Nel deserto, fare della tentazione una nostalgia

Proviamo ad abitare il deserto, senza fughe, facendo della tentazione un’occasione per rileggere i nostri desideri, le nostre nostalgie più vere, perché, come ci ricorda Caproni, «tutti riceviamo un dono», che va continuamente riscoperto.
21 Febbraio 2021

Sentiamo particolarmente vicino a noi il racconto, essenziale, di Gesù nel deserto, esposto alle tentazioni. In fondo, da un anno viviamo nel deserto di molte cose, sottoposti a fatiche, dubbi, tentazioni, pensieri che distolgono dal chi siamo, dal chi vogliamo essere, da come vorremmo vivere i giorni, magari nel timore di perdere la fede. Certezze venute meno, volti scomparsi, situazioni che ci hanno messo alla prova, delusioni e smarrimenti sembrano trapuntare troppe storie personali.

Fa bene allora sentire, in questo momento, che anche Gesù è stato tentato, è stato messo alla prova. Fa bene sentire che anche Gesù ha attraversato il deserto, per un tempo lungo, e che lì ha abitato. Alla fuga, Gesù preferisce la permanenza; alle scorciatoie, Gesù preferisce il sentiero della costanza.
Ci consola tutto ciò, in qualche modo, e forse ci spinge, o ci aiuta: perché stare nei deserti delle nostre vite è difficile e, quasi sempre, costa molto.

Ma possiamo avere anche un altro sguardo e, quindi, un altro modo di viverli, questi deserti dei giorni: poiché il Vangelo ci dice che è possibile rimanere nel deserto sotto la guida dello Spirito. È qui, credo, la chiave di volta: possiamo subire il deserto, o possiamo abitarlo; possiamo fuggirlo, o possiamo farne dimora. E quando tutto attorno noi è ridotto all’essenziale, quando tanto di quello su cui confidavamo viene meno, quando il tempo del deserto sembra non finire mai, quando la speranza diventa più un grido e un esercizio di volontà, allora in quei momenti possiamo anche sforzarci, se possibile, di leggere diversamente le tentazioni che sentiamo: esse, infatti, possono essere buche nella sabbia, vischio che ci lega sempre più, oppure possono essere segnali di altro, ossia nostalgia di quei desideri più veri, profondi e umani che resistono, là nel profondo, e che il deserto rivela con forza e tenacia.
Se il deserto è custodito dallo Spirito, la tentazione può diventare nostalgia di ciò che vibra in noi, di ciò che costituisce la nostra più intima essenza.
Se decidiamo di stare nel deserto, facendo affidamento non solo su di noi, ma sullo Spirito, allora possiamo cogliere i segnali di qualcosa che scorre ancora dentro di noi, di qualche brace non ancora soffocata del tutto, che sa rivelarci, ancora una volta, chi siamo.

C’è un testo di Giorgio Caproni che condensa la nostalgia di ciò che siamo, in versi di rara bellezza: è Generalizzando, uscito in una plaquette nel 1988 e poi entrato a far parte della raccolta postuma Res amissa:

Generalizzando

Tutti riceviamo un dono.
Poi, non ricordiamo più
né da chi, né che sia.
Soltanto ne conserviamo
– pungente e senza condono –
la spina della nostalgia.

Tutti riceviamo un dono, che poi dimentichiamo, soffocato da mille altre tensioni, bramosie, incertezze, disordini, egoismi, confusioni. Ma quel dono non è morto: lo abbiamo ricevuto.
Il deserto può essere tragedia, oppure può essere occasione per fare spazio alla «spina della nostalgia», così seguendo quel desiderio intimo che abbiamo sepolto, ma che è quanto di più nostro abbiamo: chi siamo, chi desideriamo essere, con chi vogliamo essere, cosa credere.
Abitare il deserto, trasformando la tentazione in eco di nostalgia verso un dono smarrito: che sia questo l’augurio per i quaranta giorni che attraverseremo.

4 risposte a “Nel deserto, fare della tentazione una nostalgia”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Il deserto? Quello che ho ammirato in Israele distesa di sabbia dorata in una sequenza di dune da parere infinito, eppure anche abitato da famiglie con bambini che sembrano vivere in una realtà distante da quella del turista eppure siamo umanità tutta uguale in sofferenza. Cosa dire di quel deserto che la nostra società ha costruito malgrado i grattacieli,i voli spaziali, le soste in altri pianeti,diversi dal nostro. Il deserto attorno alla vita di una donna, uccisa a pugnalate da un compagno, provvedeva a un padre anziano e un figlio disabile, con un negozio di calzature eppure tutto questo non è bastato, sola si sapeva esposta a morte certa per mano di una insensata furia omicida., Tanto da aver prenotato il funerale,comprato il posto della dormiamo è eterna..Ma come! nessuno le era stato vicino di aiuto?Certo avrà parlato delle sue paure a vicini ! Insensibilita ai problemi altrui oggi è diffusa. Ma La morte di un singolo riguarda tutti, e dolore condiviso.

  2. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Pero’ occorre sempre ricordare che Gesu’ ha resistito alle tentazioni maligne , se invece vi avesse accondisceso , se fosse stato così fragile, come noi oggi quasi ci vantiamo di essere, avrebbe certo avuto molte scusanti ( tutte le scusanti e le giustificazioni che troviamo noi aver ceduto alle nostre tentazioni) ma la realta’ e la Storia sarebbero state diverse. Se per esempio avesse ceduto alla tentazione del potere su tutto il mondo , la piu’ difficile , solo in cambio dell’ adorazione del Diavolo, non ci sarebbe stato Cristianesimo. Quindi noi oggi dovremmo rivedere la nostra giustificazione della fragilita’ della “ trasgressione” , quasi chi ceda alle tentazioni sia tutto sommato un buon uomo. No , chi cede alle tentazioni, visto che Gesu’ non ha ceduto e da’ a noi la Grazia sufficiente per non cedere al male, non ha giustificazioni. La casuistica e’ la morale del Diavolo.

  3. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Il mio impegno è di raggiungere il “distacco”, il sapermi vuoto e a Sua disposizione ( una scopa, msg all’effusione ) in mezzo alle Persone cercando e dando sguardi, sorrisi, umanità.

  4. Paola Buscicchio ha detto:

    Il deserto rivela la parte più essenziale di noi stessi, la motivazione profonda che ci spinge ad andare avanti.
    Nella spgliazione di noi stessi delle cose che non fanno più parte del nostro vissuto emerge la verità del nostro io sospinto dallo Spirito verso l’incontro con Dio.
    Lasciamo sempre qualcosa di noi stessi nel deserto per accogliere qualcosa di più grande.
    Lasciamo la quotidianità per immergerci nello spazio assoluto dell’esperienza divina.
    Rinascere dall’alto, da Dio, questo è ciò che siamo chiamati a fare.
    Il deserto come immensa possibilità di togliere qualcosa per accogliere qualcuno.
    E se poi quel qualcuno è noi stessi con i nostri desideri più profondi avremo trovato la via giusta da percorrere.

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