Riforma della chiesa e clericalismo

Per andare alle radici del problema occorre forse un'altra organizzazione ecclesiale che abolisca la separazione clero-laici, superi il clericalismo e apra la strada alle riforme.
18 Settembre 2020

Francesco, nella Lettera al Popolo di Dio del 20 agosto 2018, ha posto il tema del clericalismo. Ritengo che ogni riforma ecclesiale trovi sul suo cammino l’ostacolo del clericalismo e che quindi non possa dispiegare i suoi effetti per via dell’ostruzionismo e del boicottaggio che (anche in buona fede) vengono posti in essere in un ambiente imbevuto di forma mentis clericalista. Cresce purtuttavia la convinzione che il clericalismo è un sistema di potere radicato dentro la chiesa da parecchi secoli. La questione ruota attorno alla parola: “potere”.

Chiediamoci allora cos’è la potestas nella chiesa. E’ una potestas sacra? E’ unica o sono due le potestates: la potestas ordinis e la potestas jurisdictionis? Ha un’origine divina o viceversa è un prodotto della storia? Essa divide la chiesa in due status, quello clericale e quello laicale? Esistono potestates “delegate” dal clero ai laici? Oppure i laici, in quanto battezzati, partecipano dei tria munera cristologici e pertanto non hanno bisogno di “concessioni”? Esistono allora: una potestas che deriva dal sacramento dell’ordine ed una fondamentale associata al battesimo? Un potere clericale ed un potere laicale? Due poteri diversi non solo per il grado e per la funzione, ma diversi anche in essenza (LG 10)? E che potere sarebbe un potere che non può essere esercitato perchè limitato da un potere superiore? Quanti diritti, infatti, sono negati in seno alle nostre comunità ai laici ed alle donne in particolare?

Il papa addirittura si spinge a sostenere che “il clericalismo non solo annulla la personalità dei cristiani, ma tende anche a sminuire e a sottovalutare la grazia battesimale che lo Spirito Santo ha posto nel cuore della nostra gente”. Insomma un nugolo di questioni scaturiscono dal potere. La potestas è una categoria che fa problema. Richiama troppo la “societas inaequalis” di Pio X nella Vehementer nos. Ed allora non sarebbe più proficuo andare alla radice evangelica e domandarsi: la partecipazione all’exousia di Cristo da parte di tutta la chiesa deve coincidere unicamente (e quindi esclusivamente) con la partecipazione di alcuni (il clero in posizione sacrale e sovraordinata) a discapito di altri (i laici in posizione subalterna)? Oppure è evangelicamente reperibile un’altra organizzazione ecclesiale che abolisca la separazione clero-laici, superi il clericalismo ed apra la strada alle riforme ?

10 risposte a “Riforma della chiesa e clericalismo”

  1. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    @ Salvo Coco.
    In fondo x il primo. sono fatti loro, magari servono, come la clausura.. che danno fa?
    Il tuo secondo . è strettamente legato al terzo. Basta chiedersi quando e come la struttura si relaziona col suo Popolo. E ti sorge il sospetto che i Sacramenti siano ridotti a mezzi di controllo clericale. E ti chiedi se non esistono altri modi/luoghi di relazione. Magari senza pulpiti.
    Ciao

  2. Davide Corallini ha detto:

    @salvo Personalmente non definirei priviliegiati chi si consacra e si “separa”…in questo senso non credo proprio che i Discepoli e/o gli Apostoli siano stati dei privilegiati. Non parlerei nemmeno i superiorità del clero sul laicato, perchè il battesimo non è l’unico sacramento…e chi dedica tutta la sua vita a Cristo e alla famiglia cristiana, è necessariamente diverso (non superiore) da chi la dedica ad una famiglia o da chi è battezzato. I sacramenti non esistono per caso…significano e rafforzano scelte diverse. Poi è chiaro, chi imposta la cosa secondo una logica di potere e di superiorità (forma mentis), genera tutte le storture che vediamo nelle chiese che si denunciano nell’articolo.

  3. salvo coco ha detto:

    Dice Francesco: “ogni volta che abbiamo cercato di soppiantare, mettere a tacere, ignorare, ridurre a piccole élites il Popolo di Dio abbiamo costruito comunità, programmi, scelte teologiche, spiritualità e strutture senza radici, senza memoria, senza volto, senza corpo, in definitiva senza vita.” Ma all’inizio non era così. Le prime comunità vivevano una dimensione di laicità sull’esempio di Gesù Cristo che ha abolito la sacralità dell’ebraismo ed ha rivoluzionato la pratica del sacerdozio, della regalità e della profezia. Uguaglianza di tutti i battezzati nel partecipare ai tria munera e diversità-ricchezza carismatica da porre a servizio della comunità. Uguaglianza in Cristo (pari dignità di essere tutti re, sacerdoti e profeti) e diversità grazie ai carismi-ministeri: questa in sintesi l’autocoscienza della chiesa primitiva. Non esisteva un clero e sussisteva un’intima connessione tra i momenti cultuali e la laicità dell’esistenza nuova in Cristo.

  4. salvo coco ha detto:

    A mio avviso il clericalismo consta di tre “movimenti”. Uno: un movimento dalla laicità alla sacralità, una porzione dei discepoli (kleros=porzione messa a parte) si separa (sacro=separato) dalla comunità e si costituisce come una status di vita privilegiato-sacrale. Due: un movimento di elevazione dall’uguaglianza battesimale alla superiorità del clero sul laicato. Si perverte il significato dell’autorità evangelica: il servizio alla comunità si deteriora in potere sulla comunità. Tre: un movimento di concentrazione dei carismi-ministeri nella mani del clero. I tria munera battesimali vengono sminuiti e non più riconosciuti alle donne ed agli uomini laici. Oggi papa Francesco può scrivere infatti che il clericalismo è “quell’atteggiamento che non solo annulla la personalità dei cristiani, ma tende anche a sminuire e a sottovalutare la grazia battesimale che lo Spirito Santo ha posto nel cuore della nostra gente”

  5. salvo coco ha detto:

    Per individuare i sintomi del clericalismo e cioè andare a riscontrare dove esso sia presente nella dottrina, nel cdc e nella liturgia, occorre andare indietro nei secoli e prendere in esame la genesi del clericalismo intorno al 3°/4° secolo. Occorre mettere a confronto l’autocoscienza ecclesiale delle prime comunità cristiane e gli sviluppi dottrinali-giuridici e liturgici che sono avvenuti nei secoli successivi. Ritengo sia un discorso troppo lungo ed articolato per poter essere svolto in questa sede. Posso solo accennare.

  6. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Quello che è il clero corrisponde alla Chiesa fondata da Cristo che ha scelto gli Apostoli “vieni e seguimi” I laici guardano a loro come chiesa Maestra. Santi possono essere gli uni e gli altri, Che nelLa Chiesa come nello Stato vi sono ruoli di responsabilità, ricoperti da Personalita che hanno maturato competenza e possiedono doti adeguate,si spiega perché Simone figlio di Giona, diventa Pietro, non eletto dal basso, ma dall’alto, quindi al Clero è stato dato nientemeno che il potere di agire in Suo Nome, un grandissimo potere più alto di ogni altro, ma anche di lasciare tutto e tutti per seguirlo.Don Roberto e altri ancora oggi l’hanno fatto a rischio anche la vita! Mentre magari un altro pensa a far uso di quel potere per propri fini e questo è clericalismo, un disonorare il mandato ricevuto, danno alla Chiesa,abusano del sacro e della fiducia di fedeli.Siamo tutti cristiani ma nella misura di come rispondiamo a quel “seguimi” o “credi” e avrai salva la vita.

  7. Alberto Panighetti ha detto:

    La “organizzazione ecclesiale” è legata al mistero dell’Incarnazione. Per essa in ogni persona è presente la fiammella divina, che si esperimenta ogni volta si compia un autentico atto di amore. Anche San Tommaso dice che il potere di Dio “non è vincolato ai Sacramenti” (Summa theologica III, q. 68, a.2) e Joseph Ratzinger che Dio “non ha bisogno di alcuna mediazione per entrare nell’anima del singolo” (in “Introduzione al cristianesimo”, ed. 2005, pag. 236). E Gesù: “Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Luca, 17, 10). L’espressione “gerarchia ecclesiastica” non si trova mai nelle definizioni della Chiesa in San Paolo. E la Costituzione conciliare “Lumen Gentium” inizia parlando della vocazione universale alla santità. In conclusione l’organizzazione ecclesiastica è un portato storico e non gode di sacralità o fissità.

  8. Davide Corallini ha detto:

    È un problema di forma mentis, non di potere o struttura. Il clericalismo è prima di tutto un’idea, un modo di impostare le cose (una forma mentis appunto) che poi sfocia in un comportamento. Cambiata la forma mentis (difficile ma non impossibile) anche le differenze e i diversi ruoli (e diversi “poteri”) possono essere capiti, accettati e vissuti pienamente

    • salvo coco ha detto:

      Sig. Davide Corallini, condivido la sua notazione. Diciamo allora che il clericalismo (forma mentis) si manifesta attraverso precisi sintomi storici. Il clericalismo è penetrato nella dottrina (e ne ha lasciato traccia), ha condizionato le norme canoniche (anche quelle recenti del 1983), è presente nella liturgia (pure in quella successiva alla riforma conciliare). Insomma la forma mentis clericalista ha costruito nel corso dei secoli una struttura di potere. Non è solo un difetto della forma mentis del singolo prete che sfocia in un abuso di autorità. A conforto di quanto sostengo vorrei citare le parole di Francesco (Lettera al Popolo di Dio): “ogni volta che abbiamo cercato di soppiantare, mettere a tacere, ignorare, ridurre a piccole élites il Popolo di Dio abbiamo costruito comunità, programmi, scelte teologiche, spiritualità e strutture senza radici, senza memoria, senza volto, senza corpo, in definitiva senza vita”.

      • Davide Corallini ha detto:

        Negli anni ’60 il clericalismo era considerato come tendenza della Chiesa a inserisi e ottenere favori in ambito politico…ogni epoca vede le cose secondo le proprie categorie. Bisogna agire a monte (cioè nel modo di pensare) e non a valle (ovvero sulle “norme”). Dov’è presente il clericalismo nella dottrina, nel cdc e nella liturgia?

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