Mafiosi contro pornostar

La questione è se qualcuno su questa terra possa permettersi di giudicare il cuore e la mente di un altro. Il cristianesimo ha sempre riconosciuto che il giudizio sulla persona va lasciato a Dio.
13 Gennaio 2013

Quest’anno le vacanze natalizie sono state poco vacanze. Tranne l’esperienza, da inserire nel “curriculum vitae”, del capodanno a Napoli, sono riuscito a trovarmi pochi momenti di relax. Ma in uno di questi mi sono riletto alcune parti di un bel testo di G. Pani: “La gioia dell’Eros – Corpo e desiderio nella Chiesa” Ed. Iris. E questa lettura mi ha riportato alla mente un episodio, e la relativa riflessione, successo a metà dicembre che era scivolato nell’oblio tra panettoni e stelle comete. Ma che vale la pena ripescare.

Un martedì mattina, Michael mi corre incontro con un giornale aperto in mano prima che entri in classe: “Prof. bella roba che fa la Chiesa! Ha letto?”. Ovviamente no. E mentre lui continua nell’attacco frontale, cerco di buttare un occhio alla pagina che mi sventola sotto il naso, ma non inquadro nulla che giustifichi la sua reazione. “Michael di che stai parlando?”. “Prof, qui in fondo, dai…”

Finalmente, quasi sulla porta della classe, riesco a cogliere la notizia. Qualche giorno prima era morto, per diabete a 60 anni, Riccardo Schicchi, uno dei simboli della pornografia italiana. E i suoi funerali si erano celebrati nella Chiesa dei SS. Pietro e Paolo all’Eur. E mentre focalizzo la notizia percepisco solo le ultime parole di Michael: “Bella coerenza la Chiesa! Questa me la deve spiegare…”

In classe poi Leonardo rincara la dose. Ironizza su una frase del prete durante l’omelia, riportata dal giornale: “Chiediamo al Signore che apra le sue braccia a Riccardo e che gli mostri la sua bontà paterna perché ciò che è stato nella vita sia un premio per il Cielo”. E dice: “Cavolo, prof. se così si va il paradiso lo faccio anch’io!” Con conseguente risata della classe.

 “Ok, ragazzi, fatemi capire. Cosa c’è in questa notizia che vi colpisce così tanto?” Michael non si fa pregare: “Bhè, prof. è evidente. La Chiesa dice dice contro il sesso e poi fa un funerale a Schicchi. E non mi venga a dire che la Chiesa non sapeva chi era…” “Ah, quindi siete colpiti dall’atteggiamento della Chiesa che fa il funerale e non tanto dal fatto che Schicchi sia stato un pornostar”. “Certo prof.  – ribatte Leonardo – lui anzi è stato un grande nel suo campo e non credo che sia giusto giudicarlo per quello che è stato. Mica ha fatto male a nessuno…”. “Quindi Leo, se seguo il tuo criterio non potrei dire se Schicchi sia stato una brava persona o no, ma al massimo una persona di successo.” “Esatto prof.”. “E allora Leonardo spiegami perché ti colpisce il fatto che la Chiesa gli abbia fatto il funerale. In fondo anche la Chiesa non lo giudica e rimette a Dio questa prerogativa”.

“E allora perché invece la Chiesa continua a dire che la pornografia è peccato e che non si va in paradiso a vivere così?” Enrica entra con forza nel dialogo e continua: “Mi sembra che proprio lei ci abbia detto che alcune Chiese del sud hanno deciso di non fare più funerali ai mafiosi. Ma non mi sembra che con la mafia la Chiesa sia così dura come quando parla del porno. A me sembra poco coerente!”.

“Bhè mi fa piacere, ragazzi che ci possiamo confrontare su queste cose. Credo che qui in ballo non ci sia solo l’essere famoso o il valore del sesso o il disvalore della pornografia, per la Chiesa. Ma molto di più. In ballo c’è la questione del giudizio morale sulle singole persone, che non è identico a giudicare le azioni che le stesse fanno. La questione non è “mafia contro pornografia”. La questione è se qualcuno su questa terra possa permettersi di giudicare il cuore e la mente di un altro. Il cristianesimo ha sempre riconosciuto che il giudizio sulla persona va lasciato a Dio. Quando le Chiese citate non fanno funerali per i mafiosi, la condizione è che essi non abbiano mostrato segni di pentimento, cioè segni che ci facciano capire come sta il cuore e la mente di questa persona in rapporto a Dio. Ad esempio Lucio Dalla, la cui vita di convivenza omosessuale era nota, non faceva però mistero della sua ricerca di fede e della sua partecipazione alla vita della Chiesa di Bologna”. 

E mentre lo dico, però, mi rendo conto che per Schicchi, come per i mafiosi, non ci sono segni di pentimento, non c’è stato un percorso personale di ricerca di fede, almeno per ciò che noi ne sappiamo. Mi attacco, perciò, a questo ultimo inciso per non pensare che la differenza di trattamento tra mafiosi e pornostar resti valida anche per la Chiesa. Ma mi rimane il dubbio. E qualche inquietudine. 

Il Catechismo dice che col funerale noi raccomandiamo alla misericordia di Dio la persona morta e facciamo memoria della comunione che resta tra noi e lui. Quindi dovremmo dire che, tranne nel caso di un chiaro rinnegamento delle propria fede, a nessun battezzato potrebbe essere negato il funerale. Ma allora perchè ai mafiosi no? Possiamo risalire con certezza dal peccato agito e pubblico alla condizione di peccato interiore di chi lo compie, che rompe la comunione con Dio? E se diciamo di sì, perchè alla medesima celebrazione del funerale Ilona Staller (in arte “cicciolina”) fa la comunione come qualsiasi pia donna, mentre due divorziati risposati invece non li ammettiamo all’eucarestia?

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