Trasfigurazione: la scelta più difficile di Gesù

Dopo la crisi e il buio, sul monte Gesù accoglie lo scandalo della croce, trasformandolo in segno indelebile dell'amore di Dio.
16 Marzo 2025

SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA, ANNO C – La trasfigurazione (Lc 9,28b-36)

La trasfigurazione è senza dubbio uno degli episodi più enigmatici di tutto Vangelo e per coglierne il senso è importante contestualizzarla dentro lo sviluppo del racconto evangelico. La troviamo nei Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) che la collocano sempre in un momento ben preciso della vicenda di Gesù: appena prima dell’inizio del viaggio verso Gerusalemme, dove verrà ucciso.

Riavvolgiamo il nastro per un momento e ripercorriamo brevemente il cammino percorso da Gesù prima di salire sul monte della trasfigurazione. Dopo il Battesimo e le tentazioni Gesù inizia ad attraversare la Galilea predicando, guarendo e radunando attorno a sé seguaci. L’inizio è un successo: Gesù è descritto circondato da folle che vengono da lontano e si accalcano per ascoltarlo. È chiaro fin da subito però come alcuni tratti delle parole e delle scelte di questo predicatore della Galilea appaiano problematici agli occhi dei capi religiosi di Israele: le guarigioni in giorno di sabato, l’atteggiamento libero e non legalistico, la frequentazione di pubblicani e peccatori, alcuni dei quali diventano suoi discepoli e apostoli. Accanto al successo inizia quindi ad emergere il sospetto, che ben presto si tramuta in conflitto. Gesù è ed incarna un Dio compassionevole e misericordioso, che non giudica ma accoglie, che antepone l’amore per il prossimo a qualunque altra legge; ma le guide religiose di Israele leggono in questi tratti che Gesù manifesta di Dio la smentita del suo legame con Dio: se anteponi la misericordia al sabato non vieni da Dio; se accogli i peccatori e condividi la tavola con loro non vieni da Dio.

Come mostrare che Dio è amore, solo amore, nient’altro che amore, se la manifestazione di questo volto di Dio viene indicata come contraria alla volontà di Dio? È il dramma che Gesù inizia a vivere. Gesù si interroga, cerca una strada che gli permetta di uscire dall’impasse e un po’ alla volta intuisce che una via c’è… ma è terribile. Se l’amore non viene accolto e creduto, può solo essere testimoniato, mostrando fino a che punto è disposto a spingersi: fino al dono totale di sé. Gesù inizia a scorgere all’orizzonte la prospettiva della croce. Ma la croce, come dirà Paolo, è “scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani” (1Cor 1,23). E lo è anche per Gesù. Come può Dio morire? Come può il Messia, il Figlio di Dio, finire sulla croce? Come può la croce, strumento di morte, trasformarsi (trasfigurarsi) nel segno indelebile dell’amore di Dio? È esattamente di questa trasformazione, di questo “cambiare d’aspetto” che parla l’episodio della trasfigurazione!

Prima di salire sul monte però Gesù vive un momento di crisi profondissima. Tutti e tre i sinottici ci raccontano che, pochi giorni prima della trasfigurazione, Gesù si ritira da solo con i suoi discepoli e chiede loro “Le folle chi dicono che io sia?” (Lc 9,18): domanda quanto mai carica di dubbio e insicurezza. Marco e Matteo ci danno un’indicazione geografica preziosa sul luogo in cui avviene questo episodio: Cesarea di Filippo. Cesarea era una città pagana all’estremo nord di Israele, il che significa che per andarci Gesù ha dovuto prendere esattamente la direzione opposta rispetto a Gerusalemme, dove darà la vita, che è invece a sud della Galilea: di fronte alla prospettiva della morte Gesù scappa! Il racconto prosegue con Pietro che riconosce in Gesù “il Cristo di Dio” (Lc 9,20) e con Gesù che svela per la prima volta ai discepoli l’indicibile che lo sta tormentando: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno” (Lc 9,22): il volto del Dio amore dovrà attraversare la croce per essere manifestato.

Sarà pochi giorni dopo, sul monte della trasfigurazione, che finalmente e definitivamente il volto di Gesù “cambierà d’aspetto” di fronte alla prospettiva della morte. I dettagli del racconto descrivono come avviene questa presa di consapevolezza. Anzitutto attraverso la preghiera, nella relazione di Gesù col Padre suo, nel dialogo con lui. In secondo luogo, nel confronto con le Scritture di Israele che le figure di Mosè ed Elia chiaramente rappresentano. Confrontandosi con le Scritture Gesù comprende quello che, da risorto, spiegherà ai due discepoli in cammino verso Emmaus: “Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (Lc 24,26). Sul monte Gesù, con una chiarezza espressa dal colore bianco che domina la scena, accoglie finalmente quella fine paradossale come compimento del suo essere Cristo, come manifestazione definitiva della gloria del Dio amore, e la voce dalla nube, la stessa che aveva rassicurato Gesù dopo il Battesimo, conferma l’impensabile: quell’uomo che va a morire è il Figlio amato.

Poche righe dopo Luca scrive che Gesù “prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (Lc 9,51). La scelta è fatta, la strada è segnata. Il Dio amore per tutto il resto della storia avrà le sembianze di un corpo straziato; immagine alla quale, forse, noi credenti di oggi ci siamo troppo abituati, ma dalla quale in questa Quaresima possiamo provare a lasciarci nuovamente provocare.

7 risposte a “Trasfigurazione: la scelta più difficile di Gesù”

  1. Pietro Buttiglione ha detto:

    Grazie: il dialogo ci fa meno soli😊
    Morte x “condizioni concrete” con+cor+do.
    Non la ha voluta Dio ( e sarebbe ora di smetterla..),
    NON la ha voluta Gesù ( amava tropppppo la Vita!)
    NON i Romani ( cfr Pilato)
    NON l’Ebraismo ( quello di nessun tocchi C. Non quello di Net…)
    4 scalzaCANI Attaccati al loro POTERE…
    Ma davvero é importante???
    Meglio capire xchè Lui non si è sottratto.. capire GESÙ!!!
    E AFFONDO: Cosï importante capire Dio.?? Non ci basta e avanza capire Gesù?
    Sul Dio ɜ… ti invito a riflettere su quanto di antrpomorfismo si annida in tanta teologia.
    Dio? Xhyw? No.Dio è ALTRO.sicuramente non lo riconosco nell’UNO, oggi di moda….
    E non “è” il mondo. Altra moda dilagante nel post/trans/enanteccetera.

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Considerazione :: Gesù nei tre anni della sua vita pubblica ha svolto una serrata predicazione tutta incentrata nelle situazioni della gente che era lì ad ascoltarlo. Era anzi interessato a scoprire fino a che punto fosse stato compreso Lui Parola del Padre. Nessuna incertezza ma nella imminenza di ciò che avrebbe subito dai Governanti di allora i quali veramente decretando la sua morte in rifiuto della sua Persona, della sua Parola dichiaratosi Figlio di Dio avrebbe creato una incertezza tra i suoi, una perplessità e una solitudine il sentirsi senza di lui. Ed ecco l’importanza che assume l’evento “Trasfigurazione” I tre apostoli , lo hanno visto nelle sembianze di Figlio di Dio, una prefigurazione da Risorto, difficile da accettare da umani così ristrettì nei limiti di una fede da iniziati. Forse anche oggi è così, l’uomo moderno crede a ciò nella misura in cui è capace di misurarsi, questo richiede fare passi ulteriori dando prova di Fede in Lui

  3. Pietro Buttiglione ha detto:

    Le tesi che seguono cercano solo di essere contraddette. Con argomenti.
    La Croce. Credo si possa ben parlare di Mistero. Ma nn mi convince il:
    x manifestare l’Amore di Dio.
    Cristo come Rivelazione. Di cosa? Della gnoseologia di Dio?( e qui risuona il ?
    Ma non poteva trovare un mezzo meno cruento?
    So che ” Nessuno ha conosciuto Dio. solo io..” MA COME lo ha fatto? Con la Croce o con IO SONO LA VIA…ecc??
    Sarà che sono allergico a qualsiasi (Dio è…) x me qs è limitarlo!! Il cerchio si chiude se fondiamo il senso della Incarnazione su 2 . :
    1) Gesù non x dirci CHI è Dio, ma per portarci da Lui.
    2) Gesù x mostrarci COSA è Uomo, Croce inclusa.
    PS. Quindi coloro che guardando il mondo lamentano “Dove sta Dio??”
    …….
    1)

    • Gabriele Cossovich ha detto:

      Carissimo Pietro,
      grazie anzitutto per gli spunti! Rispondo ad alcuni:
      – “Dire “Dio è” è limitarlo”: dal mio punto di vista non è limitare Dio ma limitare le immagini che l’uomo può farsi di Dio, che possono diventare mostruose. Per questo secondo me dire “Dio è ” e soprattutto “Dio non è ” è necessario.
      – “Cristo come rivelazione di cosa?”: di un modo non mostruoso ma amorevole di pensare Dio. E poi certamente ci porta a lui e ci mostra anche chi è l’uomo.
      – “non poteva trovare un mezzo meno cruento?” Se si intende che Dio ha deciso a priori la croce come mezzo, sono d’accordo con te. Il punto di vista da cui parto io, e che cerco di esprimere in questo articolo, è che sono le condizioni concrete incontrate da Gesù ad aver portato alla scelta della croce come mezzo. Può sembrare una sfumatura , ma secondo me fa la differenza.

  4. ALBERTO GHIRO ha detto:

    La salvezza, comunque e poi la finisco, è anche nel prossimo, attualizzazione della relazione con Gesù, come anticipato, nel suo modo di svolgersi, dalla parabola del buon samaritano.

  5. ALBERTO GHIRO ha detto:

    Trascorsi 2k anni registro che la mancanza di obiettività non abbia visto un calo ma anzi un leggero aumento. L’obiettività è il presupposto del credere perché il credere non fa riferimento al soggetto del credere ma al suo oggetto: “questa parola è dura chi può ascoltarla? – da chi andremo? noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio.” (Gv 6,60-69). Voler essere ha come sintomo l’esaltazione del soggetto e il non credere mentre la volontà di fare ha come presupposto l’obiettività e il credere.

  6. ALBERTO GHIRO ha detto:

    Prima di commentare il post volevo dire che apprezzo e incoraggio molto la tua obiettività emblema secondo me dell’aggettivo cristiano. Commento qui un tuo post sulla salvezza perché ritengo che essa sia proprio in Cristo e non stia solo in un qualcosa di atteso ma sia già realizzata nella sua testimonianza di vita e insegnamento fissata nella parola. Anzi, veramente qualcosa di atteso che deve avvenire c’è: che la parola venga finalmente compresa perché finora, per vari motivi storici, non lo è stato. Ritengo che la salvezza sia solo in Cristo come ha voluto il padre e negare questo sia come tagliare il ramo a cui il nostro cristianesimo è attaccato. La croce è l’unico sacrificio a cui il cristiano è chiamato non tanto a vivere ma a contemplare, proprio per questo unico motivo della scelta obiettiva di Gesù: il suo sacrificio esclusivo salvaguarda e rende sacri l’essere e la sua volontà che corrispondono alla volontà del padre di essere suoi figli.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)