L’amore fa nuove tutte le cose

E se la novità del cristianesimo consistesse nel credere che i singoli atti d'amore, anche i più piccoli, possono piano piano rinnovare l'essere umano e il mondo?
18 Maggio 2025
  • Nicolò Semitecolo, La Sainte Trinitè (1370, Padova)

QUINTA DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)

Siamo nel pieno del tempo pasquale, e le letture di oggi ci offrono un tema centrale: quello della novità dell’esperienza cristiana.

Già nell’antifona (Sal 97) si proclama: “Cantate al Signore un canto nuovo perché ha fatto meraviglie”.

Nel brano degli Atti si fa riferimento a “tutto quello che Dio aveva fatto” attraverso gli apostoli e a “come avesse aperto ai pagani la porta della fede”. Siamo di fronte a una grande novità: il messaggio cristiano esce dal perimetro dell’ebraismo e si rivolge a tutti, perfino a quei pagani che erano ritenuti i più lontani dalla fede nell’unico Dio  poiché idolatri.

Il salmo responsoriale è un canto di lode per le opere del Signore e l’Apocalisse offre una delle sue visioni, forse la più impressionante. “Vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo”. Alla fine dei tempi, l’intero cosmo non esisterà più, sostituito dalla presenza di Dio che porrà la sua tenda in mezzo agli uomini: “abiterà con loro”, “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, poiché le cose di prima sono passate”.

Questa immagine di un futuro sfolgorante, però, stride con la nostra dolorosa esperienza umana. Dovremo dunque attendere la conclusione della storia dell’umanità per sperimentare la beatitudine promessa?

In realtà Gesù ci ha lasciato una precisa indicazione che ci permette di vivere un pezzetto di paradiso anche nei nostri giorni terreni: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.

Un comandamento nuovo, inedito. Un impegno da assumere in prima persona, poiché nella natura umana è presente la prevaricazione, l’aggressività, la prepotenza che servono per ottenere potere ma non certo per essere felici. La felicità si coltiva, giorno per giorno, proprio a partire dall’amore, che vuol dire rispetto, attenzione all’altro, benevolenza, a volte anche dare la vita. Mi piace sottolineare che questa espressione può avere due significati distinti: morire per qualcuno, per salvare delle vite (penso, per esempio, alle centinaia di medici, infermieri e operatori sanitari deceduti a causa del loro lavoro di assistenza ai malati di covid), oppure significa trasmettere la vita, far nascere e in qualche modo dedicare la propria esistenza alla crescita dei figli.

Costruire delle comunità dove si impari a volersi bene, che siano famiglie, gruppi di amici, comunità religiose o altro, rappresenta l’anticipazione dei beati tempi futuri e il modo più sano e significativo per vivere i nostri giorni su questa terra e per sperimentare quella pace, dono di Cristo risorto, a cui ha fatto riferimento papa Leone XIV nelle sue prime parole al mondo:

“La pace sia con tutti voi! Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi! Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente”.

La pace “disarmata e disarmante, umile e perseverante”, frutto dell’amore incondizionato di Dio, testimoniato da Gesù Cristo, il quale  ci ha detto: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”.

Più chiaro di così…

 

Una risposta a “L’amore fa nuove tutte le cose”

  1. Alberto Ghiro ha detto:

    Niente da dire sulla chiarezza tranne la natura dell’amare che è sia volontà a cui si riferisce il comandamento, sia sentimento che rende possibile la fiducia di chi ama e di chi è amato.
    La volontà di amare, come la volontà in generale, non ha capacità illimitate ma trova il limite in situazioni estreme in cui l’amore viene sopraffatto e in queste situazioni solo la volontà del padre, come l’amore per i figli, si ha la certezza che non venga meno.

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