Il lessico nuovo di Francesco e i processi avviati da tenere in vita

Non sarà la distanza tra la sua visione pastorale e il nostro cristianesimo - di rendita e di tradizioni - un marchio di autenticità della voce dello Spirito che ci chiede di uscire dalla bolla delle nostre abitudini?
24 Aprile 2025

Sarebbe troppo facile dire ora che questi dodici anni sono trascorsi come una bella primavera. Per certo alcuni gesti, immagini, momenti rimarranno impressi nella memoria per il loro grande impatto emotivo e la proliferazione sui social di testi apocrifi (in qualche caso davvero improbabili) prova che la figura di Francesco era percepita in empatia con la gente comune. Ma, se entriamo nel merito del magistero pastorale, dobbiamo riconoscere che l’assenso di fondo rimane generico; una vera ricezione è ancora da venire.

Non vi è reale opposizione: nella cornice del nostro cristianesimo, di rendita e di tradizioni, tante “parole d’ordine” del pontificato appena concluso sembrano semplicemente incomprensibili, roba dell’altro mondo.

Francesco parlava di “Chiesa in uscita” e, paradossalmente, noi siamo contenti di vedere le chiese che, in talune circostanze, tornano a riempirsi; esempio ancora più paradossale è che nel lessico delle regioni meridionali l’uscita dalle chiese per antonomasia è quella delle processioni, espressione di una antica religiosità popolare, tanto cara a Francesco, eppure per certi aspetti disallineata rispetto all’annuncio del Vangelo nel mondo attuale.

Non è cosa per noi: è troppo complicato uscire dagli schemi. “Si è fatto sempre così, (più o meno) continua a funzionare”. Si vivacchia di rendita, con successi a macchia di leopardo, a voler essere ottimisti. Pensiamo, ad esempio, ai cammini di iniziazione cristiana e ai loro esiti. Ma, continuare così sta bene a tutti: sta bene alle famiglie, che continuano ad avere la loro cerimonia (di addio?), sta bene agli operatori, che reiterano col minimo sforzo (o no?) i vari moduli formativi, forse neanche coerenti tra di loro; tanto, poi, comunque, diceva Francesco, i sacramenti non vanno negati.

Non siamo allenati a giocare “fuori casa”, in senso concreto e in senso figurato. Ad esempio, se ci diciamo di ripartire dalla buona notizia del Vangelo, finiamo per incrementare gli incontri a tema biblico, in parrocchia, per chi c’è già (quelli che c’erano quarant’anni fa). Ci sta bene così, perché “anzitutto dobbiamo formarci”. Infatti, da una parte, il laicato si riconosce sistematicamente impreparato a reggere un contraddittorio (sempre meno richiesto). Ci sfugge che la gioia del Vangelo dovrebbe essere semplice e contagiosa da cuore a cuore “Il tuo cuore sa che la vita non è la stessa senza di Lui, dunque quello che hai scoperto, quello che ti aiuta a vivere e che ti dà speranza, quello è ciò che devi comunicare agli altri. La nostra imperfezione non dev’essere una scusa; al contrario, la missione è uno stimolo costante per non adagiarsi nella mediocrità e per continuare a crescere.” (EG121) D’altra parte, ammesso che sia solido il percorso formativo, la dinamica di attrazione evangelica sembra non innestarsi e molte prassi comunitarie sembrano cristallizzate, ancora povere sul piano delle relazioni, poco sinodali nei vari processi.

Tanti dubbi ed incertezze. Ma se dobbiamo ripartire (per davvero!!!) dal primo annuncio, dai fondamentali, dovremo fare a meno di tutta la dottrina e la cultura cattoliche distillate in venti secoli? è giusto archiviarle come tanti altri saperi obsoleti?

Cambiare… e non può essere che la voglia di uscire a pescare oltre il sagrato ci faccia trascurare i bravi cristiani già frequentanti, con le loro piccole passioni / fissazioni (io per primo ho le mie)? Qualcuno invece di dubbi non ne ha: addirittura aspetta che torni un “papa cattolico”; almeno uno che abbia studiato, oppure inquadrato per bene nelle nostre tradizioni, con la giusta misura di merletti sul camice.

Francesco ha terminato la corsa e vive in Dio. Gli abbiamo voluto bene e gli siamo grati. Forse è proprio la distanza culturale tra la sua visione pastorale e il nostro cristianesimo, di rendita e di tradizioni, un marchio di autenticità come voce dello Spirito, per farci uscire dalla bolla delle nostre abitudini, talvolta esangui, molto spesso sterili.

Ora ci rimangono il lessico, le spinte, l’esempio di alcuni passi guidati da alcune intuizioni. Noi possiamo seguire qualche orma e fare qualche passo in avanti. Vorrà dire sottoporre a verifica, tappa dopo tappa, il bagaglio che portiamo con noi, i tesori e le zavorre della civiltà cattolica da cui proveniamo, tesori preziosi e zavorre ormai insostenibili. Continuare a verificare che la freschezza liberante del messaggio evangelico sia al centro di tutto, e che sia freschezza liberante per tutti, non solo per noi stessi, sempre i soliti, che stiamo già dentro. Continuare a verificare, non sentendosi mai appagati e neanche scoraggiati, perché il tempo è superiore allo spazio, i processi avviati più importanti degli spazi conquistati. Continuare a verificare, perché le nuove vie sono da aprire e le mappe ancora da scrivere e poi, forse, riscrivere.

Lui, Jorge Mario Bergoglio, il Vescovo di Roma venuto dalla fine del mondo (in senso geografico e in senso teologico [Mt 25,31-46], come ebbe a scrivere il nostro Giorgio Bernardelli), di processi ne ha avviati più di uno: ci credeva e ci ha provato, da pastore. Noi, nella varietà delle dimensioni e dei contesti, possiamo prendere sul serio il lessico, che è l’unico modo per tenere in vita i processi.

8 risposte a “Il lessico nuovo di Francesco e i processi avviati da tenere in vita”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma Cristo ha attualizzato la Parola, e’ Egli stesso nella Parola, pane di vita. Si è fatto pane per tutti. I suoi “miracoli sono stati il mezzo, la carità a far conoscere di quanto amore era fatto il cuore di Dio, ma questo per arrivare al cuore dell’uomo a che si converta. E’ dunque per la Fede in lui e nella sua Parola che avviene la conversione, sempre alla guarigione fanno seguito le sue parole” vai e non peccare più”. Gesù Cristo e rinascita a vita nuova, seguirlo può comportare sacrificio, un dare ad altri anche molto di se stessi, quindi sottostare alla Sua Parola, il fare la volontà del Padre significa portare tutti gli uomini a Lui, al suo Regno che è di vita non finalizzata alla morte del corpo ma con quella a risorgere . Il Cristo è venuto per questo, ha dato la vita, perché fosse pane spezzato per tutti. La sua morte e Risurrezione conferma cosa è l’uomo per Dio, una creatura amata.

  2. Pietro Buttiglione ha detto:

    @Maria
    Anche io sono anziano. Come te.
    Perciò posso capire il tuo dubitare.
    Ma alla mia rispettabile età mi sono convinto, anzi ARCIconvinto che..
    ( tira un grosso respiro!!🙃🤭)
    anche se la CC scomparisse non per questo sparirebbero i Cristiani e con loro il Cristianesimo.
    Gesù è per SEMPRE.
    E NON LO è perchè ci sia qualche uomo in più o in meno, adoratore in più o in meno.
    Finchè ci sarà UN Uomo che lo segue nei FATTI.. Cristo sarà con noi.

  3. Pietro Buttiglione ha detto:

    Cara Paola, ti chiedo di metterti una mano sul cuore, e scollgare la mente, per poi porti LA domanda:
    SE il mondo seguisse la PACE,
    SE IL MONDO RISPETTASSE IL CREATO
    Se AMASSE IL DIVERSO DA SE…..
    ( = tutto quello che Francisciello ha chiesto a TUTTI, a qurl TUTTI FRATELLI urlato in Spagna..
    Davvero a quel punto avrebbe senso e peso il DEUS 2.0, le teologie a partire da quelle apofatiche??
    NO. A quel punto Dio sarebbe FELICE con noi.
    E Francesco pure

    • Paola Meneghello ha detto:

      Tutti coloro che credono sia possibile parlare di Dio con parole nuove, amavano e speravano in questo Papa.
      Proprio perché occorre lasciare i ragionamenti mentali, secondo me, occorre riconoscere che non ci sarà alcuna Pace se non la riconosceremo e troveremo nel centro del nostro cuore..quel cuore ha bisogno di essere nutrito con un Pane che Francesco ha sicuramente in tante occasioni dispensato, per questo ha intercettato tante persone in ricerca di “quel di più” che non si esprime a parole.. secondo me, occorre andare ancora in quella direzione, ma scendendo e toccando corde ancora più profonde, quelle che scuotano e sveglino l’umanità dall’oblio della propria natura, semplicemente e pienamente Umana.
      Tutto qui..

  4. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    E’ un momento grave per la Chiesa dover scegliere quale Pastore per condurre gli uomini a Cristo. “servire significa vicinanza, ma soprattutto anche obbedienza. Il servo sta sotto la parola:”Non sia fatta la mia, ma la tua volontà”(Lc22,42).Questa obb,za diventa ancor più concreta nel sacerdote: noi non annunciamo noi stessi, là lui è la sua Parola, che non potevamo ideare da soli.Non inventiamo la Chiesa così come vorremmo che fosse, ma annunciamo la Parola di Cristo in modo giusto solo nella comunione del suo corpo.La ns.obbedienza è un credere con la Chiesa, un pensare e parlare con la Chiesa, un servire con essa.Gesù aPietro:”Sarai portato dove non volevi. Questo farsi guidare dove non vogliamo è una dimensione essenziale del ns.servire,ed e proprio ciò che cirende liberi.In un tale essere guidati, che può essere contrario alle ns.ideee progetti, sperimentiamo la cosa nuova:la ricchezza dell’amore di Dio”.(Benedetto XVI)Il comune fedele si sente sicuro

  5. Maria Crasso ha detto:

    Il Papa è tale per volere di Cristo. Non è un capo partito perché non deve esistere il partito della Chiesa. Se Cristo non c’è, se non condivido il Credo, come confesso’ candidamente un monsignore, allora è inutile la presenza della Chiesa nel mondo.
    ‘Te ne vai a casa’ come dicevano Stalin e Lenin. ‘Dio non c’è, Cristo non è Risorto, che ci sta a fare la Chiesa?’ Secondo me devono tornare al momento il cui Cristo disse a Pietro: “Pasci le mie pecore, pasci i miei agnelli” Che voleva Cristo da Pietro? Cosa deve fare Pietro per obbedire a Cristo?
    Poi consentitemi una parolina sui “merletti sul camice”: il merletto è un innocente modo di confezionare. Oggi costa, anticamente non costava tanto. Oggi c’è quello finto di mezza plastica. Sarà che sono vecchia, sarà che sono donna, non mi piace la sciatteria. Spero che il successore si metta i pantaloni bianchi, anche di jeans poveri, e si faccia foderare la divisa.

  6. Paola Meneghello ha detto:

    Si dice che il Papa abbia avvicinato i lontani, che comunque fuori son restati.
    Però li ha intercettati. Cosa è mancato allora?
    Altra accusa al Papa: troppo politico, poco spirituale.
    Credo che Francesco, consapevole della distanza del discorso teologico rispetto al mondo, abbia tentato di parlare di Cristo attraverso la realtà, anche con un linguaggio quotidiano.
    E questo non è sbagliato. Ma poi è mancato ciò che può fare la differenza: se l’umanità non scopre il divino in sé, non cambierà mai.
    La responsabilizzazione deve essere interiore e questo non significa far perdere potere alla Chiesa, che non deve portare a sé, ma al Sé spirituale di ogni essere umano.
    Credo che tornare al ristabilimento di una norma esteriore, di nuovo non andrebbe al cuore delle cose, e sancirebbe la lontananza definitiva della Chiesa dal mondo, quindi dall’uomo e, mi permetto, da Cristo, che vive nell’uomo..

  7. Pietro Buttiglione ha detto:

    Leggendoti mi venivano in mente come in politica il modo x boicottare una riforma che cambia …sia di non far seguire i “decreti attuativi”.La domanda che ti faccio , caro Lorenzo è:
    Era compito suo? Ma anche :
    Faceva parte del suo background&professionalità??
    CHI doveva e non ha fatto niente??
    Se ascolti il cicaleccio dilagante la ricorrente accusa è HA DETTO e NON ha fatto..
    FATTO?? x lui fatto era altro.
    La sera prima di morire rientrando dal giro tra le sue pecore un giornalista lo blocca ” Come sta?” domanda a dir poco da ignorante.
    Lui si ferma un attimo anche col pensiero, credo veda quel mondo e cosa&quanto si aspetta da lui e poi risponde con voce flebole..
    “” IO HO FATTO, IO FACCIO QUELLO CHE POSSO.
    Fino all’ultimo.. IO FACCIO

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