidente (su cui si erano concentrati i decenni precedenti).
Tale lo sfondo, mi pare, molto semplificando (e chiedo venia), su cui si innestava Papa Francesco che, a me, ha suscitato questo nei suoi (benedetti) dieci intensi anni di pontificato:

Consolazione: per chi, come me, soffriva lo schiacciamento moralistico della Parola evangelica, e soffriva il timore molto diffuso nei confronti della contemporaneità, quasi fosse un mondo perduto e non redento, con una conseguente sensazione di solitudine, lo stile, le parole e l’azione di Francesco – a partire, simbolicamente, dalla scelta del nome – hanno ridato fiducia, speranza e consolazione. Un altro modo di essere cristiani, mi ha ricordato, è possibile e, soprattutto, non è sbagliato (anzi). Non eravamo quattro illusi, speranzosi che si potesse legittimamente percorrere con ampiezza e non con ristrettezza, con coraggio e non con paura, un cristianesimo profetico, libero, radicato nella Parola, docile allo Spirito, certamente anche molto inciampando e molto rischiando. E la consolazione, per la vita cristiana, non è poca cosa. In questo senso, Evangelii gaudium ha rappresentato, per me, un testo cardine, di rilancio e conferma, di sprone e di pace.

Accoglienza: l’idea di una Chiesa non dogana, non luogo di continui esami da sostenere, ma una Chiesa che sappia essere una comunità, una casa dove tutti sono accolti perché il Padre vuole tutti, al di là delle fragilità, del peccato, delle stanchezze di ogni persona. Prima del giudizio, la misericordia; prima della condanna, l’amore. Il giubileo della misericordia, l’insistenza del Papa sul perdono e sulla coscienza personale, sono state un balsamo. L’accoglienza poi è divenuta esigenza di sinodalità, di cammini comuni, di superamenti del clericalismo, per una ‘barca’ dove ci sia un posto per tutti, dove si possano usare ragione e sentimento, dove ‘umanesimo integrale’ non sia solo uno slogan, perché tutto dell’uomo e della donna hanno valore, sono preziosi e sono evangelici.

Fortezza: nessun papa ha avuto, negli ultimi decenni, un’opposizione tanto agguerrita, sguaiata, aggressiva, mediaticamente visibile, complice l’esplosione di Internet e dei social (opposizione peraltro nei numeri piuttosto ridotta, secondo numerosi sondaggi); un’opposizione molto ecclesialmente orientata, assai fomentata da piccinerie e interessi politico-ecclesiali di scarsa onestà, anche intellettuale.
Papa Francesco è andato avanti, con prudenza, ma con una fortezza e una serenità profonde, segno della convinzione di essere sulla strada del Vangelo. In questo, un esempio di costanza e perseveranza. Sento che davvero il Papa crede radicalmente nella Parola del Vangelo, nell’amore di Gesù Cristo, nella forza dello Spirito. E questo mi è di insegnamento, esempio e invito.

Libertà: Papa Francesco ha tollerato l’opposizione, la critica, anche la contumelia e la calunnia, perfino da parte di suoi stretti collaboratori, come porporati che facevano circolare documenti anonimi contro di lui. Senza procedere con espulsioni e senza scatenare una caccia alla streghe (chi soffre di vittimismo conservatore dovrebbe ricordarsi cosa accadeva negli anni ’80 e negli anni ’90, quando cattedre venivano tolte e abiure pretese). La chiesa poliedro è un’immagine che mi è cara: tornare a fare libera ricerca, a esprimere senza timore sensibilità e idee, anche se lontane dal Magistero: si tratta di una parresia che mi ha colpito e mi ha stimolato. Usare la tolleranza, difendere la libertà, anche quando è contro se stessi: un monito che rimane.

Simpatia: Papa Francesco mi ha ricordato che i cristiani sono persone capaci di simpatia e buonumore, di sorriso e allegria, non afflitti e apocalittici, arrabbiati e impauriti. Ma, soprattutto, mi ha ricordato quanto sia importante e bella e cristiana la vera sim-patia, ossia un sentimento di bene verso gli altri, preliminare, gratuito. Avere uno sguardo simpatico sul mondo e l’umanità: è un dono da risvegliare e che cerco di custodire.

Povertà: Papa Francesco, anche per la sua origine, ha continuato ad allargare lo sguardo sul mondo, soprattutto là dove oggi gran parte dell’umanità vive in condizioni di precarietà, povertà economica, sociale, culturale, affettiva. La sua attenzione per i margini, per le periferie, mi ricorda che una Chiesa credibile è una Chiesa che si sforza di essere povera e quindi libera. Figlio del Vaticano II, fedele a un’opzione preferenziale per i poveri, rilancia una necessità che io idealmente sento come giusta, ma poi, nel quotidiano, spesso addormento perché mi costa, indubbiamente. Ma la vox populi che chiede cristiani coerenti è davvero vox Dei.

Delusione: Papa Francesco, lo confesso, mi ha anche deluso. E di questo, anche, gli sono grato. Mi ha deluso perché nella concretezza della struttura ecclesiale tutto procede a rilento, tutto avanza con fatica. Perché avrei preferito qualche decisione più coraggiosa, qualche cambiamento più netto, qualche azione più incisiva nel corpo della Chiesa; qualche norma e qualche modifica che potessero coerentemente seguire parole e azioni. A volte, avrei voluto un governo più deciso. Risposte più nette. A volte ho sentito un po’ di smarrimento in certe scelte che non mi sono parse lineari. Eppure, ripeto, anche di questo sono grato, anche questo mi è servito: perché capisco che la Chiesa non è a mio gusto, né Dio è a mia immagine. Perché mi educa nella pazienza e nell’umiltà, nell’attesa e nella comunione. Perché voler bene mi espone alla delusione, soprattutto quando sono accesi gli entusiasmi. Perché, in fondo, mi ricorda che ogni ‘uomo è umano’, che solo Dio salva, e che l’idolatria è sempre un pericolo da cui nessuno si libera mai. Mi ricorda che è con la nostra umanità che Dio agisce.
Ho permesso a Papa Francesco – a cui sono molto grato e per cui ho profondo affetto e grande stima – di deludermi: credo sinceramente che egli sia un dono di Dio anche per questo.

Allora, caro Papa Francesco, ti dico il mio grazie di cuore per questi dieci anni, soprattutto per il bene che, a distanza, hai generato in me.

 

7 risposte a “Dieci anni di Papa Francesco: e io?”

  1. Sr Carmela Pizzonia ha detto:

    “e io?”. Mi piace questo portare e allo stesso tempo rimandare alla dimensione personale questo ‘evento’ dei dieci anni di pontificato di Papa Francesco. Dunque sono ammirata e provocata da un tale approccio che ritengo formativo ed educativo ed in questo senso sarei felice di vedere o sapere diffuso questo articolo o questa istanza su vari quotidiani o riviste o ‘rubriche’ audiovisive e social. Perché ogni singola persona, e le persone insieme, solo grazie a questo “e io?” possono, attivamente, consapevolmente e ognuna con la propria unicità, divenire autentici cristiani ed entrare e collaborare nell’operosità sia della chiesa sia di un mondo costituito da fratelli: fosse anche solo a livello di affetto, di sentimenti, di convinzioni e aneliti, al soffio dello Spirito Santo che solo sa creare profezia.

  2. Pietro Buttiglione ha detto:

    Ho letto i commenti, soprattutto sulla stampa estera. Non ho trovato molte cose in + di quelle che scrive Sergio…
    Aggiungo con la timidezza dell’ignorante che mi pare di vedere il modo/l’approccio di s.Ignazio.
    Muoversi non x ideologie, navigare a vista, tenere conto di quanto davvero realizzabile, a vista.
    Cosí sembra che lui sia contraddittorio mentre si tratta solo di essere realisti e pratici.
    Cito che il vero game, decisivo , si gioca sui risultati del Sinodo.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Preferisco rispondere “quale Chiesa è quella di oggi” per me. E’ come una pietra frantumata. Papa Francesco vive l’oggi, Sembra aver fatto proprie quanto al p.93 del Concilio Vaticano.II:I cristiani, ricordando le parole del Signore, “in questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri”, niente possono desiderare più ardentemente che servire con maggiore generosità ed efficacia gli uomini del mondo contemporaneo. Per quanto ci riguarda, il desiderio di stabilire un dialogo che sia ispirato dal solo amore della verità e condotto con la opportuna prudenza, non esclude nessuno: ne coloro che hanno il culto di alti valori umani benché non ne riconoscano ancora la Sorgente, ne coloro che si oppongono alla Chiesa è la perseguitano in diverse maniere.””” Oggi noi viviamo in questa realtà non più mascherata, ma resa evidente: un mondo che si è dato altre leggi l’uomo ridotto a essere solo umano

  4. Roberto Beretta ha detto:

    Giusta, bella l’idea di bilancio personale; m’adeguo dicendomi d’accordo con i 7 punti a parte qualche riserva su Fortezza e Libertà: non mi pare che Francesco abbia preso le critiche sempre umilmente e senza ritorsioni. Qui aggancio la mia prima parola: Fallibilità. Bergoglio ha mostrato (e proprio con i tanti errori nella scelta di persone, col carattere autoritario verso i collaboratori) che è un uomo, togliendo le pietre dal basamento altissimo della sacralità clericale. Poi Relativismo: col privilegiare l’avvio di processi anziché fissare punti fermi, Francesco non solo ha movimentato la Chiesa (sconcertando parte di clero e fedeli) ma ha cambiato la prospettiva della pastorale, il metodo della religione: non più cercare dogmi e verità ma assoggettarsi a un’incerta ricerca. Infine Fraternità: non solo per la Fratelli Tutti ma per certe aperture nella morale, nel dialogo interreligioso, il papa ricorda che criterio del cristianesimo è “Ama il prossimo”

  5. Dario Busolini ha detto:

    Ciò che nuoce un po’ a papa Francesco è, paradossalmente, la sua personalità estroversa e spontanea, che pure lo rende così simpaticamente umano: sono convinto che sia assolutamente sincero nel volere una Chiesa più evangelica, più povera, più sinodale e meno clericale e papista. A volte, però, certe decisioni che si direbbero prese d’impulso e i suoi fin troppi interventi sulla stampa (che non sembrano preparati come dovrebbero) fanno sì che o gli sfuggano espressioni che si prestano ad essere fraintese o ripeta concetti già espressi senza chiarire del tutto le questioni, sicché il papa – ovvero lui – finisce col restare sempre al centro dell’attenzione e dei dibattiti, a scapito delle sue stesse riforme. Per questo penso che il modo migliore di voler bene a Francesco e seguirne gli insegnamenti sia quello di non esaltarlo.

  6. Paola Meneghello ha detto:

    All’inizio ho amato tantissimo questo Papa, speravo davvero in una svolta che puntasse allo “spirito” delle cose: così semplice, diretto, e quel primo discorso sulla tenerezza, ricordo la mia commozione come fosse ieri.
    Poi mi ha deluso, a partire dal processo ai due giornalisti l’ho percepito troppo vicino alla difesa dell’istituzione, un po’ troppo cerchiobottista, anziché i si e i no più chiari, e anche duro, in alcuni casi divisivo. Probabilmente la colpa era mia che mi aspettavo troppo.
    Ora sono meno drastica, ho capito che è solo un uomo e la sua non è una posizione facile, il problema è di tutta la struttura di potere che lui pur sempre rappresenta. Però gli riconosco il merito di avermi fatto pensare, anche nei momenti di rabbia non mi lasciava indifferente, mi obbligava a meditare sulle cose, insomma riconosco che in me ha avviato processi, come dice lui, e mi ha smosso la coscienza, e per questo gli voglio bene e gli sono grata.

  7. Gian Piero del Bono ha detto:

    La Chiesa e’ stata “ okkupata” dai gesuiti , di cui Bergoglio non e’ il migliore ( molto meglio sarebbe stato Carlo Maria Martini ) probabilmente si susseguiranno papi gesuiti per altri decenni , cloni o fotocopia di Francesco. La caratteristica dei gesuiti e’ l’ ambiguita’ , l’ astuzia, la prudenza, il machiavellismo, la gestione oculata del potere . Chi , da sinistra , voleva un papa dirompente e apertamente rivoluzionario e’ rimasto deluso, mentre i semplici cattolici sono semplicemente rimasti spiazzati e sorpresi, non sempre piacevolmente.
    Per fortuna la Chiesa non e’ il Papa, la Chiesa e’ il corpo mistico di Cristo. Che sopravvivera’ NONOSTANTE i papi.

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