la “Via Crucis” delle emozioni

Gesù Cristo sa bene cosa sono le emozioni e sa come viverle affinché lo Spirito Santo possa allargare il nostro amore
7 Marzo 2025

Questa via crucis vuole aiutare ad attraversare le emozioni di ciascuno di noi, sentendo che Gesù Cristo sa bene cosa sono, sia nel loro lato negativo e sia in quello positivo e soprattutto sa come viverle affinché lo Spirito Santo possa allargare il nostro amore.

Prima stazione: la rabbia e il rancore

Lettore 1: (Gv 2, 13-16)

“Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato”.

Lettore 2:

Il sito linkiesta.it ha evidenziato come, in un contesto di incertezza economica e sociale, il pregiudizio alimenta un rancore diffuso e cieco, aumentato negli ultimi 10 anni del 28%, che finisce per influenzare negativamente la coesione sociale. Le piattaforme social tendono a favorire la diffusione di contenuti che suscitano rabbia e rancore, poiché tali emozioni aumentano il numero degli utenti. L’aumento del 32% della diffusione delle “stanze della rabbia” in Italia indica una crescente necessità di canali per esprimere queste emozioni accumulate nella vita quotidiana. Ma nel 2015, un articolo della rivista “Emotion” mostrava come la rabbia possa spingere le persone a intraprendere azioni per cambiare una situazione ingiusta o insoddisfacente, ottenendo così maggiore gratificazione personale e un miglioramento del controllo sulla propria vita.

Lettore 3:

I nostri desideri frustrati, l’ingiustizia crescente, soprattutto quando ci tocca personalmente, ormai “accettata” socialmente tanto da diventare arma politica, ci hanno immerso in un ambiente emotivo fatto di rabbie e rancore. Dopo l’illusione della vita comoda e serena, dobbiamo fare i conti con un modo di vivere, che, sempre più, ci obbliga alla rabbia per difenderci, ma che sempre più spesso diventa aggressiva, specie verso chi non ha colpe. Tu, Signore ci hai insegnato che la rabbia può diventare indignazione, può diventare energia messa a servizio della giustizia. Perciò non sempre è giusto fare “i buoni”. Quando è in gioco la vita, non possiamo più tacere: “La rabbia di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini.” (Rm 1.18)

3 minuti di silenzio per la riflessione personale

Ripetere 10 volte a cori alterni: (Sl 25,5)

Coro 1: “Detesto la compagnia dei malvagi”

Coro 2: “Con gli empi non mi siederò”

Seconda stazione: Il dolore e la tristezza

Lettore 1: (Mc 14.32-36)

“Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, si gettò a terra e pregava «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”.

Lettore 2:

L’OMS segnala come la tristezza sia in aumento in ogni zona del mondo e in ogni fascia di età. Oltre 264 milioni di persone nel mondo soffrono di depressione; questa è la principale causa di disabilità nel mondo. Circa 1 adolescente su 5, negli Stati Uniti, ha stabilmente sintomi di depressione, e circa il 40% di chi usa regolarmente i social, per almeno tre ore consecutive, riporta un peggioramento dell’umore. In Italia circa il 40% dei professionisti riporta stabilmente sensazioni di tristezza. Ma una ricerca americana del 2017 indica che le persone che attraversano periodi di tristezza e riflessione spesso sviluppano una maggiore intelligenza emotiva, che le aiuta a gestire meglio le situazioni difficili e a interagire in modo più empatico con gli altri per poi sviluppare una visione più forte e positiva della vita, a lungo termine.

Lettore 3:

La tristezza e il dolore dell’anima ci ricordano che non stiamo nutrendo abbastanza il nostro spirito. Consumiamo più energia psichica di quella che ci portiamo a casa. Signore, tu ci hai mostrato che, anche nell’amore più vero e intenso, la tristezza e il dolore non si possono evitare. Ma ci hai insegnato a non farci “incatenare” da questa emozione e a tornare da te per trovare cibo per il cuore. Perché quando siamo addolorati e tristi possiamo comprendere meglio a cosa il nostro cuore si incatena e trovare energia per lasciare andare la nostra vita nelle tue mani: “La tristezza secondo Dio produce un pentimento che porta alla salvezza” (2 Cor 7,10).

3 minuti di silenzio per la riflessione personale

Ripetere 10 volte a cori alterni: (Sl 34,18)

Coro 1: “Il Signore è vicino a quelli che hanno il cuore rotto”

Coro 2: “Salva quelli che sono nel pianto”

Terza stazione: la paura e l’angoscia

Lettore 1: (Lc 22,44)

“Gesù, in preda al panico, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra”

Lettore 2:

Secondo l’associazione americana degli psichiatri, circa il 18% della popolazione adulta negli Stati Uniti vive con un disturbo d’ansia ogni anno, con un aumento, negli ultimi 20 anni, del 34%. Sono fobie, attacchi di panico, disturbo da ansia sociale, disturbo ossessivo-compulsivo. Un studio inglese del 2017 ha mostrato che le persone con elevati livelli di angoscia tendono a sovrastimare i pericoli e a prendere decisioni più conservative o evitanti, anche quando il rischio reale è basso. Ma l’angoscia esistenziale, legata alla mancanza di significato e scopo nella vita, può essere un motore di crescita, poiché costringe le persone a riflettere sul senso della vita e a cercarne una soluzione. Uno studio svedese del 2015 indica che le persone che sperimentano una paura controllata tendono a mobilitare di più le risorse interne, per affrontare meglio situazioni di ansia e attivare risorse emotive che producono la perseveranza.

Lettore 3:

Signore, ci hai dato la paura perché possiamo difendere la nostra vita da chi ci mette in pericolo. Ma quando diventa insopportabile non ci difende più, ma ci blocca. E cominciamo a temere anche te, abbiamo paura dei tuoi disegni su di noi, perfino del tuo amore. Ma Signore, tu stesso ci hai insegnato che la paura e l’angoscia possono essere attraversate e possono renderci forti e perseveranti, se cerchiamo l’amore e la sua pienezza: “nell’amore non c’è paura, al contrario l’amore perfetto scaccia la paura, perché essa suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore.” (1 Gv 4,18).

3 minuti di silenzio per la riflessione personale

Ripetere 10 volte a cori alterni: (Sl 34,18)

Coro 1: “Ho cercato il Signore, ed egli mi ha risposto”

Coro 2: “Mi ha liberato da tutte le mie paure”

Quarta stazione: la solitudine e l’abbandono

Lettore 1: (Mt 27,45- 46)

“Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

Lettore 2:

Secondo una ricerca di “Infodata” del 2017, il 13,2% degli italiani sopra i 16 anni non ha una persona alla quale chiedere aiuto, la percentuale più alta in Europa, rispetto a una media del 6%. Inoltre, l’11,9% non ha qualcuno con cui parlare dei propri problemi personali. Un rapporto ISTAT del 2018 ha evidenziato che circa 3 milioni di italiani non hanno una rete di amici o di sostegno e non partecipavano a reti di volontariato. Ma l’università del Michigan ha dimostrato che le persone che passano del tempo da sole possono sviluppare idee più innovative e un pensiero più profondo rispetto a chi interagisce continuamente con gli altri. Tendono a essere più in grado di apprezzare le relazioni sociali e di interagire in modo più empatico con gli altri, poiché si sentono più equilibrate e centrate emotivamente.

Lettore 3:

Siamo sempre più collegati alla rete e ci sentiamo sempre più soli e abbandonati. Anche tu, Signore sai cosa sia la solitudine, quella dura e radicale, quando abbiamo l’impressione che non ci sia più nessuno per noi e con noi. Ma tu hai l’hai trasformata in preghiera: “congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare; venuta la sera, egli era là tutto solo.” (Mt 14,23). Perché il deserto è il luogo dove possiamo incontrarti, quando abbiamo il coraggio di in contrare noi stessi e rintracciare dentro di noi “talenti” nascosti che non sapevamo di avere.

3 minuti di silenzio per la riflessione personale

Ripetere 10 volte a cori alterni: (Sl 21,20)

Coro 1: Signore, non stare lontano,

Coro 2: mia forza, accorri in mio aiuto.

Quinta stazione: la vergogna e la colpa

Lettore 1: (2 Cor 5,21)

“Colui che non ha conosciuto peccato, Dio lo ha fatto peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui.”

Lettore 2:

La società attuale, in particolare quella occidentale, mostra un aumento della pressione sociale legata al raggiungimento del successo e alla perfezione. La vergogna e la colpa sono in aumento proprio perché associata al non raggiungimento di questi standard. I giovani, le minoranze etniche, sessuali e culturali sono le categorie più vulnerabili alla vergogna. Una ricerca inglese del 2017 mostra come circa il 40-50% dei fruitori del social riportano di aver sperimentato vergogna e senso di colpa a causa di interazioni sui social media, come la mancanza di “like”, il cyberbullismo o la comparazione con gli altri. Ma in Inghilterra nel 2023 si è visto che la vergogna può essere utile perché porta ad un aumento della consapevolezza di sé, il che può portare a una crescita emotiva e psicologica. Uno studio Indiano del 2005 indica che la colpa, a sua volta, produce nel 70% dei casi comportamenti riparatori, chiedendo scusa o intraprendendo azioni che migliorano la situazione.

Lettore 3:

Signore, la tua Parola sembra dirci che tu non hai sperimentato la colpa e la vergogna. Ma la tua umanità intera non può non aver percepito, anche per la tua grande empatia, la sofferenza di chi, come noi, si sente colpevole e prova vergogna per ciò che ha detto o fatto. E come questo stato d’animo ci corroda dentro. Di fronte ai peccatori hai sempre mostrato un grande amore e una grande comprensione, perché siamo limitati, e hai sempre cercato di tirarci fuori dalla colpa e dalla vergogna, perché “qualunque cosa il nostro cuore ci rimproveri, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.” (1 Gv 3,20).

3 minuti di silenzio per la riflessione personale

Ripetere 10 volte a cori alterni: (Sl 130,3-4)

Coro 1: “Se tu, Signore, tenessi conto delle colpe, chi potrebbe sussistere?”

Coro 2: “Ma in te c’è perdono, affinché tu sia amato”

Sesta stazione: la gioia e la pienezza

Lettore 1: (Gv 16,22; 15,11)

“Ora siete nel dolore, ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”

Lettore 2:

Il “Report mondiale sulla Felicità” è una pubblicazione annuale che classifica i paesi in base al livello di felicità dei loro cittadini. Nel rapporto del 2024 è emerso che il legame sociale, cioè la solidarietà, la fiducia interpersonale e il sostegno reciproco, incide per l’81,35% sul livello di felicità percepito. Al secondo posto sta l’aspettativa di vita in salute con il 75,96% di incidenza e al terzo la libertà di fare scelte di vita, con il 66,44%. I paesi del nord Europa, come Finlandia, Danimarca, Norvegia, Svezia e Islanda, occupano costantemente le prime posizioni. In Italia circa la metà degli italiani si considera appena soddisfatta della propria esistenza. Tra i fattori negativi si segnala soprattutto l’insicurezza economica e la frammentazione del tessuto sociale.

Lettore 3:

Signore, tutto ciò che hai fatto per noi, fin dalla creazione ha avuto sempre e solo un obiettivo: la nostra piena gioia. A volte ce ne dimentichiamo e ci rapportiamo con te come se tu fosse invece pronto a limitare la nostra vita e a chiederci di pagare la nostra felicità. Ti chiediamo perdono per questo, perché se non crediamo al tuo amore gratuito, tu non puoi fare più nulla per noi. Ti chiediamo di sperimentare quello che tu stesso hai detto: “Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,7).

3 minuti di silenzio per la riflessione personale

Ripetere 10 volte a cori alterni: (Sl 50,14)

Coro 1: “Rendimi la gioia di essere salvato”

Coro 2: “Sostieni in me un animo generoso”

 

2 risposte a “la “Via Crucis” delle emozioni”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    La via crucis in cui ci troviamo oggi a camminare che ogni giorno quasi ci fa trovare sorprese / emozioni / sorprese da far piangere il cuore di un fedele, che segue la Messa dedicata ai malati in San Pietro e teletrasmessa. officiata da un Monsignore in luogo del Papa ammalato. Alla Benedizione finale un fatto la interrompe/ compare il Santo Padre in sedia a rotelle che viene portato all’altare a essere dal popolo visto nello stato in cui la malattia lo ha costretto. Ripete la Benedizione con il Sacerdote Officiante il quale già aveva letto l’omelia del Santo Padre a ricordarlo presente. Chissà perché tutto quanto così in tal modo avvenuto ha lasciato non solo perplessità ma come se non ci fosse armonia di intenti neppure all’altare di quel Dio che con speranza tanti popoli oggi affranti insidiati da guerre di morti non solo del corpo ma anche dello spirito invocano. Tristezza condivisa con le donne provate al Calvario.

  2. Paola Liberotti ha detto:

    Chi era Salvatore Vitale, al secolo Giovanni Andrea Simone Còntini? Nel 1628, istituì la prima Via Crucis in Italia. Fu su richiesta dell’arcivescovo di Firenze che Vitale compose, nel 1631, questo testo d’istruzione, proprio per diffondere la pia pratica del Cammino della Croce: ovvero “Il Direttorio della Via Crucis”.
    Si tratta, quindi, di un’opera ricca di interesse per scoprire e approfondire diversi aspetti della Sacra Bibbia, della Storia della Chiesa e dei Francescani: queste pagine senza tempo offrono al lettore odierno una vivida rappresentazione della pietà popolare, dall’Alto Medioevo fino ai giorni nostri. E, soprattutto, esaltano l’importanza e la profondità della pia pratica della Via Crucis, sempre da riscoprire e valorizzare: specialmente per noi, troppo spesso non abbastanza memori dell’Infinito Valore delle Sofferenze che Nostro Signore ha patito per noi, per la nostra Redenzione e Salvezza.

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