Nove milioni al mese

Non riesco davvero a togliermi di dosso la sensazione tragica della scelta istituzionale che l’Europa ha messo in atto, scegliendo, come prima cosa, di “aumentare fino a 9 milioni di euro al mese” la dotazione economica dell’intervento di pattugliamento difensivo Triton. 
8 Maggio 2015

“Non li fermerete mai!”

Era intervistato da un giornalista e da un criminologo. Scelto proprio perché “smuggler”, cioè uno di quelli che organizza lo schiavismo della nostra epoca, per portare migranti in Europa, senza però “sporcarsi” direttamente le mani rischiando in primis. Così per caso, quasi al termine dell’intervista butta lì questa frase perentoria. Che fa rima con la conclusione dei due autori dell’inchiesta – libro, uscita già ad ottobre scorso, dal titolo: “Confessioni di un trafficante di uomini”: “Più forti sono le barriere con cui l’Europa e i paesi ricchi cercano di difendersi, più forte è l’interesse e il guadagno ad oltrepassarle”.

Mi è tornato in mente, prepotente e innegabile, in questi giorni. In cui non si contano più gli sbarchi, i soccorsi disperati in mare, i morti maciullati o annegati, i centri di accoglienza ridotti peggio che “bidonville” di stato. E non riesco davvero a togliermi di dosso la sensazione tragica della scelta istituzionale che l’Europa ha messo in atto, scegliendo, come prima cosa, di “aumentare fino a 9 milioni di euro al mese” la dotazione economica dell’intervento di pattugliamento difensivo Triton. 

I casi sono due. O l’Europa conosce come stanno le cose in Africa e quali sono le motivazioni dei migranti, molto meglio di chi sul campo “organizza” l’illegalità delirante dello schiavismo, e quindi pensa che il “Non li fermerete mai” sia solo una battuta. Oppure la “battuta” è, purtroppo, quella europea che pensa di fermarli, “bombardando i barconi, prima che partano” o “arrestando gli scafisti, sul loro territorio, prima che operino”. Ma dove vivono quelli che fanno queste scelte? Se non fosse che ci sono già decine di migliaia di morti, e purtroppo aumenteranno ancora, ci sarebbe da immaginare che la decisione europea ha essenzialmente un carattere comico, in cui la realtà viene descritta in termini palesemente irreali, e proprio per questo suscita ilarità. Una battuta, quella europea, che farebbe la sua figura a Zelig.

Assieme all’idea, che nascostamente alberga in molti, anche cattolici italiani, che il buon Dio ha maldestramente reso liquido il confine sud della “fortezza europea”. E perciò la soluzione vera sarebbe la costruzione di un muro di cemento armato da Anamur in Turchia a Tarifa, in Spagna, appena 3700 km, che finalmente renda solido quel confine. Oppure, idea altrettanto “zelighiana”, di offrire sul mercato turistico dei pacchetti “vola e spara”, in cui oltre allo splendido sorvolo a bassa quota del mediterraneo, i turisti potrebbero sperimentare l’emozione del tiro al bersaglio, con freccette e pirulini con lo spillo, all’indirizzo dei gommoni. Purtroppo anche l’odio può alimentare molto la fantasia. 

Mentre servirebbe molta meno fantasia per domandarsi: “Ma perché quei nove milioni al mese non li diamo direttamente a quel milione di migranti pronti a salpare dalle coste della Libia?” Certo, anche questa potrebbe sembrare una battuta, forse meno geniale. Ma la domanda è almeno lecita: 9 euro a testa al mese sono rilevanti per persone come i migranti? O ipotizziamo davvero che questi non siano abbastanza  disperarti?

Ma la rassegna delle proposte potrebbe non finire qui. Il capo (comico?) di una congregazione di frati di Ciampino, da anni sta realizzando un progetto denominato “Adotta un papà nella sua terra”. Con 25 euro al mese si garantisce la sopravvivenza di una famiglia nella terra africana. E nessuna delle famiglie che sono state “adottate” in questo modo ha tentato di “imbarcarsi”. Con 9 milioni al mese si garantirebbero 360 mila famiglie! Anche questa, però, per qualcuno sembra una battuta comica.

Last, but not least. Uno dei migliori rappresentanti (anche qui, comico?) di una ONG molto famosa sta ipotizzando di potenziare un loro progetto di cooperazione internazionale. Da 25 anni costruiscono pozzi in Africa per consentire di rendere produttivo il terreno in alcune aree della Somalia, nel Sud Sudan, e del Mali. Dove hanno portato acqua e reso produttiva la terra nessuno se ne è andato! Ma lui vorrebbe iniziare a scavare pozzi di profondità, per portare acqua, da 120 mt, ad una valle del Mali dove vivono circa 20 mila persone che potrebbero non conoscere l’inferno dei “barconi”. Un pozzo così costa circa 6000 euro. Con 9 milioni di euro al mese se ne potrebbero costruire 1500, ogni mese! Una battuta?

A questo punto non so più davvero chi sia comico e chi serio. Ma intanto, purtroppo, i barconi vanno!

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