” Così mi piace…”

Il pieno diritto di giudicare definitivamente le opere e i cuori appartiene a Cristo.
14 Aprile 2015

Le indicazioni ministeriali mi suggeriscono di affrontare il tema in seconda. Ma in seconda “han bel altro a cui pensare!” come il buon vecchio Guccini ammoniva sui politici. Perciò l’ho spostato in quinta. Esiste ancora l’autonomia didattica?

Così dopo aver presentato la teologia Buddhista sull’uomo, il mondo e Dio, sulle stesse cose apriamo il capitolo sul Cristianesimo. “Ma prof. lo sappiamo già!” Ne sei così sicuro, Luca?, – gli faccio io – ad esempio, il paradiso è un regalo di Dio o te lo guadagni tu?” E quasi come un coro, con il tono di chi è costretto a dire una cosa così risaputa e scontata, la classe ribatte: “Tocca a noi!”. “Ce la guadagniamo noi – ribadisce Chiara – facendo le cose che Dio ci chiede, prof. lo vede che lo sappiamo già!”

“Io avrei qualche problema a darvi la sufficienza se fosse stata una interrogazione! – dico tra il serio e lo scherzo – Insomma per voi il Cristianesimo funzionerebbe così: Dio ci ha detto cosa è bene e cosa è male. Noi dobbiamo tentare di starci dentro e alla fine lui metterà sulla bilancia quello che abbiamo fatto, e sulla base di questo manderà le persone in paradiso e all’inferno?” “Eh, certo, perché? Non è così?”. 

“No ragazzi, non è per nulla così. Ma scusate che bisogno c’era di far morire sulla croce suo figlio, se Dio doveva solo dirci il confine tra bene e male? Che bisogno c’era di darci quattro vangeli, invece di una lista chiara e precisa di cosa va fatto e cosa non va fatto? Che bisogno c’era allora di dotarci di libertà, se poi Dio ci chiede di “adeguarci” a quello che Lui ha già deciso, che è uguale per tutti?” 

“Eh prof., proprio per queste cose io non credo, perché è una religione assurda – chiosa Maurizio”. “Se non credi a quel Cristianesimo che avete detto voi, fai molto bene e ne sono contento! Quello non è Cristianesimo. Il centro del cristianesimo è un altro. 

E’ che Dio ci ha regalato la possibilità di vivere la felicità intera e per sempre (il paradiso) senza che nessuno di noi se lo meritasse. E se dipendesse solo da Lui si salverebbero tutti, anche Giuda, anche il Diavolo. Il suo è un regalo! Un regalo non chiede nulla, non esige nulla. Lascia la persona davvero libera di reagire come vuole. Tanto che se poi noi diciamo di no a questo regalo Lui non può fare nulla. L’esistenza dell’inferno è la prova più chiara che Dio crede nella nostra libertà molto di più di quanto ci crediamo noi”. 

Le loro facce sono stupefatte. E Chiara: “Prof. non mi torna mica. Io faccio catechismo e dico ai bambini che la cosa più importante è che Dio ci giudicherà sulla base di quello che facciamo”. “Chiara, se questo è il centro della tua idea di Cristianesimo fai molto male a dirlo perché è falso”. Incredibile ma vero, è una sesta ora quella, finiamo alle 14, di solito verso le 13.30 c’è già fermento. Stavolta la campanella ci sorprende senza che ce ne siamo accorti. 

La volta dopo Chiara arriva con un pezzo del credo. “Qui c’è scritto che Lui verrà a giudicare i vivi e i morti” Come la mettiamo?”. “Chiara, quel “verrà a giudicare” non vuol dire che Lui sarà colui che manderà all’inferno o in paradiso. Vuol dire che alla fine del mondo Gesù rivelerà la verità delle persone, della storia e del mondo. Tutto sarà chiaro. E di fronte a questo l’uomo si auto giudicherà, proprio perché è un essere libero. Questo non lo dico io lo dice il catechismo della Chiesa cattolica. E le leggo il 679: “Il pieno diritto di giudicare definitivamente le opere e i cuori appartiene a Cristo. (…) Ora il figlio non è venuto per giudicare, ma per salvare e per donare la vita che è in Lui. E’ per il rifiuto della grazia nella vita presente che ognuno si giudica da sé stesso e può anche condannarsi per l’eternità”.

“Ah, qui è chiaro si. Ma così mi piace! Ma perché questo non viene mai detto in Chiesa? Così non c’è l’incubo del giudizio, perché Dio ha deciso di non giudicare nessuno – aggiunge.” “Diciamo che Dio ha già giudicato tutti, in Gesù cristo, e li ha già perdonati tutti. Noi possiamo accettare o no questo amore, ma non produrci con le nostre opere il “bonus” per entrare in paradiso”.

Ecco appunto: Perché non viene mai detto in Chiesa?

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