«Tra specchio e specchio»: il lascito di Abraham Yehoshua

Un ricordo del grande scrittore israeliano morto ieri
15 Giugno 2022

Il 14 giugno è scomparso a Tel Aviv lo scrittore e drammaturgo Abraham Yehoshua, nato a Gerusalemme nel 1936. Tradotto in ventotto lingue, voce forte nel dibattito pubblico israeliano[1] e spesso critica della politica del suo governo, Yehoshua è stato spesso assunto come specchio della storia irrisolta di Israele. La studiosa Yael Halevi-Wise, autrice di una recente monografia su Yehoshua,[2] ha indicato i suoi lavori come riflessioni sulla «condizione di Israele». Nel suo commiato istituzionale, il presidente israeliano Isaac Herzog ha definito l’opera di Yehoshua come capace di «fornire un’accurata, tagliente, affettuosa e a volte dolorosa immagine riflessa di noi stessi».

In Il signor Mani (1989),[3] attraverso un’epopea che dalla prima guerra contro il Libano corre indietro fino a metà Ottocento, Yehoshua esemplifica un conflitto che è innanzitutto di tipo temporale per una generazione di scrittori che ha vissuto durante l’infanzia l’affermazione dello stato d’Israele, in gioventù la delusione (per Yehoshua sempre amarissima) per le occupazioni del 1967, e poi il continuo tramontare di un accordo di pace, con l’inasprirsi sempre più aggressivo delle violenze in Cisgiordania e Gaza. Il signor Mani procede per dialoghi dei quali sentiamo una sola voce (quasi una narrazione psicoanalitica a ritroso), pieni di ellissi, dettagli che fuggono e altri che restano. In questo romanzo, gli specchi riflettono un utero lacerato durante un parto doloroso (senza che si sappia poi nulla della sorte del nascituro) o il volto terrorizzato di una donna infestata dai pidocchi che si mozza i capelli con una sciabola, e creano illusioni ottiche alterando la realtà in cui si muovono i personaggi, fino a percepire «immagini che si frantumavano in apparizioni, in fantasmi».

E proprio dei fantasmi di Yehoshua e della letteratura moderna israeliana di quella generazione parla la studiosa israeliana Gil Hochberg: «la presenza spettrale della tragedia palestinese»[4] che viene evocata per continui riflessi, distorsioni, rovine, travisamenti, qualcosa che vuole essere visto e si vuole vedere ma che sembra sfuggire e si è incapaci di cogliere. I personaggi di Yehoshua si pongono sempre di fronte una realtà densa di dettagli e di sentimenti, ma le cui ragioni sfuggono, rimanendo sospese «tra specchio e specchio».

Nel racconto “Di fronte ai boschi” (1963),[5] un trentenne israeliano (come Yehoshua all’epoca della Guerra dei sei giorni) gode della quiete di un’incantevole foresta cercando di scrivere e terminare gli studi. Di lì a poco, già annoiato, scopre l’artificio di quei boschi costruiti sulle rovine di un villaggio palestinese. Incuriosito, perversamente, da questi resti, persuaderà l’unico suo “interlocutore”, un guardiano arabo muto, ad appiccare un fuoco per meglio vedere cosa si nasconda negli strati della storia, ma l’arabo viene arrestato e l’altro torna in città, senza rivelazioni.

Quel che Yehoshua lascia con la sua prolifica scrittura è una questione aperta e sempre più pressante nella vita civile israeliana: siamo capaci di uscire dall’inoperosità dell’illusione e della speranza, e dare corpo, voce, riconoscimento a fantasmi che si perdono tra i riflessi? Ritorna, in un congedo sobrio e programmatico, l’invocazione dell’anziana protagonista del racconto “La morte del vecchio” di un Yehoshua allora ventenne (1957)[6]: «Abbiamo ancora una lunga vita davanti. Non ho ancora nemmeno fatto metà delle cose che desidero».

(ph. http://www.edizionicenobio.com/ )

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[1] Di recente Yehoshua si era anche espresso contro quella che giudicava una debole risposta della NATO in Ucraina: https://www.lastampa.it/esteri/2022/03/21/news/abraham_yehoshua_la_nato_e_troppo_silenziosa_deve_mandare_i_tank_-2877932/
[2] The Retrospective Imagination of A.B. Yehoshua, Philadelphia, Penn State University Press, 2020.
[3] Abraham B. Yehoshua, Il signor Mani, tr. it. di Gaio Sciloni, Torino, Einaudi, 2018.
[4] Gil Hochberg, “A Poetics of Haunting: From Yizhar’s Hirbeh to Yehoshua’s Ruins to Koren’s Crypts,” Jewish Social Studies: History, Culture, Society, vol. 18, no. 3 (Spring/Summer 2012), 56.
[5] In Abraham B. Yehoshua, Tutti i racconti, tr. it. di Alessandro Guetta e Alessandra Shomroni, Torino, Einaudi, 1993.
[6] Ibid.

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