Sono passati trentanove anni dall’assassinio di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978: la sua storia è nota, ma ripercorrerla solleva sempre tante domande. La collusione e l’intreccio di interessi tra la mafia e il potere politico e giudiziario si manifestarono qui in tutta la loro pervasività, ma ancor più triste fu constatare che anche una parte della società civile era segnata da quella che è stata definita ‘mentalità mafiosa’.
Ho pensato a Peppino in questi giorni, a Palermo, incontrando un’iniziativa che mi ha riempito di speranza: si tratta di ” Panormus: la Scuola adotta la città”.
Ho scoperto che, già da vent’anni, gli alunni delle scuole palermitane vengono preparati per accompagnare i turisti a conoscere il patrimonio artistico della loro città. A ciascuna scuola viene affidato un sito, i ragazzi si recano sul posto negli orari stabiliti ( pubblicizzati anche tramite una pagina Facebook ) e fanno gratuitamente da guida.
Domenica ho visitato Palazzo dei Normanni accompagnata da Giovanni (seconda media, sezione B della Buonarroti) che mi ha spiegato con completezza e passione le sale del palazzo.
“Ma come sai tutte queste cose? Avete avuto dei colloqui con delle guide professioniste?”
“No, abbiamo fatto delle ricerche, i professori le hanno corrette, poi le abbiamo studiate”
“E quando incontrate degli stranieri? Con le lingue come fate?”
“Impariamo anche in altre lingue, alcuni studiano la parte in francese, altri in inglese… E’ bello imparare le lingue, si aprono le porte di tutto il mondo”.
La visita finisce. Giovanni ci saluta chiedendoci di lasciare le nostre impressioni sul quaderno dei visitatori. E si avvicina subito ad altre persone: “Avete bisogno di una guida per il Palazzo?”
Nelle scuole di Palermo si accompagnano i ragazzi a conoscere la propria città e a sviluppare autonomia e competenze, attraverso un lavoro capillare, diffuso e coinvolgente di educazione alla bellezza.
C’è una frase de “I cento passi” che mi ha sempre colpito, e che nella quarta domenica di Pasqua (la domenica del Pastore Bello – ‘o poimèn ‘o Kalόs) risuona in tutta la sua verità:
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà”.
C’è chi ci sta lavorando, Peppino, grazie a Dio nella tua terra c’è chi ci sta lavorando da tempo, e sul serio.