Era un po’ pretenzioso pensare di fotografare la luna con una macchina poco più che amatoriale.
Eppure, dopo un grande bagliore, quando la macchina “ha capito” come doveva mettere a fuoco, mi sono ritrovato la luna nitida, splendida, nel mirino.
Un momento di meraviglia. Ho pensato ai versi del Salmo 8.
Come splende,
Signore Dio nostro,
il tuo nome
su tutta la terra:
la bellezza tua voglio cantare,
essa riempie i cieli immensi.
Quando il cielo contemplo
e la luna e le stelle
che accendi nell’alto,
io mi chiedo
davanti al creato:
cosa è l’uomo
perché lo ricordi?
Cosa è mai
questo figlio dell’uomo
che tu abbia di lui tale cura?
Queste parole Paolo VI volle deporre per mano degli astronauti sulla superficie lunare.
Ma poi la Parola dobbiamo prenderla sul serio: “Cosa è mai questo figlio dell’uomo che tu abbia di lui tale cura?”
E che dire del dolore dell’uomo, del dolore innocente?
Ho pensato a quelli che la luna non la guardano, se sono sfollati per il terremoto e devono proteggersi dal freddo in una baracca.
Ho pensavo a qualcuno che, magari, la luna la guardava da una stanza di ospedale.
Ecco, per darsi conto di tutto questo, la creazione non basta.
Misterioso è il disegno di salvezza, come ci fa pregare Turoldo:
Padre, che nella creazione
hai profuso ogni ricchezza
del tuo amore
e con le tue mani
hai formato l’uomo dalla terra
e gli hai infuso il tuo spirito
perché ti rappresentasse
davanti all’universo
e per questo con lui
hai stretto alleanza,
ricordati di noi,
tuoi figli in cammino:
perché, contemplando
il misterioso disegno di salvezza,
possiamo scoprire
nel volto del tuo Figlio
l’immagine disvelata
del tuo amore senza fine.
Amen.