Giovani e futuro. Una riflessione sulle parole di Ultimo

Il giovane cantautore romano rappresenta il disagio che molti della sua generazione provano di fronte al futuro e alla stessa possibilità di sperare...
27 Maggio 2024

C’è qualcosa che non torna nei contenuti dell’intervista che il cantante Ultimo ha recentemente rilasciato sulle colonne del Corriere della sera. Infatti, la prima reazione suscitata dopo la lettura delle parole del giovane artista si può esprimere con simile interrogativo: come è possibile che nel discorso impegnato di un quasi trentenne di successo non appaiano questioni rilevanti come la speranza e il futuro? Per cercare di rispondere al quesito bisogna andare con ordine.

Sono convinto che dalle parole del cantautore emerga una rappresentazione del variegato mondo giovanile italiano assai simile al reale. Difatti oggi per lui sono saltate tutte le appartenenze tanto da rilevare che nessuno fra i suoi amici e conoscenti «Va in Chiesa o si preoccupa di votare». Chi trascorre, per mestiere e/o missione, molto tempo con i giovani sa bene quanto ciò sia vero. È evidente a tutti che si è dissolto il sistema comunitario e di appartenenza-rappresentanza che ha caratterizzato buona parte del Novecento e che a questo è seguita prima la fluidità e poi la gassosità di quasi tutte le forme di relazione sociale. La conseguenza di ciò è quello che sostiene Ultimo: non si partecipa né al voto né a riti collettivi religiosi e culturali.

Oltre a simile consapevolezza si registra nelle parole dell’artista l’assenza di qualsiasi visione e interpretazione del mondo se non quella deducibile dagli immediati bisogni congiunti in buona sostanza allo stadio giovanile e alle esigenze che ne conseguono. Da questo punto di vista le parole sulla sicurezza, sulle droghe, sulla guerra, sulla società, sulla politica, sui social e sulla fede pronunciate da Ultimo sono tanto aderenti al reale quanto fuori da ogni possibile schema interpretativo sinora elaborato. Insomma non c’è idea, chiesa o partito che tenga.

Una riflessione, poi, va fatta sui temi che il cantautore ha sollevato in merito alla gestione del tempo della pandemia, e di quello seguente, che ha facilitato la diffusione fra i giovani di stati di ansia, depressione e isolamento. Una problematica dimenticata dal dibattito pubblico, ma rilevata in stato di crescita nelle scuole di ogni ordine e grado e che, da quanto compare nell’intervista, avvia ad una sorta di antropologia funzionalista-meccanicista. In breve, i singoli “problematici” per via di depressioni o stati alterati possono tornare a “funzionare” soltanto resettando la propria singolarità senza, perciò, prevedere di mutare socialmente e politicamente un sistema che li ha condotti a quella situazione di afflizione. Tuttavia la narrazione del ricorso allo psicoterapeuta da parte del singolo non basta. A ciò dovrebbe accompagnarsi la maturazione di una cultura e di un’azione collettiva tesa a individuare e ad eliminare le ragioni che portano alla sofferenza dei giovani. Tutto ciò nella narrazione di Ultimo è assente poiché il ragionamento sembra arrestarsi alla fase della critica, del giudizio sommario e dell’individualità.

Alla luce di quanto affiora sono da prendere sul serio le parole pronunciate nell’intervista poiché esprimono chiaramente il disagio del mondo giovanile. Disagio connotato sia dalle problematiche reali del nostro tempo sia dall’assenza di propositi di speranza volti al cambiamento. In definitiva, alle parole del cantante italiano manca il desiderio di futuro volto a costruire qualcosa di alternativo. Non basta il realismo. Non possiamo soffermarci soltanto alla fase della polemica. Urge generare nell’odierna socialità quei germi culturali, politici, religiosi e antropologici in grado di tornare a far sognare i giovani. Non a caso qualche ora dopo la pubblicazione dell’intervista di Ultimo, con la sua indagine sui bambini e i ragazzi italiani, l’Istat ha registrato che oltre il 40% dei nostri giovani ha paura del futuro e non avverte alcun fascin0 per quel tempo a disposizione della loro crescita e realizzazione personale e sociale.

Una risposta a “Giovani e futuro. Una riflessione sulle parole di Ultimo”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma fin che i servizi di comunicazione sono incentrati a seguire la politica di partiti, a “destra”o “ sinistra” interessati a proprie elezioni, fuori da questo palcoscenico esiste una popolazione che si domanda quale sarà il proprio futuro. Canzonie partite sportive a distrarre l’attenzione del cittadino? quando raggiunto da problemi seri, e avverte vicino il pericolo dell’inasprimento delle guerre in atto l’insistenza a maggior fornitura di armi quando il Serv.Nazion.Sanitario è insuff.te, . Le alterazioni climatiche fanno temere crisi di raccolti, il mercato di generi alimentari già risente più alti.cost. Sono questi i problemi nei quali la società lamenta un silenzio e urge interessare quegli ambiti dove si studia e lavora a far avanzare soluzioni serie da ingegno intellettuale e di coscienza, a far prevalere la dignità di operare come prova di civiltà per quel fine che è la vita umana , il “bene comune” oggi solo in. ONU .

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