Oltre la stanchezza, la tenerezza della Passione

Avvertiamo forse la tentazione dell’indifferenza e del cinismo, dopo un anno di pandemia; eppure possiamo ancora sentire emozioni e sentimenti veri nell’accostarci alla Passione, secondo l’invito del profeta Isaia e una profonda poesia di Elena Bono.
28 Marzo 2021

Sostiamo sulla soglia della Passione, che oggi la liturgia ci presenta nella sua interezza, ciclicamente conchiusa in un abbraccio di gratuità e di eccedenza: prima la donna che unge con nardo il capo del Cristo, atto di assoluta oblazione, di estrema cura ed estremo amore. Gesto di amore gratuito, di dolcezza inattesa che spande il suo profumo per il mondo. La chiusura, invece, è sulla fine (apparente) di tutto, con il corpo di Gesù deposto nel sepolcro, dopo l’eccesso del dono di sè e l’eccesso dell’incomprensione umana, ma senza alcuna unzione. Perché, lo sappiamo già, sarà il mattino di Pasqua a impedire l’unzione: un corpo morto prevede l’olio, un corpo risorto invece non lo richiede.

In mezzo, tra l’unzione anticipata e l’unzione negata, lo svolgersi intenso della Passione: l’ultima cena, il tradimento, l’arresto, altri tradimenti, il processo, la condanna, la salita al Calvario, la crocifissione, la morte.
Forse l’anno scorso abbiamo sentito vicine quelle pagine di angoscia e smarrimento, perché eravamo da poco piombati nella pandemia. Ora sono passati più di dodici mesi e la stanchezza si è fatta più gravosa; corriamo davvero il rischio del cinismo e dell’indifferenza, dell’egoismo e del ‘si salvi chi può’. L’emozione superficiale dei canti sul balcone, l’illusione del ‘durerà poco’, la retorica bellica, che pure ebbero una funzione per reggere il trauma iniziale, hanno forse lasciato il posto alla sfiducia e alla frustrazione.
Abbiamo bisogno di saperci ancora commuovere, di sentire ancora la ricchezza delle emozioni buone, di usare con equilibrio la ragionevolezza, per evitare di farci duri e impermeabili.
Può essere allora utile seguire quello che il profeta Isaia, splendidamente, invita a compiere, suggerendo l’atteggiamento con cui entrare nella Passione:

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza.

Due sono i passaggi che Isaia coglie nel discepolo: ascoltare con docilità la Parola di Dio e indirizzare una parola allo sfiduciato. Sono due movimenti fondamentali del cristiano: aprirsi alla voce di Dio e guardare al fratello, alleviando la pena del suo vivere: questa è vera sequela.
Se sapremo custodire questi due movimenti, allora riusciremo ad avvicinarci al Cristo sapendo ancora vibrare di sentimenti buoni, di grato affetto e di profonde risonanze interiori, contro distrazione, insensibilità e distacco, contro stanchezze e scoramenti.

Elena Bono, poetessa già incontrata domenica scorsa, ha scritto una poesia – La fine dell’ultima cena – che dipinge con finezza i sentimenti di Gesù nei giorni della sua caduta: l’amore per gli uomini, l’amicizia, il bene, il timore. È un Gesù capace di grande tenerezza quello cantato dalla poetessa ligure:

La fine dell’ultima cena

Triste l’anima mia sino alla morte.
Eppure ardentemente
l’anima mia desiderava
questo momento
e ancora un poco
stare con voi
finché venga la sera
e la grande ombra.
Tu non temere,
piccolo gregge.
Il tuo pastore pascolo perenne
si fa per te:
qui le limpide acque
e la frescura
e la voce che chiama nella sera
ed il quieto calore dell’ovile.
Ecco che vi ho lasciato
il sangue mio
e la mia carne.
E il cuore che vi ama,
il cuore mio
non lo porto con me.
Ma nessuno mi chiede
«dove vai»,
nessuno che mi dica
«vengo con te»
o solamente «addio».
Ah come
scende la sera.
È l’ora. Andiamo.
E forse per le strade
stanno ancora
appassiti
i fiori che per me furono colti
e le palme e gli ulivi. 

È un Gesù che sente il timore, ma afferma l’affetto per i suoi: bellissima l’immagine del Cristo come «quieto calore dell’ovile», grande l’intuizione di un cuore che rimane tra gli uomini. Così consolante il Gesù che rassicura i suoi: «Tu non temere / piccolo gregge», quel piccolo gregge con cui ha desiderato «ardentemente» condividere un’ultima cena. E la chiusura, con il Maestro che cerca i fiori della domenica della Palme, forse appassiti ma ancora presenti, è un tocco di umana dolcezza.
Che questi versi ci siano da viatico all’ingresso a Gerusalemme, dove il mistero di Gesù si compie, oltre la «grande ombra».

2 risposte a “Oltre la stanchezza, la tenerezza della Passione”

  1. Maria Teresa Pontara Pederiva ha detto:

    La forza della poesia (e anche Isaia è un testo poetico) sta nell’esprimere in immagini semplici e immediate, al limite dello slogan, situazioni anche infauste come la morte “la grande ombra”. Che tutto possa servirci da riflessione in questa Settimana è più che vero come scrive il post.

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Tradimento corruzione cinismo indifferenza egoismo invidia
    Popolo pecorone attratto da capi che appaiono magari gridano ..
    Capi che invece della Giustizia cercano l’applauso delle folle..
    Folle che seguono i ‘santoni’..
    Folle che svileggiano i perdenti, gli emarginati, senza pietà alcuna..
    Davvero la Passione ci presenta il peggio dell’umanità, pure tanto normale e quotidiano. A fronte di Lui, il senzapeccato.
    A fronte di tanta e tante SOFFERENZE innocenti.
    Roba da sentirsi rivoltare dentro. Da conversione diuturna.
    Nel passarvi cosa ieri mi ha mosso dentro,
    davvero un testo SUBLIME, torno in silenzio fino alla Sacra Pasqua di Resurrezione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)