Ogni docente ha delle preferenze, ovvio! E questa è la mia quinta preferita. Era una buona quarta e quest’anno sembra migliorata. Ovviamente all’inizio hanno chiesto della gita, della tesina d’esame, dei criteri per essere ammessi a quel benedetto o maledetto esame. Ma poi hanno trovato disponibilità anche per ascoltare quello che vorrei fare per loro e con loro. “In questi anni siamo sempre arrivati al contenuto delle religioni e del cristianesimo in particolare, attraverso temi non necessariamente religiosi. Credo che sia giusto, alla fine di questo percorso, affrontare il cuore delle religioni più importanti, il loro modo di “leggere” il mondo, l’uomo, Dio, e il senso delle cose. Anche perché forse, per molti di voi, sarà l’ultima volta in cui accetterete di parlare di queste cose”.
Le facce non sono male, sembrano disposti e forse anche incuriositi. Allora provo a mettere li una provocazione per dare corpo alla loro curiosità: “Ad esempio, credo, che anche sul cristianesimo voi immaginate di sapere cosa è e cosa dice, ma forse scopriremo che non è così”. “Va beh, prof. sul cristianesimo no. Le cose principali le sappiamo!”. Sara, sveglia sensibile, un po’ volubile, ma disposta a mettersi in gioco, mi sorprende. Quest’anno fa religione, L’anno scorso no; L’anno prima si. Un anno sì, e un anno no.
“Ok, raccolto moto volentieri la risposta di Sara e lo chiedo a tutti: “Il paradiso è gratis o te lo devi guadagnare?” Qualche attimo di brusio di fondo e poi la maggioranza non ha dubbi: “Ce lo dobbiamo guadagnare! Beh, prof. questo è facile”. Fulvio si incarica come portavoce di quella che per loro è una certezza. “Ah sì? Davvero? – replico io – Vedremo se avete ragione o se il Cristianesimo dice una cosa diversa”. “Perché prof.? Dice una cosa diversa? – di nuovo Sara – Cosa dice?”. Beh, vi lasco la curiosità, e vi faccio un’altra domanda: il giudizio finale chi lo fa? Chi decide quale destinazione finale ci tocca? Noi o Dio?”. E qui c’è quasi l’unanimità: “Prof. ma dai, questo lo sanno anche i muri, è Dio che decide!” di nuovo Sara.
Sorrido ironicamente e qualcuno lo nota. “Non è così prof?” “Eh, anche qui vi lascio la curiosità e vedremo cosa potremo dire quando ci arriveremo”. “No prof. adesso ce lo dice!! – ancora Sara – Non è giusto. Lancia il sasso e tira indietro la mano”. “No Sara, è che non credo che la scuola sia solo, io parlo e vi do la verità e voi ascoltate e la credete. Credo che tocchi anche a voi “cercare”. E cosa c’è di meglio che una domanda lasciata aperta per spingervi a cercare? Se avete interesse vi garantisco che ci arriveremo, ma non mi piace che voi siate così “passivi” da accettare di essere solo dei “vasi da riempire” e non persone capaci anche di cercare e ragionare”. La classe ha colto. Sara mi ha detto: “Ok prof. ci dica dove e come cercare. Io lo faccio”. Bene. La cosa più semplice è il testo “Catechismo della Chiesa Cattolica”. E’ accessibile anche su internet. Quando parleremo di questo ve lo porterò.
Credo che forse Sara andrà a vedere qualcosa, o almeno ci proverà. Ma intanto abbiamo attivato l’interesse. E, al di là della certezza della risposta, a me interessa, per ora, che loro abbiamo accettato di dare per sensata la domanda. E qui allora qualche ragionamento va fatto. Primo. Essere post – cristiani implica, per un educatore, non dare mai per scontato che quello che loro dicono di sapere del cristianesimo sia effettivamente ciò che il cristianesimo afferma. Secondo. Se un educatore vuole riattivare curiosità e interesse non può per prima cosa correre a dare risposte immediate. Perché oggi se la domanda non è attiva, non è “aperta”, le risposte cadono nel nulla del “già scontato”. Terzo. Nel merito delle due domande. L’anno scorso avevo posto le stesse due domande alla classe quinta del corso di teologia dell’Istituto superiore di Scienze religiose dove insegno. E le reazioni non erano state molto diverse dalla mia quinta di quest’anno. Qualche persona in più aveva tentato risposte meno nette e più articolate, certo. Ma la maggioranza, anche lì era chiaramente schierata a favore delle due stesse risposte date dai miei studenti.
Allora mi chiedo: come mai la nostra predicazione recente, anche di questi ultimi anni, ha lasciato dietro di sé queste risposte? E solo un problema di interpretazione di chi riceve il messaggio o anche di ciò che dice, e come lo dice, chi prla? Quale immagine di Dio si “legge” dentro a queste risposte? Qualcuno si è preso la briga di leggere il Catechismo della Chiesa Cattolica e scoprire che lì le risposte sono chiare ma non sono queste?