TaD: Teologia a Distanza

Come la festa dell'Epifania e la viglia della ripresa delle lezioni (a distanza) possono diventare l'occasione per una riflessione sulle prove dell'esistenza di Dio...
6 Gennaio 2021

Una delle più grosse preoccupazioni degli insegnanti in questo periodo di didattica a distanza è che gli alunni tengano le videocamere accese durante le lezioni. Dato che di solito l’argomento principe sul perché i ragazzi non credono in Dio è che non lo vedono, io dico loro che se non li vedo non esistono e quindi metto loro l’assenza.

«Eh ma prof, però io ci sono. Mi sente?».

«Sì, ma è questa una prova della tua esistenza? Cosa pensi se uno ti dice che sente Dio?…».

Prof a me non funziona neanche il microfono scrivo sulla chat”.

«Scrivi? Cioè, tipo la Bibbia?!».

…e via così…

Alla fine per sfinimento l’accendono tutti la videocamera!

Ma chi l’avrebbe detto che, oltre a estorcere simpaticamente le visualizzazioni agli alunni, questa didattica a distanza avrebbe anche offerto spunti interessanti su questioni altamente teologiche?

Io ci scherzo, ma trattando dell’esistenza di Dio è sempre il “vedere” la prova fondamentale che i giovani, spesso anche gli adulti, pretendono per credere. Ma non crediamo solo se vediamo:

«Ragazzi, se vi dico che qui sulla mia cattedra c’è una boccetta di amuchina, ci credete?». I miei alunni non fanno fatica a dire di sì: «Eppure non la vedete» faccio io. «Quindi ci credete solo perché ve lo dico: dovete fidarvi di me». A riprova di come la fede dica molto anche della fiducia negli altri e viceversa.

Ma non mi accontento:

«Sapete, sulla cattedra c’è anche un salvadanaio a forma di maialino rosa!».

«Seeeee», «No prof, macché…», «Non ci sta…».

Io insisto, ma niente: non ci credono. Eppure io sono lo stesso, se prima si fidavano di me, ora perché no?

Perché oltre alla fiducia, alla fede, interviene qualcos’altro: la ragione. È ragionevole credere che sulla cattedra di un’aula di una scuola in tempo di pandemia ci sia una boccetta di amuchina, anche se i miei alunni non la vedono; ne avranno anche vista un’altra nella loro aula, quindi potrebbe esserci anche lì, pure se non possono averne prova certa, appunto quel “vedere” di cui hanno bisogno. Al contrario, non è ragionevole credere che ci sia un oggetto così ridicolo e privo di una qualche utilità e sensatezza come il salvadanaio a forma di maialino rosa… anche se poi magari c’è!

La questione non è tanto e solo che ci credano o che si fidino di chi dice loro che esiste: la questione è quanto la loro ragione parli e cosa dica. E con Dio è la stessa cosa: crederci non è solo questione di fede ma anche di ragione, “le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità” (FeR 1). Pure sulla boccetta di amuchina è intervenuta la ragione, anche se non se ne sono resi conto; anche sull’esistenza di Dio interviene la ragione: essa non è quindi un ostacolo alla fede, al contrario la ragione aiuta anche a dire sì.

Proprio in questa Solennità dell’Epifania, nella quale Dio si fa vedere dall’uomo, e alla vigilia della ripresa delle lezioni, voglio dire ai miei alunni che anche io come loro ho necessità di vedere. Anche io li voglio vedere durante la videolezione, non perché non creda che esistano, ma, come in Matteo 2,10-11, per “provare una gioia grandissima”, perché vedendoli io possa “aprire gli scrigni” della mia disciplina e offrire loro in dono conoscenze e competenze. Per questo voglio che accendano la videocamera. Nell’attesa di rincontrarli nella nostra aula, faccia faccia, e vedere finalmente insieme cosa c’è su quella cattedra.

5 risposte a “TaD: Teologia a Distanza”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Al Re dei re si inchinano i potenti della Terra, Lui senza nulla altro che la vita in potere e loro superiore. Un insegnamento perché ci dice anche che ognuno di noi fin dalla nascita e ricco di quei doni che Dio ha infuso nell’uomo alla sua creazione, ne ha fatto partecipe. Ecco dunque l’importanza del rapporto umano, che nessun mezzo tecnologico può eguagliare, e tanto piu quando si tratta di apprendere perché non sono soltanto nozioni culturali ma conoscenza umana reciproca fatta di emozioni, sentimenti, partecipazione condivisione,educazione tutto questo è vitale, necessario fin dalla nascita di un essere umano. Tutto quanto l’uomo inventa può soltanto diventare suo strumento da usare in necessità ma non che l’invenzione debba sostituirlo a farlo così schiavo, toglierli la gioia di vivere. Guai se si osasse strutturare una scuola siffatta, dove l’oggetto è considerato più della persona stessa.

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Simbolica. Tutta la Bibbia non pretende di essere storica: basti quando gli Ebrei parlano di centinaia di possibili interpretazioni.. più una: la tua!!
    Oppure quando si dice che è viva o non è…

  3. Giuseppe Risi ha detto:

    Esperienza recentissima di un grave dubbio di fede: Vangelo della messa dell’Epifania, i magi che sono guidati dalla stella a Betlemme. Stella che compare e scompare…
    Io posso anche ascoltare con devozione l’autorevolezza del testo che mi racconta l’accaduto, ma con la (poca) ragione che mi rimane riconosco che la vicenda della stella è non credibile, è quantomeno favolistica.
    La si potrebbe intendere solo simbolica, ma allora tutta la storicità dell’evento ne verrebbe inficiata…
    Forse è il caso che gli esegeti e i teologi chiariscano un po’ meglio la vicenda (magari lo hanno già fatto ma io non ho ancora approfondito…)

  4. Lorenzo Pisani ha detto:

    Gli studenti invisibili sono una grande privazione per noi docenti. Grazie per questa bella riflessione a partire da questa esperienza a cui non riusciremo mai ad abituarci

  5. Anna Lucia Crichigno ha detto:

    Molto bello. Grande spunto di riflessione, soprattutto per noi adulti che affoghiamo spesso in un mare di apparenti certezze senza saper cogliere la bellezza dell’ affidamento totale.

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