Con le vite degli altri

Tra slogan e assenza di una diplomazia vera ed efficace prosegue una guerra la cui fine, per ora, sembra interessare i "soliti pochi"...
11 Luglio 2024

Un paio di settimane fa Stefano Feltri, giornalista di Milano Finanza nonché ex direttore di Domani, mentre conduceva la trasmissione di Radio 3 Prima Pagina, ha risposto ad un ascoltatore che parlava di guerra in Ucraina che «è facile fare i pacifisti con le vite degli altri». Feltri è uno che, come si dice dalle mie parti, “non la manda a dire”, nel senso che esprime il proprio punto di vista sempre in maniera decisa, seppure con toni pacati. L’ho sempre seguito con interesse, perciò mi ha colpito la sua esternazione, perché io invece ho sempre sostenuto il contrario (ad esempio qui), ossia che è l’Occidente a fare il bellicista sulle vite degli altri, avendo soffiato sul fuoco della guerra in Ucraina fin da quando è scoppiata. Tuttavia, la stima che ripongo nella professionalità di Feltri mi costringe almeno a tentare di riconsiderare le mie posizioni, tantopiù che la situazione al confine Ucraina-Russia ha una complessità tale da non poter tracciare una linea netta tra ciò che sia giusto fare o non fare.

Fare i pacifisti con le vite degli altri (parafrasi di un modo di dire piuttosto volgare, diffuso in tutta Italia) vuol dire promuovere la fine della guerra sacrificando tutto il resto: la dignità degli ucraini, la sovranità sui loro territori contesi, le loro rivendicazioni economiche, ecc. Questa pace di facciata, che tutela il più aggressivo (la Russia in questo caso), più appropriatamente si dovrebbe chiamare resa, che è una cosa ben diversa. In molti casi i mezzi di comunicazione hanno strumentalmente confuso i due concetti e questo ha distorto da subito il punto di vista sull’invasione russa dell’Ucraina. Chi parla in maniera competente di pace non chiede di sacrificare unilateralmente le esigenze di uno dei belligeranti pur di mantenere la tranquillità dell’Europa; chiede piuttosto all’Europa di farsi carico dei costi della pace, a beneficio delle popolazioni coinvolte.

La guerra, dal canto suo, ha dei costi abnormi, che tuttavia l’Occidente sembra disposto a pagare, purché si trasformino poi in profitto: commercio di armi, gestione delle risorse economiche nei territori annessi, ricostruzione di edifici distrutti… Come del resto già succede negli altri teatri di guerra, di cui non si parla. Sarà poi la popolazione civile a subire le conseguenze a lungo termine: in termini di vite umane (pur senza dati ufficiali, si parla di centomila militari e diecimila civili in oltre due anni), di spese sanitarie e traumi psicologici per i superstiti, di gestione degli sfollati, di emissioni di gas serra, di contaminazione chimica e radioattiva del terreno (la guerra è forse l’attività umana maggiormente impattante per l’ambiente), di distruzione del territorio e del patrimonio culturale… Se l’Unione Europea vuole essere all’altezza del Nobel per la Pace ottenuto nel 2012 dovrebbe, io credo, essere interlocutore privilegiato per avviare delle trattative che abbiano, almeno come obiettivo, l’interruzione della carneficina che imperversa in casa nostra. Le azioni intraprese finora, come le trattative dirette di Macron, l’avvio dell’iter di annessione dell’Ucraina e il congelamento dei fondi dei magnati russi, finora non si sono rivelate molto efficaci, o forse sono state semplicemente tardive.

Qualche giorno fa ho avuto modo e piacere di partecipare al concerto di Niccolò Fabi, Max Gazzè e Daniele Silvestri a Roma: un evento grandioso e molto emozionante, con un’ampia affluenza di pubblico, in cui si è parlato anche di pace. Già il solo fatto di ricalcare il prato del Circo Massimo con altre migliaia di persone mi ha riportato alla mente le manifestazioni pacifiste dei primi anni 2000; ma a parte il ricordo personale, dagli altoparlanti hanno risuonato le parole di Gino Strada contro la guerra, pensata come strumento di risoluzione dei conflitti internazionali. Lui la guerra l’ha conosciuta dal basso, dalla parte di chi muore senza combattere e senza decidere; se non avete mai letto il suo libro “Pappagalli verdi” vi consiglio di farlo al più presto. Gli strumenti per gestire pacificamente un conflitto, diceva Strada, ci sono, vanno solo applicati e sperimentati, perché spararsi addosso in realtà non solo è sbagliato eticamente, ma non è affatto un modo di risolvere i problemi. Lo afferma anche l’articolo 11 della nostra Costituzione, ma al momento in tanti sembrano averlo dimenticato.

4 risposte a “Con le vite degli altri”

  1. Alessandro Manfridi ha detto:

    Continuare ad armare l’Ucraina e dichiarare che il suo ingresso nella NATO sia irreversibile significa mandare a dire a Putin che al momento NATO, UE e Kiev non intendono sedersi ad alcun tavolo per concordare la fine delle ostilità. Se verosimilmente Kiev non è in grado di vincere questo conflitto ciò significa che siamo davanti ad una novella Siria. Attendiamo i prossimi sviluppi. Il Giubileo 2025 sarà ancora un tempo di ingiustizie e guerre che si protraggono sull’Orbe, a dispetto del Figlio dell’uomo venuto nel mondo oltre 2000 anni fa e del suo messaggio

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Marco Tarquinio di Fede cattolica, nelle file del PD ha rappresentato quei cittadini che sono per il no alla guerra in Ucraina. Forse non ha ricevuto voti sufficienti, il che induce a pensare come la Guerra tutto sommato non sconvolga tanto la coscienza e si ignora il numero di vite sacrificate , Oggi che tutte le potenze del mondo si fanno presenti a schierarsi pro o contro il perdurare del conflitto. l’uso di armi estreme forse qualche perplessità sta affiorando per tanta sicurezza che per questa via, “la morte tua non sarebbe più vita mia” come mai tanto popolo resta in silenzio, appare insensibile o magari concorde? Circa decisioni così vitali siano dei Presidenti e capi diGoverno . Più Papi hanno gridato, non essere la guerra una via percorribile, vivendo il dramma di resistenza con estrema sofferenza da un Pio XII, a seguire l’eroica fermezza dimostrata da Carol Wojtyla e questo a salvaguardia strenua della vita dei popoli inermi.

  3. Dario Busolini ha detto:

    Smettere di combattere non significa sic et simpliciter fare la pace ma solo, per esempio, concordare un cessate il fuoco che non comporta riconoscere le pretese dell’aggressore ma risparmiare ulteriori vite umane ed evitare l’esaurimento delle risorse, se non lo scoppio di un conflitto ancora più esteso. Le due Coree non hanno mai stipulato un trattato di pace però, pur non essendo in pace, il cessate il fuoco ha permesso al Sud di diventare un paese ricco ed evoluto. Sul caso dell’Ucraina leggo e vedo tante nobili dichiarazioni di principio, in un senso o nell’altro, ma poca attenzione all’oggettivo divario di uomini esistente tra i due contendenti e al fatto che le grandi potenze nucleari membri permanenti del Consiglio di Sicurezza hanno, che piaccia o meno, diritti maggiori degli altri Stati.

  4. Pie5ro Buttiglione ha detto:

    Anche io stimo Feltri.
    Anche io apprezzo ed esalto Strada.
    Ma non riesco a con-jugare la ab-hominevole “resa” , quindi inaccettabile..
    Con la successiva descrizione della situazione degli Ucraini.. semplicemente PIETOSA.
    E non e’ vero cxhe Putin non voglia ‘sedersi’.. lo ha chiesto tante volte..
    E non e’ vero che anche l’Europa sia arcistufa..
    Ma la lontana MANUS LONGA USA vuole perpetuare qs STATUS …
    tanto sono gli altri a soffrire
    Europa in primis…
    Che sia questo il VERO obiettivo???..

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