Bibbia: quale salvezza? – 1

La religione cristiana si presenta come una religione di salvezza, ma cosa si intende con questo termine? Proviamo a intraprendere un percorso biblico per capire come interpretare questo concetto.
20 Marzo 2025

La tradizione ebraica distingue quattro fasi fondamentali nella storia della salvezza, chiamate “notti”: la prima è quella della creazione, la seconda quella dell’alleanza con Abramo, la terza quella della liberazione dall’Egitto, la quarta quella dell’arrivo del Messia.

  • La creazione

I racconti della creazione nella Bibbia, più che raccontare un “come”, vogliono spiegare un “perché”: perché Dio ha creato il mondo? Non è facile rispondere, non lo era nell’antichità e non lo è neppure oggi. Il mistero del male rende inadeguata qualunque risposta, ma, nonostante ciò, non possiamo esimerci dal cercarla.

Nel primo racconto della creazione (Gen 1,1-2,4a), Dio mette ordine separando prima le tenebre dalla luce, poi le acque superiori (la pioggia) dalle acque inferiori (fiumi, laghi, mari), infine, il mare dalla terra. Passa poi ad abbellire tutto ciò, creando le piante, gli astri del cielo, gli animali (del mare, del cielo e della terra) e da ultimo l’essere umano nelle sue forme di maschio/femmina. Non esiste il male (Gen 1, 29-30), che irrompe,  invece, nel racconto successivo (Gen 3).

“Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1,31): Dio è soddisfatto del suo operato e si ferma a riposare. Dice il Targum (traduzione aramaica della Torah): “La prima notte fu quella in cui il Signore si rivelò sul mondo per crearlo: il mondo era deserto e vuoto e le tenebre ricoprivano la superficie dell’abisso. La Parola del Signore era luce ed illuminava.”

La salvezza attraverso la creazione, dunque, significa la liberazione dal buio e dal caos primordiale tramite la rivelazione della parola di Dio.

  • L’alleanza con Abramo

Dio chiama Abramo e gli chiede di lasciare il suo paese e la casa di suo padre per andare verso un paese nuovo, che Dio stesso gli indicherà, e per questo gli promette “Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gen 12,1-3).

Stringe con lui un patto di alleanza che sarà valido anche per le generazioni a venire (Gen 15,17-18) e gli fa una promessa (Gen 17,1-8) che sarà  rinforzata dopo che Abramo si sarà reso disponibile  a sacrificare il suo unico figlio Isacco: “Poiché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici.  Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce” (Gen 22,16-18).

Nella vicenda di Abramo, il Signore salva poiché dona un erede ad un uomo anziano e sterile e poiché trae dalla morte alla vita l’unico figlio di lui, donandogli inoltre una terra nuova e una discendenza innumerevole.

  • La liberazione  dall’Egitto

Il Signore, tramite Mosè, conduce il suo popolo fuori dalla condizione di schiavitù in Egitto e lo rende libero. Il cap.15 dell’Esodo è un grande inno di lode e ringraziamento:

“Mia forza e mio canto è il Signore, egli mi ha salvato.
È il mio Dio e lo voglio lodare, è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare!                                      Guidasti con il tuo favore questo popolo che hai riscattato,
lo conducesti con forza alla tua santa dimora (vv. 2-3).
Lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità,
luogo che per tua sede, Signore, hai preparato,
santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato” (v.17).

La salvezza consiste nella liberazione dalla schiavitù, nella donazione di una eredità e nella vicinanza con Dio.

Il tema della liberazione dalla schiavitù si trova anche in Isaia (cap.40):

“Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù, è stata scontata la sua iniquità (v.2). Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile.  Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi” (vv. 28-31).

Dio libera prima di tutto dalla schiavitù materiale, ma poi anche da quella del peccato, offrendo inoltre  agli esseri umani una  possibilità di rigenerazione attingendo alla forza divina.

Il tema della liberazione è centrale nella tradizione ebraica e ha valenza universale, tanto è vero che, all’inizio dei riti pasquali, gli ebrei pregano affinchè sia estesa ad ogni essere umano: “Che tutti coloro che quest’anno sono ancora schiavi  possano il prossimo anno essere realmente liberi!”

  • L’era messianica

La quarta notte è la notte in cui, dice il Targum, arriverà il Messia: “I gioghi di ferro saranno spezzati (…). Mosè salirà dal mezzo del deserto e il Re Messia verrà dall’alto. Uno camminerà alla testa del gregge e l’altro camminerà alla testa del gregge. E la Parola camminerà fra i due (…). È la notte di Pasqua, per la liberazione di tutte le generazioni d’Israele”.

Il profeta Isaia tratteggia i caratteri del Messia e profetizza l’era messianica:

Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (Is 7,14 )… Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti”  (Is 9, 5-6). Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà. Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La vacca e l’orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare” (Is 11, 2-9).

Il destino finale del popolo ebraico e dell’umanità intera, dunque, è una condizione gloriosa in cui si potranno sperimentare per sempre la beatitudine,  la pienezza e la pace che sono mancate nell’esperienza terrena degli esseri umani: essi saranno finalmente – e per sempre – liberi dalla morte, dal peccato e dalla sofferenza: “Felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto” (Is 35,10).

[fine 1^parte]

Una risposta a “Bibbia: quale salvezza? – 1”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    E’ la Fede di Abramo a conquistare Dio, disposto a sacrificargli l’unico figlio, quale prova resa più alta! ecco che in quella sua discendenza e’ designata trovare culla una Discendenza nuova, quella che il Figlio Gesù Cristo ha fondato nuova per parlare ai posteri in una lingua nuova. Ancora, malgrado lo Spirito Santo abbia penetrato i linguaggi diversi in tutto il mondo, Egli rimane castigato a farsi presente tra mura di chiese, il suo Nome non proferito in libertà quasi persona di cui è meglio non citare in società, turba il comune pensare, il suo Vangelo improponibile al mondo moderno, sacrificante i diritti conquistati con fatica da un uomo che ha inteso aspirare a una propria libertà. A che serve meditare sulla Sapienza se è da tanto passato? La cronaca quotidiana affastella enormi problemi, a quali idoli rivolgersi per avere risposta è risoluzione? Questa la domanda

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