Quelli che «sapevano stare al mondo»

Nella Giornata della memoria non mi rattrista il ricordo dei grandi idoli delle ideologie di morte, ma quelli che collaborarono non si sa nemmeno bene perché. E rendo grazie per quanti allora non si giustificarono dicendo che «così va il mondo».
27 Gennaio 2018

Nella Giornata della memoria non mi rattrista il ricordo dei grandi idoli delle ideologie di morte, ma quelli che collaborarono non si sa nemmeno bene perché. E rendo grazie per quanti allora non si giustificarono dicendo che «così va il mondo»

“Quando passo qui e alzo gli occhi verso quelle finestre ancora mi commuovo”.
Sto parlando con un anziano e saggio signore, romano de Roma… Siamo in viale Giulio Cesare. Mi racconta che da piccolo è nato e cresciuto lì vicino, a due passi.
Al piano di sopra viveva una famiglia di ebrei: in particolare, lui giocava sempre con le due bimbe, più o meno coetanee.
“Qualche collaborazionista del condominio deve aver spifferato… e un giorno sono venuti a prendere tutti: la nonna, i genitori e le mie due amichette… Non ho mai più rivisto nessuno… Da allora, ogni volta che passo qui e alzo gli occhi verso quelle finestre, ancora mi commuovo”.

Nella settimana della memoria (e in mezzo a una campagna elettorale retrò) leggo cose sul fascismo, sulle dittature, sugli orrori, sulle deportazioni, sui genocidi (foibe comprese, ok?)…
E penso che a rattristarmi di più in queste storie che ricorrono nella Storia, non sono i “cattivoni”, i grandi idoli delle grandi ideologie “salvifiche” a cui ci appelliamo nella paura di difendere i nostri orticelli… No, chi mi rattrista di più sono i collaborazionisti. Perché loro non sono lontani da noi; nel cuore di ciascuno ne alberga uno. E questo è terribile.

I collaborazionisti sono quelli che abitano sul tuo pianerottolo, ti sorridono per le scale, “buongiorno” e “buonasera”, e poi un giorno magari telefonano alla polizia segreta e ti denunciano.
Perché? Perché hai “sbagliato” razza, passaporto, sesso, religione o che ne so io… Oppure perché, siccome non sembri allineato al potere (che, oh, però fa arrivare i treni puntuali!), sei pericoloso per la loro “incolumità”. O perché… boh… chissà perché…

Non è vero che lo fanno perché sono sotto minaccia. Questo sembra proprio un alibi. E forse manco tanto sufficiente.
Loro, di punto in bianco, ti denunciano, insomma. E poi muori, o meglio ti ammazzano. Ti tolgono la vita, e anche il futuro, perché con te magari ci sono i tuoi figli… Ma il collaborazionista si sente a posto con la coscienza. Lui non ha fatto nulla. Lui è un pragmatico, lui è uno che sa come si sta al mondo… perché il mondo “è fatto così”…

E resterà così, fratello mio, se “fai così”.

Quindi, oggi, benedico Dio per tutti quei santi invisibili alla storia, che pur nelle loro fragilità, nelle loro incertezze, nelle loro paure… un giorno hanno fatto anche solo un piccolo gesto, hanno detto una parola, hanno finto di non sapere… e non hanno collaborato. Non hanno “fatto così”, come il mondo funzionava.
E hanno salvato una vita.
Grazie!

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