La letteratura come conoscenza di sé e del mondo

Una lettera del Papa che ribadisce il grande valore delle parole umane nel cammino della vita, con un auspicio formativo per laici e religiosi
8 Agosto 2024

Con sorpresa, Francesco ha diffuso il 4 agosto una Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione: un testo bello, ricco, che contribuisce a illuminare un paradigma formativo e umano di cui c’è sempre più necessità, nell’epoca del dominio tecnico e quantitativo.
In poche pagine, il papa — ricordando anche di essere stato, da giovane gesuita, insegnante di letteratura — ricorda la grande forza del gratuito e la capacità conoscitiva della letteratura (riannodando il testo ad altre sua affermazioni precedenti sulla necessità della poesia): romanzi e poesia sono occasioni di conoscenza di sé e dell’altro, poiché offrono al lettore parole che ospitano esperienze trasversali all’umanità, emozioni e sentimenti, desideri e speranze, drammi e sconfitte comuni. È la letteratura che riesce a dare voce a ciò che abita negli uomini e nelle donne di sempre: «La letteratura ha così a che fare, in un modo o nell’altro, con ciò che ciascuno di noi desidera dalla vita, poiché entra in un rapporto intimo con la nostra esistenza concreta, con le sue tensioni essenziali, con i suoi desideri e i suoi significati» [6].
In un contesto sempre più governato da algoritmi, da misure e numeri, il Papa ribadisce l’essenziale valore della letteratura: essa educa all’empatia, ricorda quanto ciò che ognuno vive è in qualche modo vissuto anche da altri, vince la solitudine, combatte uno dei flagelli dei nostri anni dominati dai social, ossia «l’incapacità emotiva» (in eco con Eliot): «Alla luce di questa lettura della realtà, oggi il problema della fede non è innanzitutto quello di credere di più o di credere di meno nelle proposizioni dottrinali. È piuttosto quello legato all’incapacità di tanti di emozionarsi davanti a Dio, davanti alla sua creazione, davanti agli altri esseri umani. C’è qui, dunque, il compito di guarire e di arricchire la nostra sensibilità» [22].
Ancora, scendere nel profondo di sé attraverso le parole degli scrittori diviene scoperta del mistero che ci abita, oltre i manicheismi, i moralismi, i facili giudizi: c’è un abisso del cuore umano che la letteratura sa sfiorare e che porge al lettore, dando la possibilità di intuire analogie e similitudini e così saldando parole altrui alla propria esistenza e alla sue molteplici strade interiori.

Varrà al pena sottolineare ancora quanto Francesco ricordi il valore del gratuito artistico — in questo scorcio di secolo XXI in cui anche gli indirizzi governativi su scuola e cultura vogliono relegare il campo letterario e artistico-figurativo ai margini, perché non funzionali ad un profitto economico immediato. L’analfabetismo affettivo che ci circonda avrebbe bisogno di più poesia, e non meno, anche tra i cristiani. Non a caso il Papa esorta a dare maggior spazio alla letteratura nella formazione dei cristiani e dei presbiteri in particolare, poiché così si supererebbero anche rigidità personali, riconoscendo quella «polifonia della creazione» [10] che è dono dello Spirito, oltre gli steccati e le appartenenze, che non sono recinti in cui Dio si costringe.

In questo senso, è da evidenziare come opportunamente Francesco superi i ristretti e poveri limiti dell’apologetica e della letteratura edificante, dove lo scopo artistico è piegato all’esigenza di un messaggio morale: «Si capisce così che il lettore non è il destinatario di un messaggio edificante, ma è una persona che viene attivamente sollecitata ad inoltrarsi su un terreno poco stabile dove i confini tra salvezza e perdizione non sono a priori definiti e separati. L’atto della lettura è, allora, come un atto di “discernimento”, grazie al quale il lettore è implicato in prima persona come “soggetto” di lettura e, nello stesso tempo, come “oggetto” di ciò che legge» [29]. Parole che andrebbero riprese ogni qual volta negli ambienti cattolici si propongono letture e conferenze a semplice scopo moraleggiante, senza aprirsi al mondo e alle sue cangianti luci e ombre, dimenticando la complessità del reale e la corporeità del messaggio evangelico: «Dobbiamo stare tutti attenti a non perdere mai di vista la “carne” di Gesù Cristo: quella carne fatta di passioni, emozioni, sentimenti, racconti concreti, mani che toccano e guariscono, sguardi che liberano e incoraggiano, di ospitalità, di perdono, di indignazione, di coraggio, di intrepidezza: in una parola, di amore» [14].
Andare ai testi, coltivare gusti personali di lettura, concedersi del tempo libero per accostarci alla letteratura, educarci all’ascolto e al discernimento, prestare orecchio alla voce che percorre una pagina, far risuonare in sé parole e Parola – che per il cristiano è il Dio che si incarna: «Per i cristiani la Parola è Dio e tutte le parole umane recano traccia di una intrinseca nostalgia di Dio, tendendo verso quella Parola» [24] —, ringraziare per la ricchezza del genio umano: anche questi temi sono ripresi da Francesco, in un argomentare che procede con  delicatezza e con serena convinzione.

La lettera del Papa è un dono prezioso per il tempo estivo e, speriamo, per i mesi successivi. Soprattutto, sarà da far cadere questo prezioso testo nella pastorale ordinaria e, come auspica anche il Papa, nel percorso formativo di laici e soprattutto religiosi.
E pertanto, anche a fronte di una maggior fatica di lettura che si riscontra nel veloce e connesso mondo contemporaneo, perché non pensare a incontri o corsi di letteratura, magari in dialogo con le spiritualità?
E perché non iniziare qualche corso universitario, nelle numerose istituzioni accademiche cattoliche, in cui si mettano in dialogo seriamente, oltre semplici accostamenti e oltre stucchevoli strumentalizzazioni, il tesoro della Parola e il tesoro delle parole umane?

Una risposta a “La letteratura come conoscenza di sé e del mondo”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Nella Bibbia Il Signore parlo’ a Mose’ e gli disse:” vedi, ho chiamato per nome Besalel, figlio di Uri, figlio di Cur,. della tribù di Giuda. L’ho riempito dello spirito di Dio, perché abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro, per ideare progetti da realizzare in oro, argento e bronzo, per intagliare le pietre da incastonare, per scolpire il legno ed eseguire ogni sorta di lavoro.Inoltre nel cuore di ogni artista ho infuso saggezza, perché possa eseguire quanto ti ho comandato”. (Esodo 32.11)”E la bellezza della cappella Sistina, Michelangelo e tutti gli uomini artisti che hanno lasciato una storia sacra piena di “bellezza” perché Dio l’ha ispirata! Così in tutte le altre arti, Dante Alighieri, Alessandro Manzoni, Musicisti a elevare a Dio in note che sublimano ed esprimono l’animo umano a dare ali allo spirito e al cuore . Si anche l’AI e ingegno ma se non strumento di Pace, di Bene..non può essere a onore e gloria del Dio Creatore

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