Durante la giornata dell’Epifania mi sono ritrovato per tre volte ad ascoltare (dal vivo) o leggere (sui social) considerazioni relative all’eccessiva lunghezza delle vacanze (scolastiche) natalizie – e la questione mi ha intrigato, anche per il piccolo risvolto religioso che mi sembra avere.
A differenza, invece, di quanto accade con la consueta polemica relativa alle vacanze estive – del tutto slegate da connessioni con la religione cattolica, e di solito affrontata senza conoscere i dati reali della questione, quando invece l’eventuale loro diluizione durante l’anno scolastico richiederebbe una capacità di visione e di organizzazione sconosciuta alla politica odierna, ma forse anche passata, e tale da sconsigliare a chiunque anche solo di provare ad immaginare un siffatto cambiamento.
Simili a quelle di Pasqua, le vacanze di Natale durano però almeno il doppio dei giorni, il che mi è sempre apparso poco giustificato innanzitutto dal punto di vista didattico-pedagogico. Non è verosimile pensare ad un problema di stanchezza da parte degli studenti (già riposatisi nei mesi di vacanze estive), oppure alla necessità di riposare prima delle interrogazioni finali del primo quadrimestre (peraltro sempre più spesso sostituito dal binomio trimestre-pentamestre): perché allora non allungare le vacanze di Pasqua – che giungono dopo altrettanti mesi e preludono ad un periodo finale molto più intenso? A meno che non si voglia sostenere che, sulla falsariga degli animali in letargo, si debbano acquisire energie di riserva per il lungo periodo di studio che intercorre tra Natale e Pasqua.
Dal punto di vista economico, poi, mi sembra ormai che ben poche famiglie possano viaggiare e, come si suole dire, ‘far muovere’ l’economia per due settimane intere. Puntare su una settimana abbondante di vacanze, diciamo nove-dieci giorni (verosimilmente 23 dicembre/1-2 gennaio più l’Epifania), potrebbe essere sufficiente anche sotto questo aspetto, restando a disposizione in tal modo tre-quattro giorni di vacanza da utilizzare in un periodo successivo dell’anno – sempre che non appaia ‘dissacrante’ questa contrazione della durata delle vacanze (scolastiche) natalizie.
Qui potrebbe venirci in aiuto l’ultimo aspetto, quello religioso. È vero infatti che l’arco temporale di quattrodici giorni cerca di ricomprendere tutto il Tempo di Natale (dalla nascita al battesimo di Gesù), anche se a volte liturgicamente esso potrebbe prolungarsi sino a venti giorni, ma – in ogni caso – nessun altro tempo liturgico viene associato del tutto ad una festività laica: neanche quello pasquale, altrettanto se non forse più importante di quello natalizio.
D’altra parte, ad oggi, resta fuori dal connubio – per me ancora sensato e positivo – tra festività religiose e vacanze scolastiche il periodo del Carnevale e quindi l’inizio della Quaresima: due temi che, soprattutto se declinati laicamente, avrebbero ancora molto senso da offrire alle giovani generazioni a proposito del loro rapporto con il caos (divertente?) e l’ordine (noioso?), da un lato, e con l’abbondanza (ormai pervasiva?) e la privazione (apparentemente assente?), dall’altro lato.
Perciò i tre-quattro giorni sottratti alle vacanze (scolastiche) natalizie potrebbero essere spostati uno o due mesi più avanti, come già avvenuto nella storia della gestione del Tempo laico e liturgico da parte delle autorità politiche e religiose. Di certo ne conseguirebbe anche un ‘guadagno’ dal punto di vista didattico-pedagogico, per la miglior divisione dei necessari tempi di riposo nei processi di apprendimento ed insegnamento, e nell’ottica economica, venendosi a creare questo ulteriore spazio di tempo libero in un periodo dell’anno ancora molto positivo per i brevi viaggi che di solito caratterizzano la stagione invernale.
Più difficile immaginare di recuperare questi tre-quattro giorni con un anticipo delle attività scolastiche, dato che già ora moltissimi istituti procedono con un anticipo quasi analogo per poter poi creare dei piccoli ponti legati ad altre singole festività laiche (25 Aprile, 1 Maggio, 2 Giugno) e religiose (1 Novembre, 8 Dicembre).
Rientrato a scuola, ho provato ad operare anche un piccolo sondaggio che non ha restituito un’immediata reazione di protesta – anzi; però magari mi sbaglio e lettori più esperti di me, soprattutto in campo economico e liturgico, mi correggeranno.