Pulito non ci arriva nessuno

In modo pulito sarebbe ancora più bello
1 Dicembre 2015

Mentre sto facendo un rimprovero, all’improvviso, si apre la porta della classe. D’istinto ribatto: “Ma non si bussa?” “Eh, prof. sempre lo stesso lei”. Arriva prima la voce, poi gli occhi e infine lo riconosco. “Oh. Ma che sorpresa! Come stai?” “Io bene, e lei? La vedo in forma, prof.” “Guarda mi hai beccato proprio mentre stavo arrabbiandomi! Passano gli anni ma gli studenti mi fanno sempre gli stessi effetti”. “Ha ragione”. E poi rivolto alla classe: “Anche con me faceva così”. “Con te era diverso, tu furbeggiavi sempre”. Ride di gusto e mentre usciamo dalla classe mi dice: “Ah prof. ho imparato bene a scuola. Adesso furbeggio per lavoro e ho il permesso legale di fregare la gente”. 

Andrea era sveglio anche quando era sui banchi, 5 anni fa. Almeno quanto basta per sopravvivere 6 anni senza fare nulla. Solo in quarta ci aveva rimesso l’anno per colpa di una ragazza che gli aveva fatto perdere la lucidità. Ma la sua frase mi lascia comunque stupito e chiedo lumi. “Si, prof, faccio l’assicuratore!” “Ah, bene – ribatto – e cosa centra con quello che hai studiato, la grafica?” “Nulla”. E ride divertito. “Ma come l’hai trovato questo lavoro?” “Una sera nel locale dove faccio il PR ho incontrato uno che mi ha proposto di provare, a tempo perso, per lui. Così ho cominciato. Poi, per due anni, sono rimasto con lui. Stipendio fisso. Però da 6 mesi ho deciso di provare da solo. Mi piace”. “Ma scusa, allora era una battuta quella del fregare la gente”. “No no, prof. sono serio”. “Spiegami, non capisco”, gli dico.

“Lo sa anche lei prof. Le clausole scritte in piccolo che nessuno legge, gli aumenti automatici del premio dati per scontati, le franchige delle polizze non spiegate nel dettaglio. E la gente però se ne va convinta dell’affare! Come vede furbeggiare a scuola non è stato inutile”. Lo guardo e capisco che è serio sul serio. E allora la mia domanda esce improvvisa: “Ma come Andrea? Ti piace fregare la gente?” “Bhè, ma loro sono contenti, e fin’ora nessuno è venuto a lamentarsi. Che c’è di male?” “Sai benissimo che se lo dici a me è perché su queste cose ci abbiamo ragionato tanto in classe. E’ come se tu mi volessi dire: vede prof. avevo ragione io. Furbeggiare paga!”. Sorride e poi dice: “E’ così, prof. E’ proprio così. Come le dicevo in classe”. Poi si fa serio e continua: “Tanto se vuoi riuscire a fare qualcosa che davvero ti piace, devi trovare il modo di fregare. Pulito, non ci arriva nessuno”.

“Anche tu sei rimasto quello di allora – ribatto. Ma io continuo a credere che sai benissimo che queste cose non andrebbero fatte. E te le giustifichi solo perché pensi che il mondo sia così e che sia necessario farle per raggiungere gli obiettivi che vuoi. Però, Andrea, anche concesso che il mondo davvero funzioni così, cosa che non credo sul serio, resta che quegli obiettivi non sono obbligatori. Nessuno ti costringe a vendere polizze. Puoi volere cose che non richiedono di “furbeggiare”. Forse non avevo il diritto e mi sono spinto troppo in la. Sta di fatto che si è inalberato improvvisamente. “Ah, bella roba prof!! E lei preferirebbe che fossi rimasto a fare il pezzente come dipendente da qualche parte, per non dover furbeggiare? E poi anche i dipendenti furbeggiano. Ma perché devo rinunciare ad avere una posizione migliore se ho le possibilità? Guardi quelli di Chiesa che dicono dicono e alla fine non “furbeggiano? Ah, si vede, come no!”

Ho sorriso e gli ho messo una mano sulla spalla. “Andrea, hai ragione. A volte proprio quelli che parlano tanto poi alla fine sono come gli altri, se non peggio. Ma il peccato degli altri non giustifica il nostro. Capisco che sia facile cedere all’andazzo generale. Però, come mai quando dici che tu hai il permesso legale di fregare la gente, lo dici proprio in modo che sia chiaro che per te quel “fregare” ha ancora un valore negativo, nonostante tutto? Se tu fossi davvero convinto che questo è giusto lo diresti diversamente, non useresti il verbo “fregare”. Quando affermi che “pulito, non ci arriva nessuno” stai ammettendo che quello che fai è sporco, e che sai bene invece come e dove sarebbe il pulito. E forse, al di là di quello che dici, ti piacerebbe poter fare quello che ti piace, ma in modo pulito”. 

“Eccerto, prof!! Perché, secondo lei se uno potesse raggiungere quello che vuole in modo pulito preferirebbe farlo “fregando”? Ovvio che no. Anche a me piacerebbe, certo. Ma non si può, in questo mondo non si può”. “Andrea, hai 24 anni, non credo che tu possa davvero essere così sicuro su ciò che si può fare o non si può fare. La tua esperienza fin’ora ti porta dire che non si può fare diversamente, ma nessuno, davvero, può sapere se da qui in poi qualcosa o qualcuno ti potrà far pensare che non è così. Io ti invito solo a non spegnere del tutto quello che nel tuo fondo ancora è vivo. Tu vuoi fare le cose pulite. “Fregare” ti può anche venire bene, certo. Ma senti che sfidarti a fare le stesse cose, con gli stessi risultati, in modo pulito sarebbe ancora più bello. Ecco, non perdere questo desiderio. Sfidati qui. Pensa che bello sarebbe se un giorno tu potessi dire a te stesso: ho dimostrato che quello che tutti mi dicevano impossibile, invece è vero. Non vale forse di più che saper fregare la gente?”

 

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