In morte di un uomo comodo e scomodo: Gino Strada

Ei fu. Siccome immobile/ dato il mortal sospiro/ stette la spoglia immemore/orba di tanto spiro/così percossa, attonita/la terra al nunzio sta (…)/né sa quando una simile/ orma di piè mortale/ la sua cruenta polvere/ a calpestar verrà.
14 Agosto 2021

Gino Strada non piaceva a molti fino a ieri, per quanto a tanti facesse comodo uno come lui! Non piaceva a diversi tra quelli che ora lo celebrano da morto sui social, ma nei profili – si sa – c’è chi li colleziona tutti a mo’ di figurine, spesso non distinguendo tra la Carrà, la Fracci, Battiato, Casadei, Pennacchi, Calasso, Boniperti, postando nel frattempo – in mancanza dei defunti – i più che vivi olimpionici vincenti. Per carità, ciascuno dei nomi citati ha dato tantissimo al nostro Paese e non solo, poiché tutti abbiamo bisogno di musica, di letteratura e di sport, abbiamo bisogno di sentirci più italiani grazie ad altri italiani che hanno fatto qualcosa di importante. Bello e soprattutto comodo: ci fa sentire bene e la fatica tocca agli altri!

Gino Strada ci era comodo, perché svolgeva il lavoro sporco al posto nostro; sì, poiché abbiamo sognato certamente di essere famosi come i personaggi su citati e di trovarci al loro posto almeno una volta, ma difficilmente abbiamo sognato di trovarci al suo posto. Del resto, la guerra è sempre un problema degli altri finché non ci tocca di persona; anche da vicino ci interpella poco, al massimo ci disturba, poiché poi ci porta in casa i migranti che comunque sono un problema di altri. Gino Strada era politicamente scorretto e non poteva non esserlo nel momento in cui interpretava la politica come ricerca del bene comune e costruzione di una società migliore per tutti. Aveva un grande cuore che ha ceduto, chissà forse sotto i colpi troppo pesanti delle tristi notizie dall’Afghanistan: come sopportare decenni di guerra e violenza vissute in prima linea e poi persino la beffa del ritrovarsi al punto di partenza? La sua morte è come una firma sull’inutilità di questa e di ogni guerra, allo stesso modo in cui la sua vita e il suo impegno hanno testimoniato.

Da qui ad un mese migliaia di studenti inizieranno il proprio percorso di studi in medicina, in professioni sanitarie e altre migliaia saranno nuovi specializzandi: peccato che solo pochissimi lo terranno come modello, non perché lui lo volesse, ma poiché ne abbiamo bisogno. Se ne avessi la possibilità, io non farei laureare o specializzare nessuno che non dimostri di conoscerne l’opera e lo stile!

Inoltre, cosa e quanto gli dedicheranno i media in questi e nei prossimi giorni? Non ha scritto canzoni, non le ha cantate, non ha condotto programmi televisivi di successo, non ha raccolto applausi nei teatri internazionali, non ha vinto medaglie e trofei, al massimo ha avuto successo con alcuni suoi libri. Eppure, quanto avremmo tutti la necessità di ascoltarlo a tutte le ore per molti giorni, giovani e adulti, soprattutto gli adulti che più di una volta ci siamo girati dall’altro lato davanti ai banchetti per strada di “Emergency”!

In vita Gino Strada è stato comodo, ma ora è scomodo: è facile pubblicarne un ricordo, una foto, una frase ad effetto, tuttavia quanto sarà facile impegnarsi per continuare, ciascuno secondo le proprie possibilità, il suo impegno contro la guerra, per la pace e per le cure accessibili agli ultimi?

Infine, adesso in molti lo useranno come bandiera, tirandolo un po’ qua e un po’ là a convenienza, forse lo si farà pure dal punto di vista cattolico; in quest’ultimo caso avrà un valore solo se ci aiuterà a capire che vivere il Vangelo non è una favoletta, non è un’esclusiva di pochi eletti, non è solo per chi ha tutti i sacramenti in regola, bensì di quanti “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

5 risposte a “In morte di un uomo comodo e scomodo: Gino Strada”

  1. Giovanni Giavazzi ha detto:

    Ho l’impressione che il signor Claudio De Ponti non abbia capito cosa papa Francesco intendesse dire affermando che la Chiesa non è una ong. Non certo che l’attività di Gino Strada e quello delle Ong non hanno nulla a che fare con il vangelo (vedi Matteo 25,40)…..

  2. assunta de santis ha detto:

    ho amato Gino Strada, per quel che ha fatto e per come l’ha fatto. Ha illuminato i miei sogni giovanili e le mie scelte adulte.
    Sono una suora cattolica , non medico , non ho visto gli orrori della guerra ma sì quelli della fame
    che mi hanno spaccato il cuore.
    per me è stato e resta un modello perché grazie a Dio il nostro Dio ha fatto brillare il Suo Santo Spirito in lui anche se kui non lo sapeva

  3. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Leggo il commento estremamente fazioso su TEMPI. Confesso che tra i vari rigurgiti nn sono riuscito ad arrivare fino all’ultima pagina…. potrei dettagliare tanti punti, mi bastano due:
    1) le opere senza fede NON sono equiparabili a quelle di chi crede.
    2) Strada si operava per i poveri, davvero riprovevole, vedi Teol della liberazione.
    Non so tutto di Strada ma lui era invece prima di tutto e soprattutto CONTRO LA GUERRA. E ha dato la sua vita per le sue vittime. Una sola chiosa:
    VERGOGNA!

    • Claudio De Ponti ha detto:

      Gentile Pietro, il suo livore nei confronti dell’articolo di Tempi mi ha incuriosito al punto da andarmelo a leggere (https://www.tempi.it/ma-non-dite-che-strada-era-come-madre-teresa/), per scoprire che, al di là del solito linguaggio autoreferenziale (tipico di tutte le community, da cui non è esente neppure questo blog), mi hanno ricordato le parole di papa Francesco (“la Chiesa non è una ong”) che si potrebbero tranquillamente riferire anche a coloro (Pappalardo) che indicano in Gino Strada un modello per i cattolici. Entrambi gli articoli mi hanno fatto riflettere, qual è il problema?

  4. Gabriella Cecchetto ha detto:

    Condivido pienamente questo articolo appassionato e concreto.
    Sì il Vangelo va vissuto…..il resto è tutto in più.
    La ” scomodità di Gino Strada” ….

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