Quel confessionale mai vuoto nella navata di sinistra

C'è molto di più in un sacerdote molto anziano e con tanti acciacchi, sempre presente in chiesa per le confessioni, dal volto sereno e con lo sguardo intenso
24 Marzo 2025

Quando avrete fatta la scelta di un confessore che conoscete adatto per i bisogni dell’anima vostra, non cambiatelo senza necessità. Finché voi non avete un confessore stabile, in cui abbiate tutta la vostra confidenza, a voi mancherà sempre l’amico dell’anima. Confidate anche nelle preghiere del confessore, il quale nella santa Messa prega ogni giorno per i suoi penitenti, affinché Dio conceda loro di fare delle buone confessioni e possano perseverare nel bene. Pregate anche voi per lui e seguite i suoi consigli. (San Giovanni Bosco)

Un anziano sacerdote salesiano siede nel confessionale entrando nella navata sinistra della chiesa, con il corpo che porta i segni del tempo e della fatica, ma con un cuore che continua a battere forte dell’amore di Dio da donare.

Ogni sabato e domenica, nonostante la salute precaria e la voce fioca che tradisce la sua età, è sempre presente, pronto a ricevere chi cerca il perdono e la pace.

La sua figura sorretta da un bastone, fragile ma tenace, diventa un faro di misericordia, un riflesso del volto di Dio che non si stanca mai di accogliere.

Il suo è uno sguardo intenso, capace di trasmettere quell’accoglienza che solo l’amore di Dio può dare. Non servono parole forti o gesti teatrali, perché è nel suo essere che si percepisce una profonda connessione con il divino. E poi c’è il suo sorriso, sempre, in ogni momento, nonostante le difficoltà; un sorriso che non è solo segno di cortesia, ma di una gioia profonda che scaturisce dalla certezza che ogni anima, anche la più ferita, può trovare perdono e riscatto.

Questo sacerdote non solo predica la misericordia, la vive con il suo corpo e la sua vita. È il volto più che novantenne di un Dio che non conosce stanchezza, non si ferma mai, che continua a cercare e a sollevare ogni cuore, che non ha confini e si fa vicino a chiunque lo cerchi, anche nei momenti di fragilità.

E così, nella sua vecchiaia, è un segno luminoso di speranza per tutti coloro che si accostano al Sacramento della Riconciliazione e la fila è sempre lunga!

Questo racconto, che può apparire “romantico”, a mio avviso è immerso nella realtà e riporta alla mente un discorso di Benedetto XVI ad un corso promosso dalla Penitenzieria Apostolica: «Desidero soffermarmi con voi su un aspetto talora non sufficientemente considerato, ma di grande rilevanza spirituale e pastorale: il valore pedagogico della confessione sacramentale. Se è vero che è sempre necessario salvaguardare l’oggettività degli effetti sacramentali e la sua corretta celebrazione secondo le norme del Rito della Penitenza, non è fuori luogo riflettere su quanto esso possa educare la fede, sia del ministro, sia del penitente. La fedele e generosa disponibilità dei sacerdoti all’ascolto delle confessioni, sull’esempio dei grandi Santi della storia, da san Giovanni Maria Vianney a san Giovanni Bosco, da san Josemaria Escrivà a san Pio da Pietrelcina, da san Giuseppe Cafasso a san Leopoldo Mandic, indica a tutti noi come il confessionale possa essere un reale “luogo” di santificazione».

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