La propaganda anti-clericale non sarà populista?

La sottile linea rossa (da indagare!) che distingue "populismo" e "popolare" si ripresenta anche nella polemica "anti-clericale"?
9 Aprile 2025

Otto anni fa usciva un brillante libro di M. Tarchi, intitolato: Italia populista. Dal qualunquismo a Beppe Grillo; scritto che individuava le varie forme di populismo, soffermandosi ad analizzare e a riflettere sulle dinamiche che lo gerano ed alimentano.

L’autore evidenziava in maniera puntuale la genesi del fenomeno populista che, pur nelle sue molteplici parvenze, è riconoscibile per degli elementi identificativi. Il populismo infatti non è un’ideologia, ma è principalmente una forma mentis, un atteggiamento psicologico che tende a semplificare la complessità del mondo nella dialettica dualista del “noi”, “loro”.

Questo modo di pensare emerge, non di rado, in alcuni dibattiti all’interno della compagine ecclesiale del popolo di Dio, quando gli interlocutori coinvolti si schierano nelle fazioni noi-loro, laici-chierici.

La gerarchia, secondo una certa visione laicale, sarebbe la rappresentazione fattuale e iconica del potere (spesso abusante) e dei privilegi all’interno della Chiesa.

Questa visione, condivisibile per diversi aspetti, vede il mondo laicale come una massa uniforme e indistinta di persone accumunate da virtù innate, che sarebbero automaticamente in grado di risolvere le storture del sistema gerarchico-ecclesiale non appena venisse conferita loro la possibilità di giungere al potere.

La suddetta semplificazione, alquanto ingenua, dimentica tuttavia che il potere si radica nei cuori dell’umanità, a prescindere dal sesso o dai ruoli professionali ricoperti. Quando l’interiorità dell’essere umano non ricerca più il bene ma il proprio ego, questa si corrompe, generando non di rado prepotenza e delle vere e proprie forme di abuso.

La risposta alla corruzione e ai tanti, sempre troppi, abusi ecclesiali non è tanto la ricerca e il ricompenso ai posti di potere, ma la ricerca di luoghi di servizio, che passa anche ‒ ma non solo ‒ all’infuori del tradizionale modo di intendere i ruoli sessuali, specie femminili, nell’ambito ecclesiale.

Gli ambiti di servizio non escludono, anzi necessitano ‒ per poter scardinare la mentalità patriarcale androcentrica ‒ di permettere alle donne l’accesso a mansioni pubbliche qualificate, dalla gestione dei ministeri all’insegnamento accademico, ma il fatto di potervi accedere non equilibra o risana automaticamente le logiche di dominio e di potere qui presenti, anche se a svolgere tali professioni sono le donne o più genericamente i laici.

Anche la dialettica del servizio e del potere, del nascondimento e della visibilità, come della dimensione privata e pubblica è in realtà una pseudo verità, che cerca di scardinare le visioni platoniche clericali e sessiste facendo leva su questo sentimento ostile di estromissione, dimenticando che la fenomenologia dell’abuso può verificarsi ovunque, in quanto le logiche di potere possono cambiare l’habitus di ogni essere umano.

È dunque utile vigilare sempre sulle dinamiche del proprio mondo interiore, affinché questo sia all’insegna dell’umanizzazione del mondo, perché il compito di ogni essere umano è quello di portare frutti di carità per la vita del mondo, indipendentemente dal sesso o dai ruoli sociali ‒ anche ecclesiali ‒ ricoperti.

7 risposte a “La propaganda anti-clericale non sarà populista?”

  1. pietro buttiglione ha detto:

    Mi fa senso leggere di POTERE/cupidigia/tunica e sue cuciture/democrazia/dittatura/populisti/clericali/Chiesa Istituzione distinta dai laici
    E sembra che il tutto si risolva in un maggiore spazio alle donne…
    Forse è il caso di chiedersi quante divisioni abbia oggi la Chiesa… in cui “divisioni” ha ben altra accezione..^–^
    Ma amnche e soprattutto QUALE potere oggi abbiamo per il quale batterci o passare di mano? Il NULLA? o quasi?
    —————————————————————–
    Tanto per non sembrare il vice di Beretta:
    REVISIONE TOTALE della Dottrina.
    Il resto con-seguirà.

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Chiedo scusa ma a questi diversi pareri che la linea di parola consente, mi fa ricordare la parabola dei due che andavano a Emmaus ai quali si è accompagnato Gesù. Si è mostrato interessato ai loro discorsi e li aiuto a capire ripercorrendo le sacre scritture. La Chiesa non ha bisogno di essere “cambiata oggi” ma di far tesoro del coraggio dimostrato da coloro che .l’hanno vissuta fino ad oggi. Sarebbe rinnegare tutto quanto appreso dai famigliari che la Fede hanno trasmessa, anzi ringraziarli senza domandarsi quali le criticità pure esistenti allora. Il computer ha falsato un modo di vivere, resi dipendenti da risposte immediate ma la vita non è cosa da improvvisare il sostegno necessità chiederlo a Colui che ci può dare risposta sicura e se non dalla Parola di Dio, quale altra? Giovanni Paolo II e esempio l’ha gridata e tutti l’abbiamo sentito sentito di un poter mirare alla Pace tra i popoli se con La Sapienza d Dio.

  3. Roberto Piva ha detto:

    Grazie per questa riflessione chiara e obbiettiva che ci ricorda che Gesù è venuto proprio per salvare l’uomo dalla cupidigia e dal potere che nel IV secolo i capi cristiani del tempo hanno trovato, nella Chiesa Costantiniana, l’humus adatto per istituzionalizzare questa cupidigia. Infatti con l’istituzione del clero distinto dai laici, si è autoinflitta il più grande scisma di tutti i tempi che papa Francesco sta cercando di buttare i primi semi per una risemina sinodale… Essendo la cupidigia un male dell’uomo non è solo un problema di Chiesa istituzionale ma anche dei movimenti, nuove comunità e realtà varie. Insomma sarà una battaglia fino alla Parusia, saremmo aiutati se uomini coraggiosi sapranno essere “una voce che grida”, una vocazione aperta a tutti gli uomini e donne di buona volontà. Buona giornata.

  4. Severo Piovanelli ha detto:

    sono un prete non clericale nè religioso. ho sempre cercato e continuo a cercare di vivere di quella fede profondamente umana portata dentro alla dimensione della trascendenza dallo stesso Gesù. Nel mio ultimo libro “Gridatelo sui tetti” edito da Sprintbook, dico che l’unico dio a cui ci dobbiamo rivolgere è il Dio Umano pienamente vissuto da Gesù. Il resto è fantasia opinabile.
    la laicità non mi ha mai lasciato. la ritengo costitutiva del Gesù stesso dei vangeli. il ruolo, invece, ho dovuto tenerlo a bada non con pochi sforzi resi più acerbi dalle recriminazioni fattemi. Essere anticlericali non lo ritengo alla stregua del populismo, ma piuttosto un inizio di liberazione da ceppi che per troppi secoli ci hanno costretti all’immobilismo.
    Mi basta quella chiesa che di volta in volta si genera in qualunque ora e spazio quando con due o tre mi riunisco nel nome di Gesù.
    il resto è resto

  5. Roberto Beretta ha detto:

    È un discorso che vale per tutte le migliori realtà umane: non basta passare dalla dittatura alla democrazia, anche quest’ultima ha i suoi difetti; la libertà è meglio della schiavitù, però non deve diventare sfrenata; e così via. Per secoli il cristianesimo ha sottolineato che il vero cambiamento è interiore: cosa vera, certo, ma che spesso ha fatto dimenticare l’impegno per cambiare anche le strutture. Dunque: sappiamo che trasferire potere dal clero al laicato o alle donne non risolve tutti i problemi, ma intanto cominciamo a farlo! Poi aggiusteremo gli effetti collaterali non voluti

  6. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    …nell’oggi la società predilige un apparire meno formale, più conforme a libertà di un voler apparire più che essere, quando si ricoprono ruoli di pubblico servizio sembra doveroso il dovere a competenza, dignità e decoro al servizio verso la comunità,popolo. Nel Libro dell’Esodo si legge come di questo Dio allora ha dato precise disposizioni a un popolo pastorale, come i suoi Sacerdoti dovevano presentarsi al Suo Altare, e tutto di esso essere bellezza poiche’ era la Sua Tenda in mezzo a loro, nella quale Egli manifestava la Sua Presenza ! Non diversamente il Figlio Gesù Cristo, umanamente povero tra i poveri ma Maestro di somma divina sapienza, testimone dell’amore del Padre: la tunica, senza cuciture, non altro riferimento alla persona umana,. Invece importante quella divina, la sua predicazione, gli ammaestramenti ai suoi prescelti. La sua Chiesa, testimonianza dell’amore del Padre verso tutti coloro che a Lui con Fede si rivolgono.

  7. Angelo Bertolotti ha detto:

    Grazie davvero per la riflessione: lucida, puntuale, priva di preconcetti o spirito di rivalsa/prevaricazione. Donne col suo pensiero sono la vera fonte rinnovatrice di cui tutti, ma proprio tutti, abbiamo bisonogno.

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