Il passaggio dalla modernità alla post-modernità, sul piano politico, ha comportato un notevole “sconquasso”, anche in Italia. Le vecchie categorie di destra, sinistra, laici, cattolici, ecc… non riescono più ad essere criteri interpretativi adeguati di ciò che sta accadendo nella realtà. Credo sia oggi più efficace un altro criterio di lettura dei fenomeni politici: la reazione dei vari gruppi e movimenti al cambiamento, al passaggio dalla modernità alla post – modernità. Ciò potrebbe spiegare un po’ meglio come e perché, Il mondo cattolico, si sia “spezzettato” in molte direzioni.
In primis, benché forse siano pochi, esistono dei cattolici che non riconoscono il cambiamento in atto. Per loro, sul piano politico, oggi non c’è “nulla di nuovo sotto il sole”, ipotizzando forse che la modernità sia uno stato culturale insuperabile, i cui criteri interpretativi della realtà restano validi sempre, anche ora. Chiamerei questo primo gruppo “tradizionali resistenti”. Essi si adoperano perciò per riportare in vita forme politiche e partitiche non più attuali, ma che, secondo loro, darebbero ancora oggi stabilità e sviluppo alla società italiana, nella prospettiva tradizionale cattolica.
Abbiamo poi dei cattolici che invece riconoscono questo cambiamento, ma non lo accettano, perché ritengono che sia un arretramento rispetto alla modernità. Il loro slogan potrebbe essere: “non c’è più religione!”, cioè la politica è finita, il suo senso si è perso. Qui credo si possano rintracciare almeno tre linee principali. Una che si potrebbe definire degli “apocalittici”, che sottolineano fortemente la fine di una direzione sensata della politica e del ruolo dei cattolici, e si limitano a lanciare l’allarme sulla condizione attuale, senza alcuna incidenza effettiva. Una seconda linea che chiamerei degli “spaesati”, che sottolineano la enorme difficoltà di orientamento cattolico politico, restando bloccati dentro alla novità, senza saperla leggere, né sapersi orientare in essa. Una terza direzione invece sembra più presa da una forza reattiva che cerca di andare oltre il blocco degli “spaesati”, o l’allarme lanciato dagli “apocalittici”, per produrre una modifica alla rotta della storia. Dal passato, per loro, si può recuperare il senso integrale della politica, e del cattolico in essa, da reimpiantare in modo deciso e determinato, anche prendendo il potere, nel presente. Li chiamerei “neointegralisti”.
C’è poi un altra macro area di cattolici che riconosce il cambiamento e lo benedice come se fosse la salvezza, perché “finalmente c’è aria nuova”. La liquidità della situazione attuale, secondo loro, permette molte più possibilità di soluzioni politiche, meno remore ideologiche e più apertura a ciò che il futuro annuncia. Anche qui però si possono rintracciare diverse anime. Una sarebbe quella dei “libertari”, che forse vivendo solo di “pancia” sono spinti a rimettere in discussione molte frontiere etiche o culturali, anche contro o fuori le indicazioni magisteriali, dando sempre maggiore spazio alla volontà individuale, in forza di una loro personale lettura del vangelo, vista come perno dello sviluppo sociale. Una seconda anima, quella dei “tecnetici”, forse vivendo solo “di testa”, punta sui vantaggi positivi derivanti dal sistema tecnocratico: una capacità di organizzazione e pianificazione della realtà che offre ampi spazi di padroneggiamento della stessa, che può essere messa a servizio dei valori cristiani, per rendere migliore la società. La terza, quella dei “presenzialisti”, cavalcando l’enorme ruolo dato oggi all’immagine, ritiene che si possa essere efficaci sulla scena politica se si appare, se ci si mostra, se si è oggetto di visione da parte di altri, nella propria identità di cattolici.
Una quarta macro area cattolica è quella che chiamerei delle “strategie di sopravvivenza”. Qui si riconosce il cambiamento in atto, ma si tende a non darne a priori una valutazione. Soltanto ci si limita a trovare, in qualche modo, un equilibrio in questo mare fluido, per non annegare: ci siamo dentro, allora nuotiamo! Un primo gruppo sceglie come strategia di sopravvivenza “l’indifferenza”. Per loro la vita di fede esiste anche se non entra in contatto con la politica, che ben volentieri lasciano ad altri, nella convinzione che non abbia alcun effetto sulla dimensione spirituale. Un secondo gruppo invece sceglie di “rannicchiarsi” in un’area o dimensione delle vita (ecologia, economia, etica, ecc) convinti che quello che si può fare da cattolici, sia solo settoriale e parziale, senza una possibile visione complessiva della realtà. Un terzo gruppo sono i “galleggianti”. Per loro è possibile solo assecondare il presente, istante per istante. Stando immersi nelle spinte del moto ondoso di questa cultura, al massimo provano a trovare nelle sollecitazioni, piccole tracce per dare copro a quel poco che del vangelo resta ancora possibile sul piano politico.
Credo ci sia poi, un’ultima area, anche se forse piccola, in cui si riconosce il cambiamento in atto, ma non ci si lascia sconvolgere più di tanto da esso, perché si sa che qualsiasi condizione la realtà ci dia da vivere, è sempre possibile lavorare in essa per l’umano, secondo il vangelo. In sostanza, per questi “la storia va avanti”. Sia nella direzione dei “cosmopoliti”, che centrano la loro presenza politica sulla inevitabile e positiva contaminazione culturale, che spinge anche i cattolici a “rileggere” la propria appartenenza come un dato inclusivo e non esclusivo. Sia nella direzione degli “artigiani” che ritengono prioritario, sul piano politico, lavorare dal basso, dai problemi reali delle persone, per permettere, come il vangelo chiede, gli strumenti del vivere umano a chiunque. Sia nella direzione degli “olisti”, che puntano sul recupero della unità della persona, in tutte le sue dimensioni, anche quella spirituale, come riferimento prioritario delle scelte politiche.
Ovviamente la descrizione di queste tendenze non ha la pretesa di essere esaustiva e nemmeno tassonomica. E’ un tentativo di dare una chiave di lettura. Nei post futuri proverò a mettere sotto la lente alcune di queste tendenze, quelle mi sembrano più significative.