No, forse non è roba per uomini che passano le ore a rifarsi le sopracciglia; né per donne con faccia da dure e occhi tacco 12. No.
Chiedere aiuto – di persona, faccia a faccia, forse emozionati e con gli occhi gonfi – se si è in difficoltà, non è un’attitudine che aiuta a farsi un personaggio.
O comunque non la si espone in vetrina. E non è solo pudore o encomiabile dignità, mi pare.
Ma è che ci si sente sempre connessi in questo mercato H24 di lacrime e furbi, dove debolezza e “con-passione” sono merci (da) perdenti.
E invece penso che ritrovare il coraggio di chiedere aiuto (e/o darsi il permesso di farlo) sia urgente. Anche per ridare forza a quel senso di solidarietà sociale che vedo sfrangiato e polverizzato.
Forse più di qualche secchiata di acqua gelata in testa o uno, cento, mille sms per problemi che in genere sono lontani dai nostri occhi.
Chiedere aiuto non solo può far del bene a chi chiede, ma anche chi è chiamato ad aiutare.
Per rimettere in moto cuori a volte solo un po’ spaventati e induriti ma che, in fondo, sono fatti proprio per questo.
“Quando soffia la tempesta e hai paura di annegare
Chiama, chiama piano. Sai che non sarò lontano…
Chiama, tu, chiama piano
Ed arriverò io in un attimo, quell’attimo anche mio”
(Chiama piano, Pierangelo Bertoli)