La regressione dei diritti e il disegno di Dio

Il destino della storia è già scritto, ed è un destino di piena affermazione della dignità dell’uomo e dei suoi diritti.
5 Febbraio 2025

La regressione sul piano dei diritti e delle garanzie democratiche non può non interpellare anche la nostra coscienza cristiana. Tanto più che, se i segnali che arrivano nelle ultime settimane dagli Stati Uniti sono assai inquietanti, non meno lo sono quelli che percorrono la nostra Europa, su cui si affaccia l’ombra di una pericolosa oscillazione politica verso le forme di destra più odiosa.
Alla coscienza cristiana, infatti, non può essere indifferente nulla di ciò che è nelle trame umane: «nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel cuore dei cristiani» (Giovanni Paolo II, Discorso alle Nazioni Unite, 1995, 17). E questo è tanto più vero se si tratta di situazioni che rischiano di compromettere «lo sviluppo dei popoli […] che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio» (Paolo VI, Populorum progressio, 1), e dunque di minacciare in via diretta quella «dignità infinita» che «si pone a fondamento del primato della persona umana e della tutela dei suoi diritti» (Dignitas Infinita, 1).

Naturalmente, la risposta che arriverà da una coscienza cristiana che si lasci interpellare seriamente da tali processi sarà quella di un rinnovato impegno – se non si vuol dire attivismo – per la promozione della cultura dei diritti, a partire da uno sforzo per costruire o rinsaldare una diffusa consapevolezza del loro carattere fondamentale.
Tale impegno – nelle forme che saranno suggerite dalle condizioni personali di ciascuno – è una esigenza imperativa del cristiano, in quanto espressione di quella «carità politica, a cui si potrebbe dire null’altro, all’infuori della religione, essere superiore» (Pio XI, Udienza ai dirigenti della Federazione Universitaria Cattolica, 18 dicembre 1927).
Si può ben dire che l’impegno per la promozione della tutela dei diritti è una precisa esigenza che nasce dal comandamento della carità: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
Ma di più: ogni indifferenza o accidia su questo piano è un atto contrario al disegno di Dio. Come ricorda, infatti, l’ultimo Concilio Ecumenico, «ogni genere di discriminazione circa i diritti fondamentali della persona […] deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio» (Gaudium et Spes, 29).

È essenziale, tuttavia, che, in questo suo impegno, il cristiano mantenga una postura che sia essa stessa testimonianza al mondo, come a rendere ad esso ragione della speranza che è in noi (1Pr 3,16). Si tratta forse della nota più difficile da custodire, o da recuperare, nello scoraggiamento cui inclina il contesto attuale, ma che forse più immediatamente deve caratterizzare una coscienza cristiana.
Il cristiano, infatti, pur nei tornanti spesso difficili della vicenda umana, è chiamato a mantenere l’intima fiducia che il destino della storia è già scritto, ed è un destino di bene. Il che significa che è un destino di piena affermazione e valorizzazione della dignità umana e dunque di affermazione piena dei diritti.
In altre parole, il cristiano sa che il cammino verso la realizzazione di quel disegno di Dio in cui non vi è più alcun genere di discriminazione è un cammino che potrà conoscere resistenze, rallentamenti e forse anche battute di arresto, ma il cui approdo felice è già al sicuro, perché esso è piantato nell’efficacia dell’opera di salvezza. Si può dire in un certo senso che perdere la fiducia nel progresso del cammino dei diritti fondamentali equivale a revocare in dubbio l’efficacia della redenzione – a dubitare della potenza del disegno di Dio.
È, invece, mantenendo salda questa fiducia – questa speranza, teologicamente intesa – che l’impegno politico di ciascun cristiano e ciascuna cristiana nel mondo sarà rettamente orientato, perché «ogni agire serio e retto dell’uomo è speranza in atto» [Benedetto XVI, Spe salvi, 35].

Nelle fatiche e nelle difficoltà del nostro impegno per non lasciare che la cultura dei diritti sia depredata da alcuno, riascolteremo sempre la rassicurazione del Maestro che ha già compiuto tutto: «Non temete; io ho vinto il mondo» (Gv 16, 33).

2 risposte a “La regressione dei diritti e il disegno di Dio”

  1. Salvo Coco ha detto:

    E dei diritti violati dentro la chiesa ? Facile indicare le violazioni dei diritti umani fuori la chiesa. Più difficile rispettare i medesimi diritti nel codice di diritto canonico, nella dottrina, nelle nostre liturgie e nelle nostre comunità. Il clericalismo è un grave abuso di potere e a farne le spese sono le donne e gli uomini laici. Nella chiesa è violata la pari dignità battesimale e questo non è dovuto a qualche “mela marcia” che abusa della sua autorità. Questo è dovuto ad un sistema di potere basato sul sacro che affligge la chiesa da circa 1600 anni. Occorre una coraggiosa opera di declericalizzazione. Le parole non sono sufficienti, specie se indirizzate verso l’esterno della chiesa.

  2. Dario Busolini ha detto:

    Condivido ma con due postille:
    1) Quando si parla di diritti sarebbe meglio specificarli, perché non tutto ciò che oggi viene rivendicato come diritto può definirsi realmente tale, specialmente per un cristiano.
    2) Esiste anche, forse ancora più grave di quella dei diritti, una regressione dei doveri, infatti molti cominciano a pensare che in fondo certi diritti (percepiti come pretesi dagli altri) si possono pure sacrificare perché sembra loro che quei doveri che dovrebbero adempiere per garantirli siano diventati troppo costosi o impegnativi (per quelli come noi). Dimenticando che non esistono diritti senza i corrispondenti doveri che ne garantiscano la traduzione in pratica e che ciò che si vorrebbe garantito solo ad alcuni e non ad altri non può chiamarsi diritto ma privilegio.

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