Madeleine Delbrêl al Sinodo

Il Papa chiude il Sinodo ricordando la «mistica delle periferie»: proviamo a capire quale ispirazione trarre da queste citazioni e, soprattutto, da una grande e profetica donna del Novecento.
30 Ottobre 2024

Sabato 26 ottobre, nel saluto finale a chiusura del Sinodo, Papa Francesco ha citato tre volte Madeleine Delbrêl (1904-1964); si tratta di un’indicazione autorevole per la chiesa universale, in un discorso molto rilevante, indicando così ai cristiani l’esempio della «mistica delle periferie» — ricordata insieme a un altro autore, san Basilio, un padre della Chiesa. Dunque, un ‘pilastro’ antico della storia del cristianesimo e una piccola donna del Novecento sono le due figure che il Papa consegna al futuro del Sinodo.
Vorrei brevemente ripercorrere le tre citazioni della ‘santa’ francese (anche se ufficialmente santa non è, tuttavia della sua santità sono fortemente convinto).

La prima, «soprattutto non essere rigido», è tratta da Il ballo dell’obbedienza (titolo originale Le Bal de l’obéissance, pubblicato su «Vie spirituelle»), un’intensa poesia che Delbrêl scrive nel 1949, nei primi tempi del dopoguerra, in occasione dei festeggiamenti del 14 luglio. È un testo che canta la letizia del vangelo, la gioia della fede, il sorriso che nasce dalla sequela di Cristo, intessendo i versi sui temi della danza e della musica. Quel «soprattutto non essere rigido» è un consiglio per «essere un buon danzatore», per cui occorre affidarsi alla melodia che Dio suona, senza timori, senza malinconie. Dello stesso testo è la seconda citazione di Francesco, più ampia:

Perché io penso che tu forse ne abbia abbastanza
della gente che, sempre, parla di servirti col piglio da condottiero,
di conoscerti con aria da professore,
di raggiungerti con regole sportive,
di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato.

Facci vivere la nostra vita,
non come un giuoco di scacchi dove tutto è calcolato,
non come una partita dove tutto è difficile,
non come un teorema che ci rompa il capo,
ma come una festa senza fine dove il tuo incontro si rinnovella,
come un ballo,
come una danza,
fra le braccia della tua grazia,
nella musica che riempie l’universo di amore.

Si tratta di due strofe diverse, sempre percorse dal motivo della «musica del tuo Spirito»: qui l’invito ripetuto è ancora a non stare fermi, ma a lasciarsi guidare e condurre nella serenità, sulle note di uno spartito divino, che è novità, freschezza, apertura, amore, pace, fervore, futuro, secondo un’obbedienza che è danza allegra e abbandonata sulle tracce del Padre. Sono atteggiamenti che il Papa suggerisce al cristiano e alla Chiesa intera, per una ricezione feconda di quanto il Sinodo ha elaborato: «Questi versi possono diventare la musica di fondo con cui accogliere il Documento Finale», dice, infatti, il Papa.

La terza citazione, infine, apre il ricco e suggestivo testo del 1938, Noi delle strade (l’originale è Nous autres gens de la rue, pubblicato su »Études carmélitaines»; il titolo è stato poi ripreso anche per la raccolta di alcuni suoi scritti, edito da Gribaudi): «Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito, ma c’è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi». È un’espressione che riflette una profonda convinzione della ‘mistica incarnata’ francese, secondo la quale non c’è luogo in cui non vi sia il soffio dello Spirito e, pertanto, non c’è luogo in cui il cristiano non possa essere presente, ancora secondo la grande metafora della strada, ossia della vita quotidiana, tesa tra impegni giornalieri, fatiche di ogni ora, doveri degli stati di vita, mansioni professionali (Delbrêl era assistente sociale a Ivry): tutto, però, può essere occasione di immersione nel mondo e contemporaneamente immersione in Dio. Anche in questo caso, sembra dire il Papa, la Chiesa è esortata a stare là dove l’umanità vive, ama, soffre, genera, attraversa il tempo, rispondendo all’appello di Dio che è già là dove l’uomo e la donna sono, secondo quanto Madeleine scrive a chiusura del testo:

Suonano? Presto, andiamo ad aprire: è Dio che viene ad amarci.
Un’informazione?… eccola: è Dio che viene ad amarci. È l’ora di metterci a tavola?
Andiamoci: è Dio che viene ad amarci.
Lasciamolo fare.

Per la chiesa che cammina nel XXI secolo, dunque, ecco un’indicazione di metodo, di azione, di sguardo, di ispirazione: questo potrebbe, quindi, essere Madeleine Delbrêl, una donna a cui attingere continuamente per ‘noi, gente delle strade’, per ‘una chiesa delle strade’.

ph: © Amis de Madeleine Delbrêl

2 risposte a “Madeleine Delbrêl al Sinodo”

  1. Vezio Zaffaroni ha detto:

    Non c’è altro che condividere appieno l’articolo di Sergio e sono altresi’ affascinato da questa figura di donna che canta la gioia del Vangelo e soprattutto la presenza di Dio nella vita umana fino agli angoli più nascosti e impensabili. Davvero un bell’esempio per la Chiesa di oggi e del futuro prossimo!

  2. Silvana Colturani ha detto:

    Grazie del profondo e intenso commento . Una vera riflessione per ogni Cristiano adulto. Buona giornata. Silvana

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