La resurrezione e noi

Breve sosta sulla Parola dell’Assunta, tra Raymond Carver, Mario Luzi, Dante, Curzia Ferrari.
15 Agosto 2022

C’è una frase di Raymond Carver, tratta dal racconto La briglia, che mi tornava in mente mentre in questi giorni sostavo sulla Parola del 15 agosto: «I sogni, be’, sono le cose da cui ci si risveglia». A pronunciare questa malinconica affermazione è Betty, una donna che ha dovuto rinunciare ai propri sogni di fronte alla durezza della vita, manifestatasi a partire dal vizio del gioco del marito che sperpera denaro e serenità familiari puntando su una cavalla perdente.

Ecco, mi pare che spesso i cristiani, di fronte dal tema della Resurrezione, sommessamente esprimano le stesse parole di Betty: «I sogni, be’, sono le cose da cui ci si risveglia», come se la fede nella nostra resurrezione – misteriosa, indubbiamente — sia un ‘sogno’ da cui però, poi, ci si deve svegliare per affrontare il quotidiano. Tendiamo a dimenticare che la Resurrezione ci attende, grazie e a partire dalla resurrezione di Cristo; siamo inclini a non ricordare che essa è il nostro futuro e il nucleo della nostra fede: se Gesù, Dio incarnato, ha vinto la morte, per fede confidiamo che anche a noi accadrà ugualmente, in anima e corpo.

Probabilmente crediamo in una vita oltre la morte, ma facciamo molta fatica a credere nella resurrezione dei nostri corpi in un ‘oltre il tempo’ glorioso che sarà pienezza, letizia, compimento, ricapitolazione. È chiaro che ciò non toglie il peso del vivere, ma questa speranza caratterizza la fede cristiana e l’orientamento del nostro camminare. Avere coscienza della resurrezione come meta ultima diviene una prospettiva che cambia lo sguardo sulla pena del mondo e ci rende capaci di nuove ripartenze.

Per stare a Carver, non a caso Betty ritrova la forza di ‘credere ai sogni’: dopo un ennesimo trasloco a causa di un incidente occorso al marito, abbandonerà la briglia della cavalla che ella porta con sé da tempo, nonostante sia causa della loro povertà: un gesto simbolico, per un oggetto simbolico, nel tentativo di recuperare una dimensione personale che sappia ancora osare dei sogni e degli spazi di libertà, cioè una ‘conversione’ di vita per scrutare nuovi orizzonti.

È allora il giorno dell’Assunta un buon momento per ricordarci questa meta ultima della storia, nostra e di tutto l’universo: dopo la Resurrezione di Cristo, è nel termine della vicenda terrena di Maria, «benedetta tra le donne», che è anche inizio della sua eterna presenza in anima e corpo (anima e corpo!), che possiamo vedere l’orizzonte ultimo del nostro esistere, del nostro essere.
«Tutto senza ombra flagra», così scrive Mario Luzi in un luminoso verso che parla dell’Essere (Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini): è il futuro che attende l’essere, anticipato nella Vergine, il «ventre / che fu albergo del nostro disiro» (così Dante echeggiando il Vangelo di oggi, in Paradiso XXIII, 104-105).

Un futuro di gioia non effimera, non amputata, non consumata: «Un solo dovere Cristo ha dato agli uomini: / la gioia» (Curzia Ferrari, Le canzoni della porta socchiusa)

 

2 risposte a “La resurrezione e noi”

  1. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Chioso Sergio e Paola con qs tesi chiara fe netta:
    La Vita che sarà è già QUI e ORA.

  2. Paola Meneghello ha detto:

    Personalmente non riesco a intendere altra Resurrezione del corpo e dell’anima che non sia un trascendere degli stessi nello Spirito.
    Come un cambiamento di stato, o di Regno..
    L’acqua può prendere forma, essere liquida, ghiaccio o vapore, ma è sempre acqua. .
    Credo che riconoscersi acqua, al di là di essere goccia, sia un po’ come cercare di uscire dall’ego personale, causa di tutte le guerre, per riconoscersi negli altri, nelle altre gocce, che sono acqua come me, e lavorano per la Fonte come me, perché non c’è altra Via, se la Fonte e la goccia, sono la stessa cosa..
    Questo non significa perdere la propria identità, ma semai enfatizzarla, acquisendo responsabilità e consapevolezza, nello scegliere liberamente di lavorare per il Tutto di cui si è parte e non solo per se stessi e la propria salvezza personale, se questa non è finalizzata alla salvezza di tutti.

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