Noi, ora

La recente citazione (erronea) di San Francesco ci riporta all'uso improprio dei simboli religiosi...
29 Settembre 2022

C’è modo e modo di riferirsi a San Francesco e il fatto che la presidente del partito che ha trionfato alle ultime elezioni abbia scelto di nominarlo in chiusura del suo primo discorso (a sproposito, verrà poi qui specificato) mi sembra significativo… o forse a ben guardare è solo superficialità!

L’uso di una «spiritualità francescana da Baci Perugina» è deprecabile, ma non è che la punta di un iceberg. È da anni che i simboli religiosi vengono sbandierati e direi “quasi vilipesi” pubblicamente da personalità politiche, che ritengono di poterli utilizzare come il segno prodigioso visto da Costantino prima della Battaglia di Ponte Milvio. “In hoc signo vinces”, perciò puntiamo solo su quello. Poco importa se dietro i proclami ci sono comportamenti personali incoerenti con le parole dette o -peggio- se i programmi elettorali non hanno alcun riferimento ai simboli che vengono sbandierati. Se l’oggetto non si collega (dal greco syn-ballein) a qualcosa di concreto non diventa simbolo, ma resta una cosa vuota, che sia un rosario, una bandiera o anche un gesto religioso. Come se di un libro leggessimo solo il titolo e ci convincessimo così di averlo letto e compreso tutto.

Se è vero quel che dice l’evangelista Matteo: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli», allora forse sarebbe giusto guardare oltre i segni. Già un anno e mezzo fa avevo qui commentato l’elezione di Draghi a capo del Governo (e per i sostenitori della democrazia diretta sottolineo che nel nostro sistema è normale che il presidente del Governo e quello della Repubblica vengano eletti dal Parlamento e non direttamente dal popolo), specificando che è inutile guardare esclusivamente all’uomo al comando, se non si considera la volontà politica e la competenza di chi gli sta intorno. Nonostante le tendenze a personalizzare le campagne elettorali, la democrazia è in realtà un’azione collettiva, che nel piccolo si traduce in esperienze di comunità.

È un po’ come quando nelle nostre parrocchie (e quante volte ci è capitato) arriva un sacerdote che ci rimprovera di essere troppo fattivi e poco spirituali, troppo Marta e poco Maria. Sarebbe lecito rispondere con le parole della lettera di San Giacomo: «mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede». Invece la risposta è spesso una chiusura o un allontanamento, perché il capo è lui. Così le comunità si disperdono, si smontano, perdono la capacità di dialogare e partecipare nel territorio. Restano gli oggetti, ma le persone non ci sono.

A forza di pensare la politica come una cosa cattiva, la progettualità cattolica in politica si è diluita. A forza di aver paura delle divisioni dialettiche, abbiamo preferito rifugiarci in un torpore fintamente pacifico. Eppure San Paolo parla di «un solo corpo, un solo spirito», non certo di “un solo pensiero”! Allora perché aver paura della dialettica interna?

In politica restano alcuni slogan, vuoti, usati solo per creare consenso. Ma dietro le grandi battaglie identitarie c’è un reale impegno a favore delle persone? Parliamo, ad esempio, di aborto: difendere la vita significa togliere il diritto alle donne che vogliono abortire (e personalmente non vedo perché dovremmo) o garantire a coloro che non vogliono abortire di portare avanti la gravidanza? In entrambi i casi non serve una battaglia ideologica, ma investimenti nella sanità e nella famiglia, nonché un impegno civile di noi che viviamo vicino a queste donne, che invece mi pare interessi molto poco.

Parliamo di pace, di lavoro, di ambiente, di accoglienza, di redistribuzione delle ricchezze: non ho sentito risuonare quasi in nessun programma politico le parole del Magistero su questi temi. Come ha ben scritto Rocco Gumina, lui sì nominando a proposito San Francesco: «sulla scia della testimonianza del poverello d’Assisi, i giovani di Economy of Francesco da tempo lavorano ad una nuova economia dalle radici umane destinata a divenire amica della terra e promotrice di pace». Perché allora non c’è traccia di questo lavoro in chi brandisce i simboli cristiani? C’è modo e modo di portare i cattolici in politica, mi pare che ci stiamo accontentando della superficie.

 

6 risposte a “Noi, ora”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma non è soltanto salvare un essere non ancora nato da morte, l’umiliazione di essere un uomo rifiutato alla vita, di aver rifiutato di conoscere un grande uomo come Leonardo da Vinci, o un santo uomo semplicemente un comune mortale contento di essere nato, grato a chi lo ha messo al mondo. Ma anche la donna trae beneficio da questa generosità, di dare vita con sacrificio oltre che dolore, perché non sarà più la stessa di prima, avrà fatto esperienza e conoscenza di se come non avrebbe mai supposto . Non avrebbe supposto magari di provare amore per quell’estraneo di cui non riteneva farsi carico. Come supporre come sarà il tempo domani, neppure leggendo i pronostici meteo perché davano pioggia in una area ma dove mi trovo c’è il sole.,Ripiegati da problemi, a decidere per un cut down in futuro potrebbe rivelarsi sconfitta, rimpianto. C’è religione anche senza comandamento, perché grande e l’essere umano, Ancora la scienza scopre cose nuove da uno di millenni fa!

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Volontà della donna che vuole/ decide di abortire-diritto alla vita del futuro/ del bambino già presente. Soldi e psicologi, la crociata contro l’aborto, La mossa della Regione (la Stampa 30/9). Cosa dire se giovani inneggiano a libertà di decidere di vita o di morte di un nuovo essere umano. La politica si mostra interessata a dare un più compiuto servizio alla donna che intende avvalersi della legge nominata, offrendo quell’aiuto che può favorire la nascita dell’essere umano già presente ma in stato di alieno. Questo non sembra essere un ostacolo a una libera decisione ma offerta di ulteriore scelta. Sono molte le situazioni nelle quali si ricorre a quel servizio medico e si può ben capire quanto possa sconvolgere la coscienza o il sentire umano proprio di un medico la cui professione e salvare, ridare vita al corpo umano. E’ una azione quella proposta in politica altamente civile, salvare un essere umano anche rifiutato e cosa che onora e la medicina e i Sanitari

  3. Gian Piero Del Bono ha detto:

    “difendere la vita significa togliere il diritto alle donne che vogliono abortire (e personalmente non vedo perché dovremmo)”. Che brutta frase da parte di un cristiano!
    Esiste anche il diritto di non essere uccisi da un sicario ( così ha detto papa Francesco) .La ” volonta’ delle donne che vogliono abortire” si scontra con il diritto alla vita dei futuri bambini che vengono fatti fuori gia’ nel grembo materno E credo che San Francesco ,come Santa Madre Teresa di Calcutta, e tutti i santi, si batterebbe per vita degli ultimi ,degli scartati, di quelli definiti sprezzantemente ” un grumo di cellule”. Quelli che si fanno fuori impunemente .

    • Daniele Gianolla ha detto:

      Io, che non ho l’onore che ha lei di conoscere quel che avrebbero fatto tutti i santi, mi limito a dire la mia. Il discorso che ho cercato di fare è più ampio della frase da lei citata, che so bene possa risultare non particolarmente gradita. Nel merito: l’aborto in sé trovo che sia una pratica odiosa, ancorché tristemente necessaria in alcuni casi. Nella scelta tra la tutela della vita della madre e quella del nascituro io avrei pochi dubbi.

  4. Claudio Menghini ha detto:

    Tuttavia Giorgia Meloni aveva preso quella farlocca citazione di San Francesco da un vecchio tweet del cardinale Ravasi, perciò questi rimproveri andrebbero rigirati al suddetto ecclesiastico…

    • Daniele Gianolla ha detto:

      Il che non sposta di una virgola il punto della questione (anzi, forse peggiora il quadro). Ad ogni modo, non appena avrò l’onore di conferire con sua eminenza mi premurerò di fargli presente l’errore. Ossequi

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