Incontrare il migrante

Da Ragusa un percorso per ritrovare nell'accoglienza la capacità di conoscere l'altro in quanto uomo, al di là delle categorie
7 Febbraio 2019

È noto come, in occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, cattolici e protestanti italiani abbiano lanciato insieme l’appello “Restiamo umani”, suggerendo un diverso approccio e linguaggio sul tema dell’immigrazione, invitando appunto a “vivere uno spirito di umanità e solidarietà nei confronti dei migranti” (citazione dal testo stesso dell’Appello).

Ritengo che il portare all’attenzione la centralità di un nuovo umanesimo anche in questo tema, oggi tanto dibattuto, non sia affatto scontato ma molto utile per riconoscere la bontà di varie iniziative che in merito sorgono da più parti, non necessariamente legate a particolari dichiarazioni politiche o confessionali.

Un esempio di questo credo sia una proposta di percorso formativo organizzato a Ragusa dall’Istituto Gestalt TherapyKairos (direttori Giovanni Salonia e Valeria Conte) dal titolo “INCONTRARE IL MIGRANTE. Il now for next: ri-conoscere l’altro” , che punta ad offrire ai partecipanti un contenitore entro il quale trovare una direzione chiara nell’accoglienza e nel prendersi cura degli stranieri migranti, con un itinerario che tiene conto del panorama storico, legislativo e sociale attuali.

Puntare infatti su una formazione seria e qualificata, rivolgendosi agli operatori nel settore (educatori, assistenti sociali, psicologi…), ma anche a tutti coloro che entrano in contatto con il mondo dei migranti realizza concretamente l’idea che “… oggi abbiamo bisogno di recuperare un implicito paradossalmente nuovo: la condizione umana. L’umanità come unica ragione di stare insieme è una sfida per il terzo millennio… Qui ritorna la necessità di una crescita nella maturità umana, nella capacità di conoscere l’altro in quanto uomo, al di là delle categorie (compresa quella di povero)” (G. Salonia).

Così il corso, che si terrà presso la sede dell’Istituto di Ragusa entro il 2019 ed è in fase di accreditamento ECM, realizza un itinerario di nove incontri che, oltre a fornire contenuti teorici altamente qualificati (tra i docenti si contano infatti psichiatri, psicologi, avvocati…), includono laboratori di apprendimento ed esercitazioni pratiche. Il tutto, unitamente ad una fattiva supervisione volta al sostegno emotivo e pratico dei partecipanti, si inserisce in una “grammatica” della relazione interpersonale che si rifà al più ampio contesto teorico della Psicoterapia della Gestalt, nello sforzo di soccorrere le difficoltà, il senso di frustrazione ed il rischio di burnout che possono sperimentare quotidianamente coloro che si mettono in gioco in relazioni d’aiuto verso lo straniero.

Il titolo stesso del corso, poi, “Il now for next: ri-conoscere l’altro” rimanda ad un noto assioma gestaltico per cui il momento e l’incontro presente (il now) se vissuti in un contatto pieno richiamano il nuovo della relazione che si prepara, quel next appunto che è nuovo attimo, nuovo incontro ed occasione di crescita.

Ed è proprio in quel next che, in questo caso, si raccoglie lo stupore della relazione sempre nuova tra operatore e straniero migrante, cogliendo reciprocamente l’altro come un “oltre”, come qualcuno che può profondamente arricchirci perché ci permette di conoscere parti di noi che ancora forse non conoscevamo, come in ogni relazione, così a maggior ragione quando si confrontino anche lingue, culture e mondi profondamente diversi. Lungi dunque dal fare una sdolcinata teoria dell’ incontro multietnico, si tratta qui del coraggio di proporre una formazione che educhi all’alterità in quanto è proprio l’altro l’orizzonte che ci salva, come precisa appunto Valeria Conte, condirettrice dell’Istituto GTK: “”Le relazioni nella postmodernità ci sfidano a trovare sia nuovi modi di ascoltare e di comunicare con l’altro, sia nuovi percorsi di comprensione, inclusivi di ciò che a noi è così distante e incomprensibile, proprio perché il diverso da noi rappresenta la nostra possibilità di crescere e di cambiare.”

Pare quindi opportuno segnalare l’esistenza di questa esperienza formativa non solo come opportunità di conoscenza per quanti interessati a parteciparvi, ma anche soprattutto per evidenziare questo possibile modo di formare ad acquisire uno “sguardo dal basso”, cogliendo il silenzio degli ultimi come principio primo del pensare. L’intento, infatti, di contribuire a costruire un umanesimo pieno e fecondo si fonda proprio su tale convinzione presente nelle parole di Giovanni Salonia: “In una realtà frammentata e pluricentrica è utile far emergere una condizione indispensabile per il dialogo multiculturale: la cultura dell’incontro deve includere anche la legittimità del non capirsi come condizione legittima del vivere insieme e non come ostacolo. E’ proprio nell’esperienza del non capirci che possiamo scoprire l’implicito. Ritorna il tema dello stare insieme in quanto umani e non perché ci si capisce. Qui si inserisce la centralità della narrazione che dà spazio alle minoranze, accoglie la diversità senza definirle e giudicarle. In questo senso si tratta di dimorare attivamente nell’attesa di una nuova grammatica del vivere insieme: abituarsi alla tensione del non avere risposte come una condizione che rende possibili percorsi di ricerca…”

 

 

Per chi fosse interessato è possibile visionare la pagina del sito dell’Istituto: https://www.gestaltherapy.it/eventi/

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