Profezia radicale e accesso al cuore

Dare accesso al nostro cuore per aprirci verso l’esterno, in una rinnovata radicalità evangelica, secondo alcune intuizioni di Madeleine Delbrêl
19 Dicembre 2022

In queste settimane di Avvento, guidati dalla Parola e sostando sul tema della profezia, poco presente nel nostro tempo, e delle condizioni che possono favorirla, abbiamo forse posto a lato uno dei cuori pulsanti della vera profezia, e cioè che essa è per sua natura anche radicale, ma nel senso etimologico: essa deve sgorgare dalle radici e ad esse rimanere legata; in altre parole, la vera profezia cristiana deve essere autenticamente, radicalmente, coraggiosamente evangelica. Non si dà vera profezia cristiana nella storia se essa non sgorga da un ascolto radicale della Parola, da lì cogliendo e ricavando la capacità di leggere il tempo, di ascoltare lo Spirito e, solo in seguito, indicare strade e orizzonti di cammino. Oggi viviamo una stanchezza di sguardo – che è stanchezza di ascolto – anche perché abbiamo spesso sommerso la radice evangelica, l’abbiamo progressivamente sepolta sotto le nostre fatiche, i nostri smarrimenti, le nostre prerogative, i nostri ragionamenti ‘giusti’, i nostri culti, le nostre strutture, le nostre paure. Forse abbiamo soffocato la radice perché le abbiamo posto sopra così tanto di umano, scambiandolo per divino, da ostacolarla nel generare frutto. Nell’ansia e nell’arroganza di sapere già, siamo stati molto poco radicali, sostituendo ciò che è passeggero e non essenziale con ciò che è il cuore del cristianesimo: una relazione buona con il Dio incarnato, una relazione intima e poi via via aperta al mondo che ruoti attorno al Cristo risorto.

«Il Vangelo non è annunciato autenticamente se l’evangelizzazione non riproduce fra il cristiano e gli altri il cuore a cuore del cristiano con il Cristo del Vangelo» (Madeleine Delbrêl, Ateismi ed evangelizzazione). C’è, alla radice, un cuore a cuore (cor ad cor loquitur, per dirla con Newman) con il Cristo del Vangelo, con il cuore del Dio incarnato, morto e risorto. Quella è la vera fonte della profezia di cui abbiamo bisogno e da lì nasce l’apertura allo Spirito che diviene poi movimento verso l’esterno: «Niente al mondo ci darà la bontà del Cristo se non il Cristo stesso. Niente al mondo ci darà l’accesso al cuore del nostro prossimo se non il fatto di aver dato a Cristo l’accesso al nostro cuore» (ivi).

In questi giorni che ci conducono al Natale può essere salutare fermarci sulla ‘radicalità’ del nostro essere cristiani: che non è radicalità ideologica né di azione; è radicalità di accesso al cuore, nella disponibilità ad essere accessibili nel nostro cuore. Altro, ci ricorda la grande figura di Madeleine Delbrêl, è orpello, accessorio, secondario. Ma spesso, nel quotidiano ecclesiale e umano, abbiamo scambiato l’orpello per la radice della fede.

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