Il viaggio di Sammy

Una vita può essere, nonostante la malattia, piena di voglia di vivere, per trovare il modo di renderla migliore per sé e per gli altri.
8 Ottobre 2024

Nel 2006, a sei anni dalla laurea, dopo varie peripezie nel mondo dell’editoria e del giornalismo di cronaca e di settore, iniziai la mia carriera di insegnante.

Mi mandarono a Tezze sul Brenta, un paese in provincia di Vicenza che confina con quella di Padova e non è lontano da quella di Treviso, ai piedi delle prealpi venete e come dice il nome solcato dal fiume Brenta.

Ottanta chilometri da casa, che percorrevo con la mia mitica Xantia. Scuola media “San Francesco D’Assisi”. Una bella scuola, gestita bene, se non fosse stato per una terza al limite del codice penale. Avevo due plessi. Al sabato, all’ultima ora avevo una prima. Una prima molto educata e interessata, in primo banco c’era Sammy Basso.

Durante le pause pranzo che consumavo in trattorie lungo la strada osservavo la Brenta – al femminle, come la chiamano i vicentini. La Brenta d’inverno si secca, ma è ugualmente meravigliosa, disegna paesaggi quasi alieni sul suo ampio letto prima del paese. E mi era venuta l’idea di fare un cortometraggio proprio con quella prima.

Sammy era forse il più geniale della classe, sicuramente il più attivo. Si voleva mettere in scena il battesimo di Gesù e Sammy insisteva che io facessi Gesù per via dei miei capelli, all’epoca decisamente lunghi. Io non avrei mai voluto rubare la scena a uno di loro, tuttavia se la cosa fosse andata in porto forse avrei accettato la parte. Sammy era molto entusiasta, anzi, proprio eccitato all’idea.

La sorveglianza durante l’intervallo per noi docenti era il momento più temibile, un piccolo scontro tra Sammy e un compagno, anche solo accidentale o per scherzo, poteva trasformarsi in una tragedia. Quando finiva l’ultima ora gli portavo giù lo zaino, essendo noi al primo piano, che non era meno pesante di quello dei suoi compagni. Era una classe fantastica e lo era grazie a Sammy e non è retorica postmortem.

All’epoca i medici non erano molto ottimisti, non si sapeva se sarebbe arrivato in terza media. Gli anni successivi insegnai ancora nel vicentino prima di passare come incaricato al Severi di Padova e non rividi più Sammy, se non in televisione. Perché Sammy non solo aveva superato la terza media, ma anche il liceo e si era infine laureato con una tesi sulla sua malattia.

In seguito, Sammy cominciò a lavorare scientificamente sulla sua malattia. La ricerca sulla progeria non aiuta solo i malati di questa rarissima patologia (circa 1 su 8 milioni di persone), ma aiuta anche a trovare cure e soluzioni per altre malattie.

Quando insegnavo a Tezze ogni esercizio commerciale aveva una cassetta di carta che accoglieva offerte per lo studio sulla progeria. Sammy nel frattempo diventò famoso: lo vedevi al Costanzo Show, sul palco con Jovannotti e con altri big dello spettacolo e della politica.

Scoperto che era su Fb gli chiesi l’amicizia e più volte rivangammo pubblicamente il passato comune, ma soprattutto discutevamo di esoterismo. Aveva una buona conoscenza della spiritualità ebraica, della Cabbalah. Fu lui a consigliarmi la migliore edizione in commercio dello Zhoar.

Ma Sammy era uno scienziato, uno di quelli che non vanno più di moda oggi, uno scienziato di un tempo, di quelli che conoscono Dostoewskij e gli danno la stessa importanza delle equazioni della relatività ristretta. Si chiama curiosità questa dote che sta diventando sempre più rara nelle scuole. Insomma, tra malattia e interessi, era sicuramente una rarità Sammy Basso.

L’ho citato spesso a lezione, come esempio di vitalità, di energia, di élan vitale, per dirla con Bergson. Nel dramma della sua malattia, diventata grazie a lui un racconto postmoderno, Sammy ha avuto due splendidi genitori sempre accanto, due persone a cui oggi va il mio abbraccio virtuale.

Quando si racconta una persona che si è conosciuto si racconta anche un po’ di noi stessi e quando questa persona muore muore anche quel po’ di noi stessi, per questo bisogna raccontare, raccontare e raccontarla, sempre, finché abbiamo voce o forza nelle dita sulla tastiera.

Sammy è morto, viva Sammy!

Una risposta a “Il viaggio di Sammy”

  1. Pietro Buttiglione ha detto:

    Oggi ero solo qui a BG
    Solo.
    Cosa meglio di quel buco pizzeria, qui sotto. Magari d’asporto. Invece resto qui, fa calduccio, fuori piove!!
    E come!! C’è un posto libero, di tre, con due occupati che dai sporchi abiti e dall’accento, giudico extracomunitari..
    Poi, non so come, parliamo… E viene fuori il libero arbitrio s.Agostkno, Dio e le domande fondamentali.
    poi victor de Sabata.
    Poi aldo Ceccato. Silvio. poi Heidegger!! Severino..Ma anche Kant.. la bio.psico.scienza di…
    Due operai che stanno ristrutturando un appartamento, nel mio condominio..

    Xchę qs msg??
    Per dire che ci sono tanti Sammy intorno a noi, Persone da stupirsi.
    Lasciamo perdere Prelati&c. Apriamo occhi e cuore sui Super Uomini nascosti intorno a noi.

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