Il cuore pensante della baracca

EttyHillesum e Nino Baglieri: la via dell' "adattamento creativo" per una risposta diversa al tema che la morte di Dj Fabo pone
4 Marzo 2017

Sono giorni che vorrei scrivere qualcosa, non certo esprimendo pareri sulla vicenda di Dj Fabo, quanto piuttosto sul consiglio che a distanza di pochi giorni ancora mi risuona, quell’accorato appello che gli rivolgeva Matteo Nassigh, disabile gravissimo dalla nascita, che gli diceva:  “E’ vero, noi due non possiamo fare niente da soli, ma possiamo pensare e il pensiero cambia il mondo. Fabo, noi siamo il cambiamento che il mondo chiede per evolvere. Tieni duro!”…

Queste parole, rivolte da questo ragazzo di 19 anni al suo “amico acquisito” Fabo, per convincerlo di una bellezza del vivere, mi hanno veramente colpito e richiamato un altro “cuore pensante”: quello di EttyHillesum, che nelle ultime pagine dei suoi Diari, scritti nel campo di deportazione di Westerbrok, nel 1943 scriveva, con un corpo debolissimo e stremato da stenti e malattia steso sulla branda della sua capanna, di essere appunto “il cuore pensante della capanna”, punto di riferimento e sostegno coraggioso per quanti non ce la facevano ad accettare la disumanità di quella condizione di limite e privazione di tutto: altri corpi limitati, funzioni paralizzate, voci spezzate. Eppure Etty pensava, parlava, compativa ed empatizzava coi suoi fratelli di “capanna”.

In questi giorni, infine,  una notizia di cronaca regionale (appunto della regione Sicilia), mi dà l’occasione di richiamare la vicenda di Fabo per dargli un compagno in più, non un altro commentatore della sua vicenda… forse un fratello nella fede che, come lui, ha vissuto la sua sofferenza e può capirlo molto meglio di noi tutti che ci accingiamo, muniti di parole e saggezze, a dire qualcosa sul suo conto per suffragare qualche causa di principio. Questo amico è Nino Baglieri, di cui ricorre il decennale della morte. In molti lo definiscono già il “Santo di Modica” ed  infatti di questo servo di Dio è già in atto la causa di beatificazione.

Ma non propongo come amico e fratello di Dj Fabo quest’uomo santo al semplice scopo di mostrarne l’edificante e cristiana capacità di vivere la sofferenza , con una sorta di implicita e moralistica squalifica della scelta di Fabo… Vorrei invece accostarli nella struggente ricerca di felicità che li ha accomunati perché, fino a un certo punto, la loro storia assomiglia davvero. Per chi non conoscesse Nino Baglieri, nato a Modica in provincia di Ragusa nel 1951, vorrei raccontare brevemente di come abbia vissuto i primi diciassette anni della sua vita come un ragazzo sano e pieno di vita, e solo per un incidente sul lavoro che lo ha visto precipitare dal quarto piano del palazzo dove lavorava come muratore, egli abbia perso in un momento l’uso di tutti gli arti, rimanendo come un tronco paralizzato in un letto o in una lettiga da trasporto… sono seguiti dieci lunghi anni  bestemmiando Dio e l’accaduto, pieni di rabbia, incomprensione dell a sua vita, perdita di fede e vergogna di fronte agli altri per essere ridotto così… e, come per Fabo, lunghi anni di ricerca di una guarigione fisica.

Finchè un giorno, esattamente il venerdi santo del 1978, durante un momento di preghiera presso il suo letto fatta da un sacerdote e da un gruppo di persone, Nino non ottiene la tanto desiderata guarigione fisica, piuttosto quella dello spirito. Così,dirà lui stesso, “in quel giorno il Signore operò in me qualcosa di più grande della guarigione fisica”. La sua vita cambia radicalmente, si apre a Dio e agli altri, ed egli comincia a raccontare la sua storia ad una radio locale, lancia messaggi di vita e di speranza pur nella sua condizione, comincia ad essere cercato da frotte di gente che lo vanno a trovare a casa per ricevere consolazione e consiglio (fino a 80 persone al giorno ricevute)… E poi Nino scrive libri, poesie, disegni personalizzati da regalare ai suoi visitatori  tenendo la penna con la bocca, risponde in vari anni ad oltre 7000 lettere spedite da vari continenti… parla al telefono con tanti ammalati che cercano un senso e un conforto  e li richiama componendo il numero con un’asticella… Nino si inventa una nuova vita e riesce ad affermare: “So che le mie sofferenze non sono inutili, servono a qualcuno, a qualcosa. Non importa essere malati o invalidi, l’importante è vivere per Lui, con Lui, in Lui». Quando morirà, il 2 marzo del 2007, chiede di poter indossare tuta e scarpette… per questo è uscito un recente film su di lui dal titolo “L’atleta di Dio”!

Questa la storia luminosa di Nino, questa per un credente la storia di una conversione meravigliosa e della testimonianza di come Dio trasformi ogni sofferenza per la sua gloria, ma anche la storia umana di quella che la psicologia della Gestalt,  ha definito come “adattamento creativo:  integrando il bisogno sociale di condivisione delle norme con il bisogno individuale di originalità e differenziazione. La capacità artistica non appartiene esclusivamente a personalità eccezionali (né tanto meno nevrotiche), al contrario essa caratterizza l’adattamento spontaneo del nostro essere in relazione, e dunque il sano vivere sociale. Le relazioni umane sono intrinsecamente creative e auto-regolantesi…” (Antonio Sichera).

Una galleria di amici per Fabo, assieme a tanti altri che forse non conosceremo mai: il diciannovenne Matteo Nassigh (vivente e ancora oggi  agli occhi del mondo “handicappato gravissimo”), la vita tutta spesa per consolare gli altri del servo di Dio Nino Baglieri, il cuore pensante dell’ebrea EttyHillesum di cui leggiamo i diari meravigliosi e palpitanti (capolavoro della letteratura del  Novecento)… tutti adattamenti creativi possibili, che mi piace pensare sorridano a Fabo anche in questo momento, senza sentirsi migliori, ma capendo fino in fondo la sua disperata ricerca di senso, di felicità  e di dignità.

Perché in ognuno ci possa sempre essere una “capanna” (il nostro essere in relazione), e “un cuore che pensa” e ama con coraggio (la nostra capacità artistica di essere unici in qualunque situazione ci troviamo)!

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