Gli ultimi resteranno gli ultimi?

La capacità di futuro di una nazione passa per l’impegno nell’educazione delle nuove generazioni, ma il mondo della scuola ha dovuto sopportare pressapochismo e improvvisazione.
26 Giugno 2020

Gli ultimi saranno ultimi. Il titolo di un film di qualche anno fa, che raccontava con amarezza le difficoltà di una giovane famiglia, si applica bene anche alla realtà della scuola italiana.

L’emergenza sanitaria del Covid-19 ha sollevato il velo, spesso in maniera impietosa, sui ritardi strutturali di molti settori del nostro Paese. Uno di questi è proprio la scuola, che appare, al di là dei proclami, agli ultimi posti dell’interesse della politica e di buona parte dell’opinione pubblica.

Poche voci si sono levate a segnalare la ferita sociale delle scuole chiuse, tra queste quelle di papa Francesco e del presidente Mattarella.

«Siamo di fronte – ha dichiarato il Capo dello Stato – a un evento eccezionale che tocca la vita di più di otto milioni di ragazze e ragazzi italiani. Qualcosa di incredibile, mai avvenuto prima, nella storia dell’istruzione. Un evento drammatico, che possiamo ben definire epocale. Le scuole chiuse sono una ferita per tutti» (messaggio agli studenti, 27 aprile 2020).

Nel momento in cui ripartono, con le necessarie misure di sicurezza, tutte le attività lavorative e sociali, perché riaprire le scuole sembra un lusso che non ci possiamo permettere neppure per l’ultimo giorno? Perché gli stessi ragazzi che si ritrovano al mare, in palestra o in qualche locale, non possono incontrarsi, in sicurezza, a scuola?

La capacità di futuro di una nazione passa per una questione cruciale: l’impegno nell’educazione delle nuove generazioni.

Il mondo della scuola ha dovuto sopportare invece pressapochismo e improvvisazione, basti pensare alle norme sulla valutazione finale e per lo svolgimento degli esami di stato del primo e secondo ciclo.

Nella fase attuale di «convivenza» con il  Covid-19 la riapertura delle scuole a settembre deve essere considerata una priorità.

Messe da parte le beghe politiche e sindacali, spetta al Governo dare linee guida chiare e realizzabili, fornire risorse adeguate per il personale e le strutture, e coinvolgere gli enti locali nella ricerca delle soluzioni più efficaci per le singole realtà scolastiche. Tutto ciò riguarda anche le scuole paritarie, che fanno parte a pieno titolo del sistema nazionale d’istruzione.

La didattica a distanza, pur con i suoi limiti, è stata preziosa durante l’emergenza, ma non si può affermare la sua equivalenza con la scuola in presenza.

Fare scuola non è un’arida trasmissione di contenuti, è porre al centro la persona, la sua crescita umana e culturale. Per fare ciò non bastano un computer e una buona rete internet, serve la relazione personale.

«Se l’uomo resta chiuso in sé stesso – scriveva Romano Guardini – senza mai correre il rischio di aprirsi alla realtà, diverrà sempre più misero e povero».

La vita degli studenti rimarrà più «misera e povera» senza l’esperienza viva di una comunità educante.

La scuola deve poter ricominciare a vivere. Lo dobbiamo a tutti i ragazzi e le ragazze che in questo periodo si sono resi conto di non poter fare a meno dell’incontro con i compagni e i docenti. Andare a scuola, per citare ancora Mattarella, è «un esercizio di libertà», e questo, al di fuori di situazioni di estrema emergenza, non può essere tolto ai ragazzi.

Al contrario del film citato all’inizio, nel Vangelo per Gesù gli ultimi non rimarranno in fondo alla classifica, ma addirittura «saranno primi» (Mt 20,16). Mettiamo la scuola al «primo posto», sarà una vittoria per tutti.

Una risposta a “Gli ultimi resteranno gli ultimi?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    C’è una Scuola paritaria che a Torino S.Salvario, dopo 152 anni e 126 di attività con la scuola d’infanzia dice addio,facente parte della parrocchia Santi Pietro e Paolo;4 suore animate ancora da spirito del Fondatore il Rosmini,lo avevano preannunciato tempo fa essere ancora aperte a proposte,Questi Fondatoriq che hanno raccolto ragazzi di strada,risolto problemi sociali,formato con un modello educativo che ha rinnovato la società, oggi non si ritiene di poter salvare neppure i muri, dopo quanto si sente lamento di cadente,mancante nel settore Scuola.Perche non anche qualche fondazione pro infanzia non si fa avanti a salvare un patrimonio quale l’istruzione di cittadini a ridare speranza ai cittadini futuri che sognano futuro per i loro figli!!!, Scuole aperte, possibili subito non domani,prima che chiudano a raccogliere il testimone

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