Leone XIV: affrontare le sfide dei nostri tempi

Intelligenza artificiale e pace, sinodalità e collegialità, pluralità delle esperienze di vita: questi sono alcuni dei segni dei tempi su cui il nuovo pontefice sta attirando la nostra attenzione.
19 Maggio 2025

È passata appena una settimana dall’elezione del nuovo Papa Leone XIV e già in molti, in particolare sui social, si sono espressi sulle sue parole e sui suoi gesti, cercando di vedere negli uni e negli altri una traccia di quello che potrà essere il suo pontificato. In effetti le prime dichiarazioni e le scelte fatte da Leone XIV sono di per sé un programma di quello che vuole fare d’ora in avanti la persona scelta in Conclave dai Cardinali come successore di Pietro, dopo la morte di Papa Francesco.

È normale che ci sia stata, e ci sia, molta attenzione da parte della gente, anche per l’abitudine che Papa Francesco ci ha lasciato di sentirlo “uno di famiglia”, uno che magari ti telefona per sapere come stai, come è successo tante volte in questi anni. Meno comprensibile, e certamente non condivisibile, l’interpretazione tendenziosa e manipolatrice di frasi o gesti, in particolare di coloro che cercano di evidenziare le differenze tra i due ultimi papi (più spesso esaltando l’attuale e denigrando il precedente che il contrario).

Ma proviamo a evidenziare alcuni punti particolarmente significativi di questo nuovo Papa, che ha colpito tutti per la forte emozione che ha mostrato appena nominato e per la mitezza dello sguardo e dei suoi “occhi buoni”. Tre punti, in particolare, ci sembra possano indicare il cammino e il modo di essere di questo Papa.

Il primo, la sua dichiarata volontà di affrontare le sfide dei nostri tempi. Lo ha detto chiaramente, spiegando che ha voluto riprendere anche nel nome l’atteggiamento di un grande Papa di fine Ottocento, Leone XIII, l’autore della Rerum Novarum, la grande enciclica che ha portato la Chiesa ad affrontare la questione sociale, rileggendo con nuova intensità i temi del lavoro, delle ingiustizie economiche, dei diritti dei lavoratori. Oggi però, ha spiegato ai cardinali sabato 10 maggio, la Chiesa deve “rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”.

Chi ha a che fare con l’AI, l’intelligenza artificiale, sa delle grandissime potenzialità che il suo impiego può avere dal punto di vista dello sviluppo delle condizioni di vita, dei progressi economici e scientifici, della conoscenza. Ma è anche consapevole dei rischi che si corrono esattamente nelle tre dimensioni citate da Papa Leone, ovvero la dignità umana (dove finisce l’umano se è l’AI a guidare in maniera pervasiva le nostre vite?), la giustizia (in questi ultimi anni le differenze sociali sono aumentate vertiginosamente, con ricchi sempre più ricchi e tante persone progressivamente impoverite) e il lavoro (è inevitabile che lo sviluppo dell’AI faccia venir meno numerose figure professionali e tanti posti di lavoro, e trasformi in ogni caso le modalità di lavoro).

Sono temi che già Papa Francesco aveva evidenziato (vedi il discorso al G7 a Borgo Egnatia il 14 giugno 2024), ma colpisce l’asciutta precisione con cui Papa Leone elenca gli ambiti di sfida: sa che il mondo è in fermento per questi sviluppi tecnologici e che il momento è ora, e sembra chiedere a tutti di non tirarsi indietro e di non aver paura (“Non abbiate timore”, ha poi anche ripetuto domenica 11 al Regina Coeli in Piazza San Pietro).

Non si può poi non parlare di un’altra sfida urgente e drammatica, quella della pace: in una settimana Papa Leone ci ha già regalato tante espressioni forti: “La pace sia con tutti voi… una pace disarmata e una pace disarmante”, ha detto appena eletto l’8 maggio; tre giorni dopo ha chiesto “una pace autentica, giusta e duratura… Siano liberati tutti i prigionieri e i bambini possano tornare alle proprie famiglie”, e ancora, lunedì 12, “Disarmiamo le parole per disarmare la terra”.

Il secondo punto che vogliamo evidenziare è quel richiamo a camminare insieme, in maniera sinodale: ancora nel discorso iniziale del pontificato, ha chiesto di essere “una Chiesa missionaria”, “una Chiesa sinodale”, “una Chiesa che cammina”. Un richiamo forte a mettersi in movimento, ad uscire dalle proprie posizioni di comodo, ma facendolo “insieme”. “Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro”. Non è banale questa accentuazione, in un momento in cui si è cercato di mettere in dubbio la necessità e la bontà di tale percorso, anche accentuando alcune difficoltà nella sua messa a terra, come avvenuto nell’ultima sessione della fase sinodale della Chiesa italiana.

Ma, come attestano le parole di Papa Leone, oggi non si può non comminare insieme sulla “via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II”, come ha poi ricordato ai cardinali il 10 maggio. Una via i cui contenuti Papa Francesco ha “richiamato e attualizzato magistralmente” in Evangelii Gaudium, ovvero “il ritorno al primato di Cristo nell’annuncio … la conversione missionaria … la crescita nella collegialità e nella sinodalità … l’attenzione al sensus fidei … la cura amorevole degli ultimi, degli scartati … il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo”.

Sono parole chiare, quasi definitive, per la concisione e la successione con cui sono state indicate. Ed è particolarmente significativo che sia proprio la Chiesa, una “monarchia assoluta”, a spingere sulla collegialità e sulla condivisione delle responsabilità in un momento storico in cui gli stati si affidano sempre più a figure di comando autoritarie e dispotiche: un segno dei tempi, che noi cristiani dobbiamo cogliere, sviluppare e difendere.

Il terzo e ultimo punto non lo prendiamo dai discorsi di Papa Leone, ma dalla sua traiettoria di vita: per stare nel mondo oggi è necessario avere una pluralità di esperienze, che diventa ricchezza nel governo della Chiesa ma che è sempre più importante per vivere la complessità del mondo di oggi.

Papa Prevost in questo è veramente un esempio mirabile: nato negli Stati Uniti da genitori immigrati e lui stesso missionario in America Latina, Priore generale di una congregazione religiosa e poi vescovo diocesano, professore e studioso e insieme immerso in realtà povere e di sofferenza, infine ancora uomo di governo e di Curia, con il suo ultimo incarico, certamente molto importante e di potere, come la scelta dei nuovi vescovi.  Certo, la sua è una storia di chiamate e di obbedienza, ma in un mondo (anche ecclesiale) in cui la prima attenzione è non perdere la sedia su cui è seduti, questa è una grande lezione di vita per tutti: perché saper lasciare, e lasciar andare, sono scelte possibili solo per chi ha fiducia in una volontà più grande dei nostri poveri ragionamenti.

Oggi si parla di crisi della speranza e della voglia di vivere, anche come causa della scarsa natalità: Papa Leone ci ha mostrato, con la sua disponibilità e capacità di accettazione, che il disegno di Dio è più grande dei nostri desideri ed è più fecondo e ricco delle nostre preoccupazioni. Dovremmo ricordarcene, nei momenti in cui facciamo le nostre scelte, che la nostra felicità e quella degli altri passa più per la capacità di donarsi che per la smania di accaparrarsi quelli che riteniamo essere i posti migliori.

Una risposta a “Leone XIV: affrontare le sfide dei nostri tempi”

  1. Palma Camastra ha detto:

    Carissimo Piermarco,
    mi sento in piena sintonia con la tua lettura. Che lo Spirito continui a soffiare e la Chiesa assecondi il suo impulso sotto la guida del successore di Pietro, comunque esso si chiami.
    Alma Camastra

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)