Ma quale Dio si vede oggi?

La “stella” segnala il tempo dell'avvento di chi porta saggezza e giustizia.
6 Gennaio 2025

EPIFANIA DEL SIGNORE – Mt 2, 1-12

Epifania significa manifestazione: Gesù si rende evidente nella sua divinità. Ma quali caratteri, della divinità, ci mostra il testo di oggi?

Il centro del brano è tenuto da tre personaggi che “dall’oriente giunsero in Gerusalemme” (v. 1). La tradizione li ha persino nominati: Gaspare, Baldassarre e Melchiorre. In realtà la visita dei tre “maghi” la conosciamo solo da Matteo e non ha riscontri in fonti esterne alla bibbia. La sua storicità è incerta e difficilmente verificabile, anche se sacerdoti e astrologi che interpretavano i segni celesti erano figure reali nella cultura orientale (persiana, caldea e babilonese).

Nell’ipotesi di chi sostiene la storicità del fatto, diventa rilevante il dato astronomico ormai verificato: a guidarli non è stata una stella cometa. L’ipotesi più accreditata è quella della congiunzione di pianeti: nel 7 a. c. Giove e Saturno si incrociano per tre volte tra maggio e novembre, nella costellazione dei pesci. Volendo dare credito ai significati simbolici degli antichi (soprattutto degli astronomi Caldei), la costellazione dei Pesci era connessa alla spiritualità e al popolo ebraico, Giove rappresentava la regalità, la giustizia e la divinità, mentre Saturno era associato al tempo, alla saggezza. Perciò la “stella” avrebbe segnalato il tempo dell’avvento di chi porta saggezza e giustizia, proveniendo dal popolo ebraico.

Se stiamo al testo, invece, l’evangelista ha una intenzione ben precisa e riconoscibile, includendo nella sua ricostruzione questi personaggi: indicare il riconoscimento di Gesù da parte di “popoli lontani”, vedendo realizzate così le profezie dell’A.T., (Is 60,1-6 e Sl 72,10-11), che parlano di re stranieri che portano doni e adorano il Signore.

E qui c’è già un primo carattere della divinità che si manifesta oggi: è nato per tutti, non solo per gli Ebrei. Anche per coloro che attraverso altre culture, altre vie, hanno aperta la ricerca della saggezza e della giustizia. La divinità di Gesù è inclusiva, non esclusiva. Una Chiesa che, in nome del mantenimento di una propria identità, si muova per sottolineare l’esclusività di Gesù, sta tradendo il suo Signore. Questo significa che le verità che la Chiesa giustamente “conserva” hanno senso, però, solo se rendono la vita dei fedeli capaci di essere più inclusivi. Quando vengono brandite per segnare dei confini e decidere chi sta dentro e chi sta fuori, quelle verità vengono tradite nel loro significato profondo.

Un secondo carattere in cui si manifesta la divinità di Gesù, si ricava dal dialogo tra questi personaggi ed Erode, il Re degli Ebrei. Alla notizia portata da loro, Erode “fu turbato e tutta Gerusalemme con lui” (v. 3). C’è un misto di agitazione, inquietudine e ansia. Perché? Sia Erode che Gerusalemme hanno paura per quello che stanno per perdere, Erode il trono, e Gerusalemme il tempio, l’egemonia e l’esclusiva sulla figura di Dio. Trono e tempio sono insegne di potere. Erode ci proverà a fermare questo “bambino”, ma non avendo informazioni “accurate” (v. 8) sul luogo della sua nascita (v. 12) deciderà un eccidio terribile (2, 16-18). Gerusalemme, per tutto il vangelo di Matteo, viene sempre vissuta da Gesù come un luogo “difficile”, in cui lui morirà per amore, ma che non lo riconoscerà (23,37) e nel quale non si manifesterà mai da risorto.

A dire che i depositari del potere umano fanno fatica a riconoscere una divinità che ama, che non si impone, che include tutti, che accetta anche di morire, e nascostamente si rendono conto che ciò li spaventa, perché mette in discussione le basi del loro potere: imposizione, esclusività, violenza. L’amore impaurisce i violenti e i potenti, perché sanno che le loro armi vengono spuntate alla radice, benché nell’immediato quell’amore sembri debole. Storicamente la Chiesa ha sempre fatto molta fatica a restare fedele a questo tipo di amore. Per secoli abbiamo visto una Chiesa che imponeva, escludeva, usava violenza. Oggi, che il suo potere umano sta finalmente scemando, le si riapre la possibilità di ritrovarsi fedele a quell’amore debole e originario, da cui essa stessa nasce.

Un terzo carattere della divinità che si mostra oggi sta nascosto nel significato dei doni offerti a Gesù. Troppo velocemente si riduce il significato dell’oro alla regalità, dell’incenso al sacerdozio e della mirra alla morte e resurrezione. Nella bibbia le cose sono molto più complesse.

L’oro indica la santità, la bellezza e la perfezione incorruttibile di Dio (Es 25-27) e perciò diventa anche simbolo della gloria e della maestà sua e del suo regno (Ap 21,21). Nella creazione testimonia la Sua potenza e la Sua provvidenza presenti nella terra (Gen 2, 11-12) ed è il luogo di “purificazione” della fede (1 Pt 1,7).

L’incenso è simbolo della preghiera che sale a Dio (Ap 5,8) che opera la santificazione e la purificazione dell’uomo, che così può avvicinarsi al divino senza timore di morire (Es 30, 7-8), fino ad arrivare a poter offrire totalmente sé stesso e la propria vita a Lui come sacrificio spirituale (Lv 16, 12-13).

La mirra è simbolo del legame di amore sponsale usata per potenziare la bellezza dell’amato e dell’amata (Ct 4,6; 5,1), che nella relazione intima tra l’uomo e Dio diventa cura e guarigione (Ct 1,13; 5,5) consacra l’uomo a Dio, nel riconoscere che la propria vita dipende da Lui (Es 30, 23-25), arrivando anche ad un amore che si spende fino alla morte (Mt 15,23).

Sono perciò tre simboli molto densi che rivelano, complessivamente, che la divinità che si manifesta in Cristo vuole e desidera profondamente un legame di amore, con l’uomo, quasi alla pari, non certo il Dio che sta sopra, lontano nei cieli e di cui l’uomo sente paura e sa che avvicinarsi a Lui può produrre la propria morte. Si mostra, invece, un Dio, che offre un’unità all’uomo come se fossero “sposati”, tanto da avvertire la possibilità di un dono totale, reciproco, dell’uno all’altro. Un Dio perciò che ci condivide ben oltre ciò che vediamo e speriamo, che non trattiene nulla per sé e regala all’uomo tutto sé stesso, fino alla fine, talmente stabile e affidabile che nemmeno la morte potrà sopraffare il suo amore. Troppo bello per essere vero?

6 risposte a “Ma quale Dio si vede oggi?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    I tre “sapienti” hanno cercato il Dio nato tra noi, che cosa gli ha spinti a cercarlo guidati da una stella? Oggi una news tragica, riportato su La Stampa: una giovane donna, madre di quattro bambini tra i 4e9 anni, si è gettata dal IV piano, raccolta morta sul marciapiede, ha lasciato un suo grido sui social “Dio aspettami”, Lo stesso gesto compiuto dalla sorella che per miracolo e invece viva. Una madre disperata, provata da violenza, in attesa di sentenza da parte del Tribunale, impaurita di perdere i figli? Speriamo che Dio l’abbracci soccorra l’amore di questa disperata madre che si è sentita troppo sola e bisognosa di aiuto, impaurita per i suoi figli. Ha gridato a Dio, il solo rimasto a essere udita,cui affidarsi, Per questo il Natale e dono grande, un Dio che si è fatto uomo per gli ultimi, i deboli e questi sono tanti sulla Terra governata dai pochi potenti troppo distanti per recare soccorso.ai molti poveri .

  2. Pietro Buttiglione ha detto:

    Più chiara-mente.
    Equilibrio presuppone uno STATO dell,’ESSERE.
    Viene istintivo e comodo vedere la relazione tra Dio&io come stato&essere.
    Invece seguendo il Vannini che segue Hegel la dominante della relazione è’ M O V I M E N T O.
    Escludendo il format della relazione che caratterizza il mondo e cioè scambio/reciproca influenza..
    Ma anche un relazione statica perchè Dio è VITA….
    …dobbiamo pensare ad un flusso di com-UNIONE che coinvolge Dio e noi Spirito.
    Posso dire: meraviglioso?

  3. Pietro Buttiglione ha detto:

    Auto=solo se tu lo vuoi.
    Il punto di stabilitá viene ad ESSERE SE tu lo vuoi, lo segui, lo ami..
    Self standing exactly because is in ” crescita”.
    Ma é un punto dinamico, soggetto a smontarsi senza il tuo aderire. Totalmente.
    Meta stabile. Che trae la sua UP non dal suo stato ma dalla sua freccia.
    Invece il creato segue solo la freccia autonoma dell’evoluzione.
    No al Panteismo.
    NO al Panenteismo
    NO al Panpsichismo.
    A Dio ę bastato un FIAT. Senz’altre strade…,,,,🥴

  4. ALBERTO GHIRO ha detto:

    Sono un brano e una festa pieni di spiegazioni e significati simbolici interessanti ma purtroppo niente di più. Il tono polemico viene dal confronto con il rito ortodosso per il quale la manifestazione è rappresentata dal battesimo di Gesù. Nel paragone tra le due scelte non vi è nemmeno un punto a favore di quella cattolica che presumo sia stata una scelta di comodo rispetto ad un argomento più difficile ma ben più profondo e realistico e una scelta preferibile tra l’occasione di un evento regale rispetto ad un evento svalutativo al suo confronto. Rispetto al calendario, in quello ortodosso la teofania crea un legame con il successivo tempo di quaresima e, rispetto al tema, il battesimo celebra l’accettazione della condizione umana e la remissione dei peccati.

  5. Pietro Buttiglione ha detto:

    Guarda Gil.. io darei tutte le Scuole Bibliche che ho seguito in cambio dei tuoi commenti!
    Ma subito devo aggiungere che la Parola NON si esaurisce nei tuoi commenti nę’ nelle Scuole…
    E’ fonte di acqua viva inesauribile..
    PS. Mentre leggevo te entrava anche da altra parte qs concetto:
    Il Mondo è in una condizione METASTABILE.Nè instabile nè stabile… In un limbo in cui quel concetto non gioca più.
    Per attuare ti aggiungo che il test di stabilità prevede di applicare piccole variazioni ∆ e di vedere come il sistema reagisce.
    Instabile= essere sul crinale.. on the edge.. stabile sul fondo di un sella.
    Vengo al compito: come ē la condizione umana all luce della Parola..????
    CREDERE come si situa? E NON credere? Io credo… Ma dimmi tu!

    • gilberto borghi ha detto:

      Credere è autotrascendente: sta in liedi solo se cresce. Io credo che queata sia la condizione di tutto il creato…

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