Preghiera dei fedeli? Non in fotocopia

ra i doni del Vaticano II c'è anche questo spazio nella Messa che riesce a far entrare l'aria fresca del mondo laicale
27 Febbraio 2018

Per cogliere la temperatura di una comunità, un buon termometro è la preghiera dei fedeli. Dopo il monologo dell’omelia e la recita corale del Credo, è una voce di laico che riassume e rilancia le “intenzioni” che stanno nel cuore di una piccola Chiesa locale. Ringraziamo il Vaticano II che nella sua riforma liturgica ha recuperato dopo secoli questo spazio di “risposta” corale alla Parola del giorno.
Soprattutto quando sono espressione del confronto in un piccolo gruppo, le preghiere riescono a far arrivare all’ambone il vissuto dei laici, confermando intime attese o alimentando attenzioni nuove. E pure nel rispetto dello schema suggerito a cerchi concentrici (per la Chiesa, per i governanti e il mondo, per chi è in difficoltà, per la comunità locale) salgono spesso dai foglietti scritti a mano le attese più genuine, condivise e rese davvero universali.
Non sempre e dappertutto – si sa – la preghiera dei fedeli è così. Talvolta è proposta con troppa fretta, alla velocità di un treno espresso che non rispetta nemmeno le fermate delle risposte, come si trattasse di un elenco scritto da altri e per altri, da terminare prima possibile, e via col canto d’offertorio.
L'”effetto mitraglia” si riscontra soprattutto quando si utilizzano i foglietti prestampati, inevitabilmente generici per la loro “copertura” nazionale, purtroppo spesso recitati a macchinetta.
Un correttivo è il ricorso a qualche modifica nella formula (ad esempio: “Dio nostro Padre, ascolta la nostra preghiera!”) che spesso però comporta degli sforzi di memoria soprattutto in caso di risposte complicate come “Conduci il tuo popolo verso la luce” oppure “Tu che sei il nostro Dio, ascoltaci!”. Queste formule troppo contorte, alle quali allora preferiamo il popolare “Ascoltaci, o Signore!” sfociano in esiti tragicomici quando, ad esempio, dopo aver pregato per “i tre anziani fedeli della nostra comunità che ci hanno lasciato in questa settimana” ci si trova ancora a rispondere con un equivoco “Rinnova la tua Chiesa, Signore!”.
Altri tentativi non proprio esemplari sono le invocazioni del tipo “Preghiamo per la Giornata annuale della solidarietà fra le parrocchie”, dove non si capisce bene perché con tutte le persone che ci chiedono il loro ricordo concreto noi ci preoccupiamo di questa signora Giornata.
Ma non è solo problema di formulazioni o tanto meno di formulari, peraltro rintracciabili sempre più facilmente anche in rete. La riflessione mira invece ai contenuti tematici delle preghiere dei fedeli , quelli che possono sprigionarsi “con una sapiente libertà” dal nostro cuore e dal filtro di un ascolto attualizzato della Parola di Dio.
E’ come aprire delle finestre in cui far entrare sulla mensa eucaristica l’aria fresca della vita reale, soffiata con la loro fatica dai laici. E quelle finestre sono spalancate sulle tragedie lontane e vicine – senza trasformare la lista in bollettini di guerra – se non vogliamo richiudere le nostre liturgie dentro campane di vetro.
“La preghiera dei fedeli – ha scritto un cristiano che lavora in fabbrica – è il momento pulito della speranza, il momento di fede. Finalmente gli stessi problemi di tutti i giorni li possiamo dire ad alta voce, in una attenzione corale, consapevoli che la preghiera mia diventa anche la preghiera dell’adolescente e del pensionato, del bambino e della casalinga. E’ bello sentire che una voce sonora si apra un varco per portare i problemi di ogni giorno, quelli dei miei amici di fabbrica, della cronaca nera dei giornali, della fatica o della tragedia. Detti qui, i nostri momenti di vita diventano grandi, capaci di avere spessore e dignità. Ma è bello che ci siano anche i raccordi con il ringraziamento, la gioia per i cammini che si fanno, per gl’incontri”
Non a tutto si può e si vuole dare voce: attenzione è richiesta anche dal momento di silenzio prima dell’orazione finale, spesso sacrificato al ritardo sull’orologio; è invece uno spazio di raccoglimento da proteggere, in cui sgorga quello che possiamo condividere solo nel silenzio.
Ma è il celebrante stesso – si dirà – a impossessarsi talvolta della preghiera. Il rammarico non nasce perché anch’egli non sia uno …dei fedeli, ma perché si priva del lasciarsi arricchire dalla sensibilità dei laici e di poter capire che cosa sta in cima alle loro preoccupazioni questa settimana.
“Sai, papi, oggi a Messa abbiamo pregato anche per le persone che sono rimaste senza lavoro….” vengono dai bambini le sottolineature a memoria delle intenzioni più efficaci.
Qualche sforzo di preparazione in più se le merita la benemerita “preghiera dei fedeli”: senza mai diventare un teatrino o uno sportello-reclami, costituisce uno spazio di annuncio che raggiunge anche i “Missaroli” più occasionali. Cosa penseranno di cert

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