In cammino per una conversione ecologica

Con la Laudato siì lungo la via Francigena
1 Settembre 2015

Da qualche anno dedico almeno una settimana o più delle mie vacanze a un cammino sulle antiche vie di pellegrinaggio. Così, dopo Santiago, dall’anno scorso percorro la via Francigena a “blocchi”: uno spezzone ogni estate. Sarebbe lungo parlare ora delle motivazioni che spingono a questa esperienza, che fortunatamente si diffonde sempre più, e i doni che si possono trovare lungo il sentiero (a partire da una frase che l’anno scorso mi ha regalato un pellegrino: “il cammino non ti offre mai quello che cerchi, ma quello di cui hai bisogno”).

Vorrei invece condividere una riflessione che ha accompagnato i miei passi in questo mese di agosto, grazie alle lettura che ho messo nello zaino: Laudato sii, la recentissima enciclica di Papa Francesco. Ho pensato infatti che, attraversando la Toscana con le sue bellezze incomparabili, l’enciclica fosse un utile testo di meditazione, e così è stato: la magnificenza sobria del paesaggio toscano si è rivelata un ottimo commento e una prova inconfutabile di quanto il Papa scrive. Ad esempio le argillose colline e i poggi assolati, che alternano in uno scenario da cartolina tratti di bosco a parti coltivate dalle sapienti mani dell’uomo, esprimono in modo eloquente il concetto della “custodia del creato”, che è alla base dell’enciclica, a partire dal racconto della creazione: “È importante leggere i testi biblici nel loro contesto, con una giusta ermeneutica, e ricordare che essi ci invitano a «coltivare e custodire» il giardino del mondo (cfr Gen 2,15). Mentre «coltivare» significa arare o lavorare un terreno, «custodire» vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura.” [67].

Purtroppo però non mancano i segni di un rapporto distorto con l’ambiente, che mostrano “atteggiamenti da dominatore” [11]. Così capita spesso di trovare, lungo un bel sentiero, rifiuti abbandonati, piccole o grandi discariche abusive, sacchi della spazzatura gettati in un angolo. Mi sono più volte interrogato sulle cause di questa pratica che esprime grande indifferenza: lungo una via di pellegrinaggio percorsa ogni giorno da decine di persone, che portano anche effetti positivi sull’economia, perché queste azioni di inquinamento o disinteresse, che sfociano nell’illegalità e arrivano a danneggiare un dono gratuitamente offerto anche agli abitanti di quei borghi? Certo, il tema del senso civico assente in molti nostri concittadini è sempre un punto dolente, secondo la massima che “se è di tutti non è di nessuno”, però mi chiedo: noi cristiani come ci poniamo di fronte a questi segni di inciviltà? Si tratta di piccoli gesti negativi di singole persone, come gettare una bottiglia di plastica o un pacchetto di sigarette dall’auto, e non di grandi organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di rifiuti tossici.

Forse talvolta siamo tra i meno interessati alla custodia del creato, come ammette il Papa: «Dobbiamo anche riconoscere che alcuni cristiani impegnati e dediti alla preghiera, con il pretesto del realismo e della pragmaticità, spesso si fanno beffe delle preoccupazioni per l’ambiente» [217]. Ho trovato la conferma di tale affermazione dopo il cammino, quando ho trascorso qualche giorno di riposo in Sardegna: una mattina un ampio servizio di un giornale locale denunciava ben 500 persone sorprese a gettare rifiuti per strada, e tra esse si contava perfino un sacerdote!

Come dunque arrivare alla “conversione ecologica” [131] sostenuta dall’enciclica? È il problema classico della dicotomia tra quello che accade tra le mura della chiesa e il comportamento dell’individuo, o si registra anche un ritardo e una sottovalutazione nella riflessione cristiana sui temi della salvaguardia del creato? Come pertanto pensare a una “educazione ecologica”, che investa anche la fede? Perché “l’esistenza di leggi e norme non è sufficiente a lungo termine per limitare i cattivi comportamenti, anche quando esista un valido controllo. Affinché la norma giuridica produca effetti rilevanti e duraturi è necessario che la maggior parte dei membri della società l’abbia accettata a partire da motivazioni adeguate, e reagisca secondo una trasformazione personale. […] È molto nobile assumere il compito di avere cura del creato con piccole azioni quotidiane, ed è meraviglioso che l’educazione sia capace di motivarle fino a dar forma ad uno stile di vita.” [211]. All’inizio di un nuovo anno, con le sue molteplici attività, potremmo forse riservare un minino spazio alla “sfida urgente di proteggere la nostra casa comune” [13]. Pensiamoci almeno oggi, nella giornata per la “custodia del creato”.

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