XXVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
«Quando tu mi hai scelto / – fu l’amore che scelse – / sono emerso dal grande anonimato / di tutti, del nulla. / … / Quando mi hai detto: “tu” / – a me, sì, a me, fra tutti – / più in alto ormai di stelle / o coralli sono stato» (P. Salinas, La voce a te dovuta, LXII).
Fu l’amore che scelse, non la necessità. Non mi hai scelto perché Tu avessi bisogno di me, non perché io ti servissi a qualcosa, perché io fossi bravo a qualcosa. «Siamo servi inutili», sono un servo inutile, ἀχρεῖος, senza necessità, non necessario, non indispensabile. L’amore è lo spazio della libertà, non della necessità.
Non è così anche per i miei amori? Se scelgo ciò di cui penso di avere bisogno, non è amore: è solo il maldestro tentativo di riempire i miei vuoti, di asservire l’altro al mio desiderio. È amore invece quando arriva qualcuno che non sono io ad aver cercato per la mia necessità; qualcuno che scompagina il mio desiderio, e mi chiede di metterci a costruirne insieme uno nuovo.
Così mi hai amato Tu. Non perché Tu avessi bisogno di me; non perché io ti fossi necessario; ma perché te ne sei innamorato. E allora «sono emerso dal grande anonimato di tutti, del nulla».
Non che non ci siano le mie capacità, i miei talenti, il mio valore. Il Vangelo non nega il nostro valore, tutt’altro. Ma la buona notizia è che saremmo amati comunque, anche se non avessimo le capacità che abbiamo. Come tra gli innamorati, appunto: il valore dell’altro è riconosciuto, ma io ti amerei comunque.
Questa è forse la buona notizia di cui abbiamo davvero bisogno oggi, per liberarci dalle narrazioni sul merito che avvelenano anche il nostro cuore. Come se dovessimo sempre meritarci l’amore dell’altro. Come se dovessimo sempre conquistarci lo sguardo, l’affetto, il bacio dell’altro.
Come se dovessimo meritarci un premio dal padrone perché abbiamo compiuto ciò che ci è stato comandato – «Tutte queste cose le ho osservate: che mi manca?» (Mt 19, 20). Ti manca la libertà – perché davvero è una gran libertà – di sapere che non sei indispensabile; che Dio non ti ama per necessità; che Dio ti ama perché è innamorato pazzo di te, e lo sarebbe ugualmente anche se “tutte queste cose” tu non le avessi osservate sin dalla tua giovinezza.
Ti manca la libertà di Teresina, che invece di affannarsi dietro agli ordini del padrone, voleva starsene lì come il giocattolino di Gesù. «Non come un giocattolo costoso che i bambini si limitano a guardare senza osare toccarlo, ma come di una pallina di nessun valore che poteva gettare a terra, spingere coi piedi, bucare, lasciare in un angolo oppure stringere al cuore» (Teresa di Lisieux, Manoscritto A, 177).
Non era necessaria, quella pallina. Eppure Gesù scelse di stringerla sempre più forte al suo cuore. E non volle separarsene mai, come i fanno i bambini, senza motivo, con certi regali di poco valore.
Se credessimo davvero di essere amati così, potremmo davvero dire al gelso «Togli le radici e vai a piantarti nel mare», e il gelso ci ascolterebbe. Potremmo dire con Turoldo: «Non fuggo per nascondere / dietro gli alberi / la mia nudità: / orgoglioso d’essere / questo nulla / da te amato» (D.M. Turoldo, O sensi miei…).
Accresci, Signore, la nostra fede.
Mi piace pensare anzi sentire la fede come una forza capace di distruggere tutte le avversità, tutte le difficoltà, tutti i problemi con l’unica arma che è l’amore. Il dono magnifico che Dio ci ha dato all’atto della nascita…quello che avevano tentato di offuscare nel mio cuore e che invece ha vinto la morte per una potente fede..che ho coltivato e continuo ad accrescere ogni istante.
Si possono sempre trarre insegnamenti morali dal vangelo su cosa si dovrebbe e non si dovrebbe fare per andare verso il bene e allontanarsi dal male. Prima di questo però penso venga la comprensione di chi sia Cristo (voi chi dite che io sia?) e del suol messaggio. L’interpretazione viene dall’assoluta distanza tra la richiesta di accrescere la fede e l”appellativo di servi inutili. In mezzo c’è la volontà di sradicare la sacralità del potere di una fede, quella ebraica, fondata essenzialmente sulle sue leggi ed accrescere la fede comporta quindi la capacità prima di tutto di questo cambiamento radicale. La novità è una fede libera dalla supremazia delle regole e del dovere di rispettarle perché sostituita dalla volontà di amare che diventa l’unica regola fondamentale e la volontà di fare non segue un inutile dovere per essere ma una volontà di fare.