Classe 3A, scuola primaria: oggi si parla di cerchio.
Come sempre si parte dalla parte sensoriale dei bambini, da loro stessi e proviamo così a far disegnare cerchi con il loro corpo, con le dita che girano nell’aria, con le braccia larghe e con tanti giri su se stessi. Qualcuno ruota la testa, qualcuno prende per mano un compagno ed insieme lo fanno più grande. Qualcuno cerca di tracciarlo sul pavimento con la punta del piede.
Poi chiediamo loro di dirci cos’è un cerchio.
Vengono fuori idee ed intuizioni molto belle, riferimenti alla natura, ai loro sentimenti di bambini.
Anche il bimbo che seguo, affetto da sindrome di autismo, inaspettatamente dà la sua definizione:
“il cerchio è come un modo per tornare”
Io e la maestra collega ci guardiamo da un lato all’altro della classe, le mascherine per fortuna nascondono la commozione.
Lo aiuto a scrivere sul quaderno questa cosa, non voglio che vada persa. È un mondo di pensieri il suo, e quando vengono fuori sono una ricchezza straordinaria per tutti.
Il cerchio è come un modo per tornare, per non perdersi, per ritrovarsi e ricominciare. La matita mi fa vedere che fa il giro e, con grandissima difficoltà e concentrazione, deve riprendere esattamente il punto di partenza. È difficile. A volte perde la traccia e sembra andare verso un fuori… ma poi si riallaccia e sembra un bacio.
Poi cambia colore e disegna soddisfatto anche il punto nel mezzo. Lo fa con forza, calcando con la manina. Mi guarda. Quel punto centrale lo rilassa, ci tiene la punta della matita per un po’. Poi alza lo sguardo e si appoggia sereno al mio braccio. È pace. Quel centro è Pace.
In questi giorni abbiamo celebrato la Festa di tutti i Santi.
Ecco, questo cerchio oggi mi illumina. È quel “Gesù che venne e stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi”. Nel suo stare in mezzo, come quel puntino blu, Gesù disegna la sua comunità, guardando ciascuno di noi negli occhi.
I Santi sono coloro che sanno stare in questa pace, in questo cerchio, che non ha angoli, dove tutto è perfezione e sa ritornare. Tutti equidistanti da Lui, punti vicini che sanno diventare molti e così facendo allargano il raggio.
Gesù disegna un cerchio, non piramidi. Viene e sta in mezzo. Nessuno deve sentirsi lontano. Lui è il riferimento che dà senso. Ecco la nostra Comunità, la Chiesa che Gesù ci ha indicato è tutta nel tratto del mio bambino a scuola, in quelle sue poche straordinarie parole.
L’incertezza della matita che sbanda è come il dubbio di S. Tommaso, ma è davvero il segno della fede più audace, quella che, come lui ha saputo ben esprimere “sa tornare”.
Molto profondo tutto questo. Ho un figlio affetto da autismo e spesso mi sorprende la sua spiritualità. Vorrei tanto riuscire ad aiutare la sua comprensione durante la Santa Messa, perché mi rendo conto del suo bisogno di Gesù.