In un tempo di crisi e frammentazione, difficile da analizzare e per ora impossibile da sintetizzare, la lectio personale delle scritture domenicali fa risuonare in noi più domande che risposte. Pensiamo perciò sia utile proporvi, con le parole del poeta Rilke, di sostare un attimo in compagnia di queste domande soltanto: «vorrei pregarla di avere pazienza verso tutto ciò che è irrisolto nel suo cuore, e di sforzarsi di provare amore per le domande in sé, come se fossero delle stanze chiuse a chiave, o dei libri scritti in una lingua straniera. Non si affanni, dunque, per ottenere risposte che ancora non possono esserle date, perché non sarebbe in grado di viverle. Ciò che conta è vivere ogni cosa. Viva le Sue domande, adesso. Forse così, un giorno lontano – a poco a poco, senza accorgersene – vivrà già dentro la risposta» (Lettera a un giovane poeta, IV).
1^ LETTURA – Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio (Ez 37,12-14).
SERGIO: «Accettiamo il fatto che si può riconoscere il Signore come tale solo dopo aver fatto esperienza, grazie a Lui, di un’uscita dai propri sepolcri, dalle proprie zone morte, per ritornare ad una vita risposante nella propria terra? Possiamo testimoniare credibilmente che Dio ha sempre fatto ciò che ha detto?».
GILBERTO: «Il profeta sta parlando di una resurrezione nell’aldilà o qui, dove poter riposare nella propria terra? Esiste un modo per risorgere già qui?».
SALMO – Dal profondo a te grido, o Signore; / Signore, ascolta la mia voce. / Siano i tuoi orecchi attenti / alla voce della mia supplica. / Se consideri le colpe, Signore, / Signore, chi ti può resistere? / Ma con te è il perdono: / così avremo il tuo timore. / Io spero, Signore. / Spera l’anima mia, / attendo la sua parola. / L’anima mia è rivolta al Signore / più che le sentinelle all’aurora. / Più che le sentinelle l’aurora, / Israele attenda il Signore, / perché con il Signore è la misericordia / e grande è con lui la redenzione. / Egli redimerà Israele / da tutte le sue colpe (129).
GILBERTO: «Se consideri le colpe, Signore, / Signore, chi ti può resistere. E allora dove sta il Dio giudice che ripaga l’uomo secondo le proprie azioni?».
SERGIO: «Gridiamo a Dio l’attesa, piena di speranza, che ci rivolga il suo orecchio attento e la sua parola di perdono, affinché possiamo resistere alle nostre colpe?».
2^ LETTURA – Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi (Rm 8, 8-11).
SERGIO: «Ci ricordiamo che “spirito” in Paolo ha il significato concreto di “vita per la giustizia”?».
GILBERTO: «Ci ricordiamo che “carne” per Paolo non indica il desiderio sessuale, ma la presunzione dell’uomo che pretende di salvarsi da solo?».
VANGELO – In quel tempo, le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Marta, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui (Gv 11, 3-7.17. 20-27.33b-45).
GILBERTO: «Come mai l’amore di Gesù per Lazzaro è più riconoscibile quando lo piange che non quando lo fa risorgere?».
SERGIO: «Il potere di aiutare coloro che amiamo è strettamente legato alla capacità di commuoverci e piangere per essi? Crediamo veramente che ciò che ci imprigiona mortalmente possa essere liberato? E che ciò che in noi o negli altri è ormai putrido possa risorgere?».