Ma non tutto nel Concilio è attuale

Si potrebbe ragionare su come il potere, l'immagine e la strutturazione sociale nella postmodernità si configura in modo nettamente diverso dalla modernità e come ciò condizioni fortemente anche la Chiesa.
13 Settembre 2012

Credo che don Antonio abbia davvero ragione sulla questione di fondo, della schizofrenia di immagine che la Chiesa oggi vive, che mi trova d’accordo. Ma vorrei mettere sotto la lente una questione, che merita di essere discussa: “Il paradosso è che, dopo un Concilio che ha voluto valorizzare le Chiese locali, una forma collegiale di Chiesa, di fatto si è imposta un’immagine fortemente centralizzata di Chiesa, si sono spente le voci plurali, e si sono fatti più deboli il confronto e il dibattito dentro la Chiesa stessa”. 

Come non vedere che le cose sono così. Ma per me, ciò è accaduto non per la poca capacità di applicare ciò che il concilio indicava, ma per un radicale cambio di condizione culturale e sociale che è intervenuto dopo il concilio. Così, dopo una breve stagione di speranze, il vaticano II si è mostrato per ciò che è stato: la risposta più matura che la Chiesa ha saputo dare all’epoca della modernità, solo che tale risposta è arrivata proprio al tramonto di questa epoca. 

E ciò che dalla metà degli anni 80 ha cominciato a intravvedersi sapeva di altro, di postmodernità, che non è la stessa cosa. Si potrebbe ragionare su come il potere, l’immagine e la strutturazione sociale nella postmodernità si configura in modo nettamente diverso dalla modernità e come ciò condizioni fortemente anche la Chiesa. La prassi e i criteri circa le nomine dei vescovi e l’immagine ecclesiale “virtuale” sono l’esito di questo condizionamento. Perciò è perfettamente corretto parlare di “conversione” necessaria all’interno della chiesa.

Se mi è permessa una provocazione su questo, riporto alcuni brani di un testo non mio, che credo possa essere una buona traduzione della situazione attuale della Chiesa.

“Spesso avviene, come ho sperimentato nel mio ministero, di sentire voci di alcuni che, pur spinti da sincere motivazioni spirituali, valutano però ciò che accade nel mondo senza obiettività, né sufficiente giudizio. Nelle attuali condizioni socio-culturali essi non sono capaci di vedere altro che distruzione e problemi; dicono che questo nostro tempo, se confrontato con i secoli passati, risulta del tutto peggiore; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita. A me sembra di dover risolutamente dissentire da questi profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo.

Nella condizione socio culturale attuale, nella quale l’umanità sembra entrare in un nuova epoca storica, sono piuttosto da rintracciare i misteriosi piani di Dio, che si realizzano nella storia attraverso l’opera degli uomini, e spesso al di là delle loro aspettative, e che con sapienza orientano tutto, anche le peggiori vicende umane, per il bene della Chiesa.

Oggi bisogna che, per questo nostro tempo, l’intero “depositum fidei” sia sottoposto da tutta la Chiesa a una nuova interpretazione, con serenità e calma, per non togliervi nulla; bisogna che queste Verità certe ed immutabili, alle quali si deve l’assenso di fede, siano approfondite ed espresse secondo quanto è richiesto dal nostro tempo. Altro è infatti il “depositum fidei”, cioè le verità che sono contenute nella nostra fede, altro è il modo con il quale esse sono annunciate, anche se ciò avviene sempre nello stesso senso e nella stessa accezione. Va data grande importanza a questo metodo e, se è necessario, applicato con tenacia; bisogna cioè trovare e utilizzare quella forma di esposizione della fede che più corrisponda a ciò che il magistero della Chiesa ha definito, la cui indole è prevalentemente pastorale.”

Molti lo avranno riconosciuto. Chiedendo perdono all’autore, mi sono solo limitato ad un “maquillages” lessicale per non tradire l’età di questo testo, lasciando inalterata la sintassi e le idee.

L’originale è in questa pagina web.

(http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/speeches/1962/documents/hf_j-xxiii_spe_19621011_opening-council_it.html)

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