Quale sguardo sulla realtà?

La realtà ci visita di continuo, a volte ci entra dentro e ci accompagna per sempre. E tutto dipende da ‘come’ ci relazioniamo con essa…
6 Agosto 2022

Nel suo viaggio in Canada, a proposito degli abusi e delle violenze subiti dalle popolazioni indigene, Papa Francesco si è domandato più volte «perché è successo? come è potuto succedere? Come ciò è potuto avvenire nella comunità di coloro che seguono Gesù?» (Omelia della messa per la riconciliazione, 28 luglio 2022). Una parte della risposta, seppur indirettamente, l’ha fornita (parlando della secolarizzazione) in un importante passaggio dell’omelia svolta durante i vespri con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e gli operatori pastorali (28 luglio 2022):

 

«mai più la comunità cristiana si lasci contaminare dall’idea che esista una superiorità di una cultura rispetto ad altre e che sia legittimo usare mezzi di coercizione nei riguardi degli altri… Voi siete i protagonisti e i costruttori di una Chiesa diversa: umile, mite, misericordiosa, una Chiesa che accompagna i processi, che lavora decisamente e serenamente all’inculturazione, che valorizza ognuno e ogni diversità culturale e religiosa… quando osserviamo la cultura in cui siamo immersi, i suoi linguaggi e i suoi simboli, occorre stare attenti a non restare prigionieri del pessimismo e del risentimento, lasciandoci andare a giudizi negativi o a inutili nostalgie. Ci sono infatti due sguardi possibili nei confronti del mondo in cui viviamo: uno lo chiamerei “sguardo negativo”; l’altro “sguardo che discerne”.

Il primo, lo sguardo negativo, nasce spesso da una fede che, sentendosi attaccata [minacciata/messa in crisi], si concepisce come una specie di “armatura” per difendersi dal mondo. Con amarezza accusa la realtà dicendo: “il mondo è cattivo, regna il peccato”, e rischia così di rivestirsi di uno “spirito da crociata”. Stiamo attenti a questo, perché non è cristiano; non è infatti il modo di fare di Dio (Gv 3,16). Il Signore, che detesta la mondanità e ha uno sguardo buono sul mondo, benedice la nostra vita, dice bene di noi e della nostra realtà, si incarna nelle situazioni della storia non per condannare, ma per far germogliare il seme del Regno proprio là dove sembrano trionfare le tenebre. Se ci fermiamo a uno sguardo negativo, invece, finiremo per negare l’incarnazione, perché fuggiremo la realtà, anziché incarnarci in essa. Ci chiuderemo in noi stessi, piangeremo sulle nostre perdite, ci lamenteremo continuamente e cadremo nella tristezza e nel pessimismo: tristezza e pessimismo non vengono mai da Dio. Siamo chiamati, invece, ad avere uno sguardo simile a quello di Dio, che sa distinguere il bene ed è ostinato nel cercarlo, nel vederlo e nell’alimentarlo. Non è uno sguardo ingenuo, ma uno sguardo che discerne la realtà.

Per affinare il nostro discernimento sul mondo secolarizzato, lasciamoci ispirare da quanto scrisse San Paolo VI nella Evangelii nuntiandi, Esortazione apostolica ancora oggi pienamente attuale: per lui la secolarizzazione è «lo sforzo in sé giusto e legittimo, per nulla incompatibile con la fede o con la religione» (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 55), di scoprire le leggi della realtà e della stessa vita umana poste dal Creatore. Infatti, Dio non ci vuole schiavi, ma figli, non vuole decidere al posto nostro, né opprimerci con un potere sacrale in un mondo governato da leggi religiose. No, Egli ci ha creati liberi e ci chiede di essere persone adulte, persone responsabili nella vita e nella società. Altra cosa – distingueva San Paolo VI – è il secolarismo, una concezione di vita che separa totalmente dal legame con il Creatore, cosicché Dio diventa «superfluo e ingombrante» e si generano «nuove forme di ateismo» subdole e svariate: «la civiltà dei consumi, l’edonismo elevato a valore supremo, la volontà di potere e di dominio, discriminazioni di ogni tipo» (ibid.). Ecco, come Chiesa, soprattutto come pastori del Popolo di Dio, come pastori, come consacrate e come consacrati, come seminaristi e come operatori pastorali, sta a noi saper fare queste distinzioni, discernere. Se cediamo allo sguardo negativo e giudichiamo in modo superficiale, rischiamo di far passare un messaggio sbagliato, come se dietro alla critica sulla secolarizzazione ci fosse da parte nostra la nostalgia di un mondo sacralizzato, di una società di altri tempi nella quale la Chiesa e i suoi ministri avevano più potere e rilevanza sociale. E questa è una prospettiva sbagliata.

Invece, come nota un grande studioso di questi temi, il problema della secolarizzazione, per noi cristiani, non dev’essere la minore rilevanza sociale della Chiesa o la perdita di ricchezze materiali e privilegi; piuttosto, essa ci chiede di riflettere sui cambiamenti della società, che hanno influito sul modo in cui le persone pensano e organizzano la vita. Se ci soffermiamo su questo aspetto, ci accorgiamo che non è la fede a essere in crisi, ma certe forme e modi attraverso cui la annunciamo. E, perciò, la secolarizzazione è una sfida per la nostra immaginazione pastorale, è «l’occasione per la ricomposizione della vita spirituale in nuove forme e per nuovi modi di esistere» (C. Taylor, A Secular Age, Cambridge 2007, 437). Così lo sguardo che discerne, mentre ci fa vedere le difficoltà che abbiamo nel trasmettere la gioia della fede, allo stesso tempo ci stimola a ritrovare una nuova passione per l’evangelizzazione, a cercare nuovi linguaggi, a cambiare alcune priorità pastorali, ad andare all’essenziale».

 

2 risposte a “Quale sguardo sulla realtà?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ho letto, che il nostro pianeta, è stato constatato, si stia muovendo più velocemente! Non sarà che tanto materiale estratto, lo sta alleggerendo? Nei mari esistono impianti gasdotti fuochi e ciminiere tanto Ch e cetacei si allontanano, vanno a morire in acque dolci; montagne franano, fiumi esondano, ghiacciai si sciolgono tutto avviene improvviso, ma quasi tenuto una supposta normalità, interessi di mercato , un popolo che aspira a godere chi può, in villeggiatura come da normale consuetudine.Per elezioni imminenti. I partiti si sono sciolti i corporazioni, ideali indistinti. Solo i problemi dei cittadini Impegnano in tacito silenzio il Governo a lavoro per risolverli, distante dalle lotte di aspiranti il potere Che disinvoltamente ripropongono idee, già risapute a cittadini più interessati alla salute . Solo se uno è credente che Dio Esiste, questo rinfranca lo spirito, aiuta a mantenere ferma la Fede, e non è poco guardare avanti!

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Il secolarismo, termine inventato dalle CC, sarebbe OK. Invece:
    ‘”Altra cosa – distingueva San Paolo VI – è il secolarismo, una concezione di vita che separa totalmente dal legame con il Creatore, cosicché Dio diventa «superfluo e ingombrante» e si generano «nuove forme di ateismo» subdole e svariate: «la civiltà dei consumi, l’edonismo elevato a valore supremo, la volontà di potere e di dominio, discriminazioni di ogni tipo» (ibid.). Ecco, come Chiesa, soprattutto come pastori del Popolo di Dio, come pastori, come consacrate e come consacrati, come seminaristi e come operatori pastorali, sta a noi saper fare queste distinzioni, discernere.”
    Sottopongo qs lancio al discernimento, invocato nel titolo, alla REALTÀ.
    Ma il secolarismo non è anch’esso REALTÀ?
    Ci dà fastidio xchè oscura noi??
    Bella coerenza 😭😡🙃

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