I cattolici in politica dopo il 4 marzo (1)

I cattolici in politica dopo il 4 marzo (1)
19 Marzo 2018

All’indomani delle elezioni del 4 Marzo scorso, Massimo Cacciari ha rilasciato un’intervista (http://www.lavitadelpopolo.it/Societa-e-Politica/Cacciari-Viene-da-lontano-il-dramma-della-sinistra-.-E-chiede-Cattolici-ci-siete-ancora) alla fine della quale pone una serie di domande sui cattolici: “Che influenza ha oggi sulle scelte politiche Santa Romana Chiesa? Che influenza hanno il magistero e i discorsi di papa Francesco? I cattolici hanno rappresentato per il Paese un valore determinante di vita civile. E’ sparito tutto questo? La gente va ad ascoltare il Papa per fare una gita? Come mai l’influenza della Chiesa va scemando a prescindere della popolarità dei Papi e dalla loro grandezza?” E afferma che questo, in casa cattolica, dovrebbe essere il tema su cui riflettere, al di là delle future possibili alleanze che sosterranno o meno il governo.

Le domande di Cacciari mi hanno stuzzicato. Intanto perché in esse si evidenzia un dato inconfutabile, letto da Cacciari con un valore negativo: in Italia (ma forse non solo qui) sul piano culturale e sociale, prima ancora che su quello prettamente politico, la visione cattolica tende a scivolare nell’insignificanza. In secondo luogo perché si da per scontato che “l’influenza della Chiesa” in campo politico sia, e sia stata, una cosa positiva per il nostro paese. In terzo luogo perché si ritiene che la direzione impressa da Francesco alla Chiesa non venga “assorbita” dal cattolici e non diventi spinta per scelte, anche politiche, che possano aiutare a governare meglio il nostro paese.

Tutti e tre questi motivi hanno, però, un comune denominatore, a mio avviso: l’idea che il ruolo dei cattolici in politica debba essere riconoscibile chiaramente, che un cattolico, per essere tale in politica, debba fare in modo che la sua connotazione risulti evidente a chiunque. Che, quindi, l’ascendenza delle scelte politiche che un cattolico fa, sia direttamente riconoscibile nelle indicazioni della Chiesa, e nello specifico della dottrina cattolica, cioè ben oltre a ciò che il cattolico potrebbe avere in comune con altri uomini.

A guardarla così però, la questione posta da Cacciari rimanda molto, secondo me, ad un orizzonte politico che oggi non c’è più. Un orizzonte in cui era dato per scontato e riconosciuto da tutti, che un fondo umano accomunava ogni posizione specifica dei partiti, che nessuna parte politica avrebbe “contestato” e “ricusato” questo fondo umano comune, e quindi era logico che ogni parte politica avesse il diritto di tradurre quel fondo comune nella propria visione specifica, ben riconoscibile, diversa dalla traduzione del medesimo fondo comune, operata da altre forze politiche. La sinistra doveva dire e fare cose di sinistra, la destra cose di destra, il cattolico cose da cattolico, il laico cose da laico.

Credo sia abbastanza diffusa invece, oggi, la percezione che un fondo comune umano, in cui tutte le forze politiche in campo si riconoscono, non è più così evidente. L’estremizzazione della battaglia politica, l’enorme difficoltà di “apparentamenti” in vista della governabilità, l’enfasi posta su chi ha vinto o chi ha perso, occultando molto “l’urlo” disperato che sale dalla società per avere un governo che davvero “governi”, la sfiducia crescente contro l’establishment politico, lo strapotere delle “lobby”, che di fatto coltivano solo interessi di parte, ma purtroppo sono i luoghi di mediazione effettivi tra società e politica, sono tutti segni della impossibilità di un riconoscimento diffuso e condiviso di un fondo umano comune su cui convergere e da cui partire per dare governabilità al paese.

Perciò, oggi nessuno si appella più ad una “visione” del mondo chiara e univoca, perché non è più riconoscibile. Perciò è difficilissimo dire cosa sia di sinistra oggi e cosa di destra. E il mondo cattolico non fa eccezione, perché non vive fuori dal tempo. Appare perciò che le domande poste da Cacciari suscitino una domanda preliminare, a cui dobbiamo rispondere: ma di quale cattolico si sta parlando? Perché, di fronte al cambiamento radicale che stiamo attraversando, anche nell’ambito politico, le reazione operate dal mondo cattolico sono molto diversificate e variegate. E ben prima di dare giudizi affrettati su cosa sia o non sia cattolico, oggi in politica, sarebbe cosa buona cercare proprio di capire le varie reazioni cattoliche a questo cambiamento politico e le conseguenti prese di posizione.

Proverò, perciò, in alcuni post futuri a “disegnare” quelle che a me sembrano essere gli stili cattolici più diffusi oggi e le posizioni che questi generano sul piano politico. Nella speranza che in ciascuna di esse si possa mostrare, o meno, un serio tentativo di andare a recuperare quel fondo umano comune di cui tutti abbiamo bisogno, perché la politica torni ad essere la possibilità di “sortire insieme” dai problemi che tutti abbiamo. Il rischio, altrimenti, è che anche le varie posizioni che i cattolici tendono ad assumere in politica siano vissute, da loro e dagli altri, come l’ennesima “lobby” da sostenere. Questo sì che consegnerebbe il cattolicesimo all’insignificanza, perché oggi, “così fan tutti”.

 

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